Terra Santa: la «necessità» di «educare alla pace»

Il vicario della Custodia padre Faltas commenta le parole del Papa all’Angelus. «Quando guardo i bambini feriti, vorrei poter dare loro una visione diversa del mondo»

«Si vede che non siamo ancora – l’umanità intera – con un’educazione tale da fermare ogni guerra. Preghiamo sempre per questa grazia: educare alla pace». Le parole pronunciate dal Papa domenica scorsa, al termine dell’Angelus, risuonano nella riflessione di padre Ibrahim Faltas, vicario della Custodia di Terra Santa. «Educare alla pace è, e deve essere, un impegno, un bisogno, una necessità – afferma il francescano, raggiunto dall’Agenzia Sir -. Non si possono, infatti, lasciare spazi a violenza, odio e vendetta. È un bisogno per la gente che da molti anni non vede che morte, sofferenza e distruzione ed è un bisogno cercare di cancellare dagli occhi e dal cuore dei bambini la vergogna della guerra. È una necessità se vogliamo salvare questa umanità dalla tragedia della guerra e solo le nuove generazioni, i bambini di oggi, ci fanno sperare in un futuro senza il male assoluto rappresentato dalla guerra».

Nell’analisi di padre Faltas, «la situazione è sempre grave nel mondo perché i potenti della terra continuano a non ascoltare la propria coscienza di uomini responsabili della vita di altri uomini. Le grandi potenze, i governanti, chiunque possa agire in direzione della pace, lo faccia con coraggio ascoltando la voce di chi non ha più voce per implorare la pace», esorta, rimarcando l’urgenza di «bloccare il Male che sta avanzando. Le soluzioni politiche devono guardare alla sofferenza delle persone – prosegue -. Bisogna pensare alla gente, a ricostruire le persone, che prima di tutto hanno bisogno di pace e di sperare che tutto finisca al più presto. Quando guardo i bambini feriti nel corpo e nell’anima, sento la necessità di pensare a dare loro un aiuto non solo materiale ma soprattutto vorrei poter dare loro una visione diversa del mondo, una visione che cancelli tutto il male che hanno vissuto e che li avvicini alla bellezza e al rispetto della vita».

È la stessa visione contenuta nella “Preghiera semplice” di san Francesco, recitata giornalmente nelle 18 scuole della Custodia di Terra Santa. «Solo educando alla pace – sono ancora le parole del vicario custodiale – possiamo sperare che i bambini e i giovani abbiano una cultura di pace che li renda costruttori di pace. Se la pace va costruita, le fondamenta e i mattoni sono le future generazioni. Saranno loro i protagonisti del domani e in Terra Santa c’è bisogno di testimoni e di costruttori di pace».

Dei progetti di pace realizzati in Terra Santa il frate ha parlato anche nell’incontro-testimonianza che ha tenuto domenica 14 gennaio a Sarsina (Forlì-Cesena), intitolato proprio “Scenari di guerra e semi di speranza”. «Italia, Giappone, Svizzera hanno ospitato ragazzi palestinesi, anche di Gaza, e israeliani in progetti di educazione alla pace – ha ricordato -. L’incontro e il dialogo sono indispensabili per una convivenza pacifica. Fare incontrare ragazzi israeliani e palestinesi non è stato solo un messaggio di pace, è stata la necessità di farli diventare testimoni attivi di una pace possibile. Si educa alla pace anche offrendo la possibilità di ricostruire gli animi così sofferenti e soccorrendo chi non può neanche sperare».

Nelle parole di padre Faltas infine il ringraziamento a Papa Francesco, che «non smette mai di pregare e di indicarci la strada verso una pace vera, concreta, attiva. La vicinanza del Papa nella preghiera, nel continuo e incessante appello a ristabilire la pace in questo mondo diviso ci diano la forza per educarci e per educare alla pace. Un impegno di cui ognuno di noi deve farsi carico».

16 gennaio 2024