La diocesi di Roma in cammino verso Trieste

Dedicato alla “giustizia sociale” il primo in contro in preparazione alla Settimana sociale dei cattolici, nel prossimo luglio. Il nodo della pace come difesa dei diritti

La diocesi di Roma ha iniziato a camminare verso Trieste. In attesa dell’inizio della Settimana sociale dei cattolici, venerdì 23 febbraio nel palazzo Lateranense si è parlato di “Democrazia è… giustizia sociale”. Questo il tema del primo appuntamento in preparazione all’evento che si terrà quest’estate dal 3 al 10 luglio. «Iniziamo con tanta semplicità e serenità il percorso verso Trieste, ricordandoci che siamo in cammino anche verso il Giubileo», ha esordito monsignor Francesco Pesce, incaricato dell’Ufficio diocesano per la pastorale sociale, che ha organizzato l’incontro. Il sacerdote ha invitato i presenti a recuperare il senso di «fraternità universale», come indica Papa Francesco, perché «la democrazia ha a che fare con la fraternità universale», ha aggiunto.

Per questo motivo, secondo Pesce, è necessario «ripartire contemporaneamente dal Vangelo e dalla Costituzione, i fondamenti della nostra democrazia». Altrimenti si corre il «rischio di costruire sulla sabbia e di farsi trascinare dal vento populista e antidemocratico. Dobbiamo fare questo percorso aiutati dal magistero sociale della Chiesa, che oggi, attraverso la Fratelli Tutti, esprime la profezia della fraternità universale», ha concluso.

In questo contesto si è inserito l’intervento di Francesco Vignarca, di Rete italiana Pace e Disarmo, che ha collegato il tema della democrazia a quello della pace e della giustizia. «La rivendicazione della pace non deve essere solo un auspicio, ma un impegno concreto», ha evidenziato. C’è bisogno di una «pace positiva, intesa non come assenza di guerra, ma come un percorso in cui i diritti di tutti siano rispettati – sono ancora le sue parole -. Serve una politica che guardi alla non violenza. Le spese militari sono raddoppiate negli ultimi due anni e i conflitti sono aumentati. Così c’è il rischio che l’economia, che fa affari con la vendita delle armi, prevalga sulla politica. Quando invece dovrebbe essere il contrario».

C’è necessità di recuperare una visione di pace, soprattutto in una situazione mondiale che è afflitta da una vera e propria “policrisi”, come ha fatto notare Mikhail Maslennikov di Oxfam Italia. Tante crisi – da quella causata dal Covid a quella ecologica – che creano disuguaglianze. «Nei Paesi con forti disuguaglianze crescono il risentimento e la sfiducia per la politica, tanto da far scricchiolare la democrazia – ha evidenziato -. Nel nostro rapporto proponiamo un cambiamento di rotta. La stella polare è l’uguaglianza nella diversità e la capacità di garantire a ogni individuo la piena partecipazione all’attività economica e sociale del Paese per vedersi riconoscere le proprie ambizioni e speranze di vita».

Anche Giulio Marcon, della Campagna “Sbilanciamoci”, ha parlato di uguaglianza. «Il nostro obiettivo – ha detto – è costruire un modello di economia diverso, basato su un lavoro formativo: come usare la spesa pubblica per la pace, la cooperazione, i diritti e l’ambiente; non sul degrado. Sulla base di questi principi costruiamo un’economia che risponda ai bisogni di tanti e non di pochi. Vogliamo agire – ha aggiunto – a sostegno della finanza etica, grazie al dialogo costante con i legislatori».

In sostanza, ha concluso Oliviero Bettinelli, vicedirettore dell’Ufficio diocesano per la pastorale sociale, del lavoro, giustizia pace e cura del Creato, che ha presentato i prossimi appuntamenti verso Trieste (il più vicino è quello del 4 marzo su “Democrazia e responsabilità” con don Luigi Ciotti e il giornalista Toni Mira), questo «è solo l’inizio di un percorso. L’incontro tra la democrazia ideale e la democrazia reale avviene solo mettendo al centro la dignità dell’uomo – ha affermato -. Solo in questo modo possiamo essere veramente al servizio dei bisogni delle persone, prendendoci cura dei loro problemi e dei loro sogni».

26 febbraio 2024