Il Papa al Te Deum: Roma sia segno di speranza
Nella celebrazione in San Pietro ha fatto appello alla «testimonianza della comunità ecclesiale e civile» in vista del Giubileo del 2025. «Una città più vivibile per i suoi cittadini è anche più accogliente per tutti»
«Roma si sta preparando a diventare nell’Anno Santo “città della speranza”?». In questa domanda ci sono tutti i timori e le aspettative di Papa Francesco per l’anno appena iniziato. Una frase pronunciata durante l’omelia dei primi Vespri della Solennità di Maria Santissima Madre di Dio che hanno concluso il 2023 nella Basilica di San Pietro insieme al canto di ringraziamento del Te Deum.
Il Pontefice ha parlato di gratitudine e di speranza, sull’esempio della Madonna. Non ha usato parole dure, come pure ha fatto in passato in occasioni simili, ma ha spronato tutti a prepararsi nel migliore dei modi al Giubileo del 2025, sia sul piano spirituale che logistico. Anche chi si occupa di accoglienza nella Basilica Vaticana: «Tutti sappiamo che da tempo è in atto l’organizzazione del Giubileo – ha detto il Papa -. Ma comprendiamo bene che, nella prospettiva che qui assumiamo, non si tratta principalmente di questo; si tratta piuttosto della testimonianza della comunità ecclesiale e civile; testimonianza che, più che negli eventi, consiste nello stile di vita, nella qualità etica e spirituale della convivenza. E allora la domanda si può formulare così: stiamo operando, ciascuno nel proprio ambito, affinché questa città sia segno di speranza per chi vi abita e per quanti la visitano? Un esempio. Entrare in piazza San Pietro e vedere che, nell’abbraccio del Colonnato, si muovono liberamente e serenamente persone di ogni nazionalità, di ogni cultura e religione, è un’esperienza che infonde speranza; ma è importante che essa sia confermata da una buona accoglienza nella visita alla Basilica, come pure nei servizi di informazione».
Poi il richiamo al resto della città e ai responsabili del bene comune: «Un altro esempio: il fascino del centro storico di Roma è perenne e universale; ma bisogna che possano goderlo anche le persone anziane o con qualche disabilità motoria; e occorre che alla “grande bellezza” corrispondano il semplice decoro e la normale funzionalità nei luoghi e nelle situazioni della vita ordinaria, feriale. Perché una città più vivibile per i suoi cittadini è anche più accogliente per tutti».
Francesco ha sottolineato che se tutti, alla fine dell’anno, ringraziano e sperano, per il cristiano tutto questo assume una valenza diversa: «La gratitudine mondana, la speranza mondana sono apparenti; mancano della dimensione essenziale che è quella della relazione con l’Altro e con gli altri, con Dio e con i fratelli. Sono appiattite sull’io, sui suoi interessi, e così hanno il fiato corto, non vanno oltre la soddisfazione e l’ottimismo». Per un credente, invece, il Creatore che si fa Uomo apre alla dimensione della lode, dello stupore, della riconoscenza. Sull’esempio della Vergine: «Pensiamo a quale sarà stata la gratitudine nel cuore di Maria mentre guardava Gesù appena nato. È un’esperienza che solo una mamma può fare, e che tuttavia in lei, nella Madre di Dio, ha una profondità unica, incomparabile. Maria sa, lei sola insieme a Giuseppe, da dove viene quel Bambino. Eppure, è lì, respira, piange, ha bisogno di mangiare, di essere coperto, accudito. Il Mistero dà spazio alla gratitudine, che affiora nella contemplazione del dono, nella gratuità, mentre soffoca nell’ansia dell’avere e dell’apparire. La Chiesa impara dalla Vergine Madre la gratitudine. E impara anche la speranza».
Quello di Maria e della Chiesa «non è ottimismo, è un’altra cosa: è fede nel Dio fedele alle sue promesse; e questa fede assume la forma della speranza nella dimensione del tempo, potremmo dire “in cammino”. Il cristiano, come Maria, è un pellegrino di speranza. Mettiamoci alla sua scuola – ha concluso il S. Padre -: impariamo da lei a vivere ogni giorno, ogni momento, ogni occupazione con lo sguardo interiore rivolto a Gesù. Gioie e dolori, soddisfazioni e problemi. Tutto alla presenza e con la grazia di Gesù, il Signore. Tutto con gratitudine e speranza». Al termine della celebrazione, alla quale hanno assistito circa 6500 fedeli, il Papa ha visitato il presepe allestito in piazza San Pietro.
2 gennaio 2024