Myanmar, il vescovo di Loikaw: «Smettete di uccidere»

Monsignor Celso Ba Shwe si rivolge ai combattenti di entrambe le parti in conflitto e ai militari: «Riconciliatevi e iniziate il dialogo». Sfollate 31 parrocchie su 41

Dal Myanamr, il vescovo di Loikaw Celso Ba Shwe racconta all’agenzia Sir la situazione dopo il bombardamento delle scuole nei villaggi di Dawsieei e Loinanpha il 5 febbraio, in cui quattro bambini sono stati uccisi e molti sono rimasti feriti. «Le persone sono scioccate, spaventate, tristi e arrabbiate – afferma -. Tutte le scuole nei villaggi vicini hanno chiuso dopo l’attacco. I genitori non osano mandare i propri figli a scuola. Non ci sono stati scontri armati nella zona quel giorno e adesso».

Soffermandosi sugli attacchi nelle scuole, confida di non sapere quanti siano i piccoli feriti ma aggiunge che «il posto non è molto lontano da dove viviamo adesso e quella mattina abbiamo visto gli aerei da combattimento volare sopra di noi e abbiamo sentito l’esplosione. Non sappiamo perché attaccano la scuola dove studiano bambini innocenti – prosegue -. Qualcuno dice che una delle sedi dell’Iec (il Consiglio esecutivo ad interim, provvisorio organo di governo creato dalla resistenza di Kayah a seguito del colpo di Stato del 2021, ndr.) è vicina alla scuola. Ma non ne sono sicuro e non sono mai stato in quel villaggio».

Nelle parole del presule c’è anzitutto la partecipazione al dolore delle famiglie: «Vogliamo che sappiano che siamo uniti a loro. Per loro offriamo la Messa». Quindi, l’appello «ai combattenti di entrambe le parti in conflitto e ai militari: smettete di uccidere, riconciliatevi e iniziate il dialogo» e quello «ai leader e alle istituzioni mondiali: rispondete con azioni concrete, non a parole, non dicendo “siamo molto preoccupati”. Le persone nello Stato di Kayah sono stanche di queste parole».

Il 26 novembre scorso l’esercito della giunta militare ha sparato più volte sul Centro pastorale di Loikaw e per motivi di sicurezza il vescovo e i sacerdoti hanno deciso di lasciarlo. «Mi trovo ora in una remota parrocchia nella zona ovest di Demoso, una zona affollata di persone sfollate – racconta il vescovo al Sir -. Anche molti dei nostri sacerdoti e religiosi sono sfollati insieme al loro gregge e continuano a fornire assistenza pastorale. Alcuni di noi vivono con le persone nei campi e altri vivono nelle case del clero parrocchiale e nei conventi religiosi più vicini non colpiti».

Ba Shwe fornisce anche i “numeri” della devastazione che coinvolge anche la comunità cattolica: dal 2021, sono state sfollate 31 parrocchie su 41 e circa 70mila degli 89mila cattolici della diocesi vivono ora in tende improvvisate in centinaia di campi sparsi nello Stato di Kayah e/o con parenti stretti nei villaggi remoti. Eppure, chiosa il presule, «nonostante le difficoltà e le sofferenze degli sfollati, continuano a rimanere fedeli alla loro religione».

8 febbraio 2024