A Gaza il blackout delle comunicazioni rende impossibile disitribuire gli aiuti

Save the Children, dopo la quinta e più lunga interruzione dal 7 ottobre: 4 giorni senza telefoni e internet, senza poter coordinare le consegne o garantirne la sicurezza

Quattro giorni senza reti telefoniche funzionanti e senza accesso a internet. Nella Striscia di Gaza il quinto e più lungo blackout delle comunicazioni dagli attacchi del 7 ottobre si traduce nell’impossibilità di distribuire gli aiuti umanitari a più di un milione di persone oltre il valico di Rafah, al confine tra Gaza e l’Egitto. È l’allarme lanciato ieri, 18 dicembre, da Save the Children. Secondo le società di telecomunicazioni, il blackout è dovuto ai danni importanti alle infrastrutture. Effettuati gli interventi di riparazione, le comunicazioni stanno lentamente riprendendo nel centro di Gaza e nel sud. Tuttavia, le giornate di stop hanno lasciato le organizzazioni umanitarie incapaci di coordinare la consegna degli aiuti o di garantire, da parte delle forze israeliane, la sicurezza necessaria per farli arrivare o per permettere allo staff di spostarsi lungo la Striscia.

«I blackout rendono quasi impossibile coordinarsi con i partner e contattare gli operatori per aiutarli a sentirsi al sicuro, trovare assistenza immediata e servizi», precisano da Save the Children. Una simile denuncia è arrivata anche dall’Onu, che ha parlato di una ridotta capacità di far fronte alla situazione umanitaria a causa del blackout. Rafah attualmente ospita fino a 600mila persone sfollate a causa degli attacchi aerei, delle operazioni di terra e delle direttive militari israeliane diramate dal 5 dicembre. La strada da Rafah a Khan Younis – un’area vicina che attualmente ospita quasi 100mila persone precedentemente indirizzate lì da ordini israeliani – rimane infatti una zona attiva per le operazioni militari israeliane.

Dall’organizzazione internazionale rimarcano che «senza garanzie di sicurezza, i tentativi di distribuzione degli aiuti metterebbero a rischio la vita del personale umanitario». Basti pensare che dal 7 ottobre più di 135 operatori umanitari sono già stati uccisi a Gaza. Tra questi c’era anche Sameh Ewaida, membro dello staff di Save the Children, ucciso in un attacco aereo israeliano all’inizio di dicembre. Anche l’Onu, da parte sua, ha dichiarato che il primo mese di operazioni nella Striscia è stato il periodo più pericoloso di sempre per il suo staff.

19 dicembre 2023