L’Iran colpisce anche in Pakistan

Islamabad denuncia l’uccisione di due bambini e il ferimento di altri tre. A Khan Yunis intanto, nel sud della Striscia di Gaza, almeno 13 persone sono rimaste uccise nei raid israeliani. Raggiunto un accordo con Hamas per consentire la consegna di medicinali agli ostaggi

Dopo la Sira e l’Iraq, il Pakistan accusa l’Iran di aver effettuato attacchi aerei «illegali» sul suo territorio, denunciando l’uccisione di due bambini e il ferimento di altri 3, senza tuttavia specificare dove sia avvenuto l’attacco. Il ministro degli Esteri di Islamabad afferma di aver convocato il rappresentante iraniano per protestare contro «una violazione ingiustificata del suo spazio aereo». In una nota, avvertono che «questa violazione della sovranità del Pakistan è totalmente inaccettabile e può avere gravi conseguenze».

Sui social media pakistani, diversi account riferiscono di esplosioni nella provincia del Baluchistan, dove i due Paesi condividono un confine di quasi mille chilometri. Dalle autorità iraniane al momento non è stata rilasciata però alcuna dichiarazione. Per Islamabad, è «ancora più preoccupante» il fatto che «questo atto illegale è avvenuto nonostante l’esistenza di diversi canali di comunicazione tra Pakistan e Iran. Il Pakistan – sottolineano nella nota del ministero degli Esteri – ha sempre sostenuto che il terrorismo è una minaccia comune a tutti i Paesi della regione e richiede un’azione coordinata. Tali atti unilaterali non sono in linea con le relazioni di buon vicinato e possono seriamente minare la fiducia bilaterale».

A khan Yunis intanto, nel sud della Striscia di Gaza, 13 persone sono rimaste uccise e diverse altre ferite in bombardamenti aerei e d’artiglieria effettuati ieri sera, 16 gennaio, dalle forze israeliane, riferisce l’agenzia di stampa palestinese Wafa. I raid hanno colpito edifici residenziali, nonché le vicinanze degli ospedali Nasser e Al-Amal. Poco prima, il ministero della Salute palestinese gestito da Hamas aveva comunicato un bilancio di 158 morti nelle ultime 24 ore nella Striscia. Secondo la stessa fonte, dal 7 ottobre sono almeno 24.285 le persone rimaste uccise nell’offensiva di Israele.

Il timore è quello di un allargamento del conflitto. A partire dalla motivazione dei due attacchi dell’Iran, nella notte tra 15 e 16 gennaio, su Iraq e Siria: il primo, per mandare un segnale a Israele al suo alleato Usa, che «creano insicurezza nella regione»; il secondo per «vendicare» l’attentato di inizio gennaio a Kerman rivendicato dall’Isis. L’esercito americano, di contro, è tornato a colpire i ribelli filoiraniani in Yemen, mentre lo Stato ebraico ha lanciato il più massiccio attacco contro i miliziani del Partito di Dio nel sud del Libano.

«Più a lungo continua il conflitto a Gaza, maggiore è il rischio di escalation ed errori di calcolo – avverte il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres -. Non possiamo vedere in Libano ciò che vediamo a Gaza. E non possiamo permettere che ciò che sta accadendo a Gaza continui», scrive su X.

Teheran ha rivendicato di aver colpito, a Erbil, la Capitale del Kurdistan iracheno, «uno dei principali quartier generali dello spionaggio del regime sionista (Mossad)». L’obiettivo, affermano in un comunicato, era «il centro per lo sviluppo di operazioni di spionaggio e la pianificazione di azioni terroristiche nella regione e soprattutto nel nostro amato Paese». Il bilancio delle autorità locali: «Almeno quattro civili» uccisi, tra cui l’imprenditore dell’immobiliare Peshraw Dizayee e altri membri della sua famiglia.

«Completamente infondata» e «ingiustificata», per il premier del Kurdiatan Masrour Barzani, la circostanza che nel mirino ci fosse una sede dei servizi di intelligence israeliani. Questi attacchi, che, nella sua analisi, hanno colpito soli civili e abitazioni private, «non devono rimanere senza risposta», ha dichiarato da Davos, dove è in corso fino al 19 gennaio il World Economic Forum. Il governo centrale di Baghdad ha reagito condannando «un’aggressione alla sua sovranità e al suo popolo», convocando l’ambasciatore iraniano in Iraq e richiamando il proprio da Teheran.

Annunciata dall’Iraq anche una denuncia al Consiglio di sicurezza Onu, oltre a una commissione d’inchiesta per «dimostrare all’opinione pubblica irachena e internazionale la falsità delle accuse dei responsabili di questi atti riprovevoli». L’attacco iraniano è stato condannato anche dagli Usa, che lo hanno definito «irresponsabile». L’Abc cita una fonte della sicurezza irachena secondo cui le forze della Coalizione anti-Isis di stanza nella regione – a cui partecipa anche l’Italia – hanno abbattuto tre droni vicino all’aeroporto. In Siria, invece, le forze iraniane hanno annunciato di aver colpito ad Aleppo «i luoghi di raduno dei comandanti e dei principali elementi legati alle recenti operazione terroristiche, in particolare lo Stato islamico», come vendetta per il duplice attentato del 3 gennaio vicino alla tomba del generale Qassem Soleimani – ucciso dagli Usa 4 anni prima -, che ha provocato quasi 100 morti a Kerman. Minacciate anche nuove azioni.

A incrementare la preoccupazione dell’escalation del conflitto anche l’ennesimo attacco degli Houthi filo-iraniani a una portarinfuse americana e a un cargo greco, ai quali gli Usa hanno risposto colpendo postazioni di missili antinave in Yemen, ritenute «una minaccia imminente» per il traffico marittimo nel Mar Rosso. Israele ha invece martellato con aerei da combattimento e artiglieria «decine di obiettivi» degli Hezbollah nel Wadi Saluki, nel Libano meridionale.

In base all’accordo stretto ieri sera, 16 gennaio, tra Israele e Hamas con la mediazione del Qatar, questa mattina intanto è arrivato all’aeroporto egiziano di Al Arish un aereo con medicinali, cibo e coperte destinati agli ostaggi israeliani nelle mani della fazione palestinese. Appena saranno finite le operazioni di scarico gli aiuti saranno affidati alla Mezzaluna Rossa, che li trasporterà al valico di Rafah e da lì nella Striscia di Gaza, come riferiscono all’agenzia Ansa alcune fonti aeroportuali.

17 gennaio 2024