Timore di Amnesty per l’attivista russo Aleksey Navalny

Dal 5 dicembre le autorità si rifiutano di fornire agli avvocati informazioni sul luogo in cui si trova. Krivosheev: «Potrebbe essere vittima di sparizione forzata»

Attivista politico russo e prigioniero di coscienza, Aleksey Navalny non è più ufficialmente registrato nel penitenziario in cui stava scontando una condanna ingiusta a 19 anni di carcere. Sconosciuti, al momento, sia il suo destino che il luogo in cui si trova. Ad accendere i riflettori sulla sua sorte è Amnesty International, attraverso il vicedirettore per l’Europa e l’Asia centrale Denis Krivosheev. «Come se avvelenamento, prigionia e condizioni disumane di detenzione non fossero stati abbastanza, ora Aleksei Navalny potrebbe essere vittima di sparizione forzata – afferma -. Nella sua risolutezza nel reprimere le critiche, il Cremlino non si fermerà davanti a nessun ostacolo».

Per l’organizzazione internazionale, c’è la possibilità che Navalny sia in corso di trasferimento verso un altro carcere russo, ma è già dal 5 dicembre che le autorità si rifiutano di fornire agli avvocati qualsiasi informazione sulla sua sorte. I trasferimenti, spiegano da Amnesty parlando di «una delle pratiche più crudeli e disumane applicate negli istituti di pena della Russia», possono protrarsi per settimane senza che venga fornita alcuna informazione ai parenti. In questo modo, vengono messi a rischio la salute e il benessere dei prigionieri, che sono esposti a maltrattamenti e molestie.

Navalny, aggiunge Krivosheev, «ha già subito torture e altre forme di maltrattamento durante il periodo in cui è stato in custodia e l’attuale situazione non fa che accrescere i rischi ai quali sta andando incontro. È stato ingiustamente sottoposto a un regime di detenzione tra i più severi possibili e ha trascorso lunghi periodi in isolamento prolungato, che hanno aggravato le sue condizioni di salute». Per il vicedirettore di Amnesty, «la persecuzione nei suoi confronti, politicamente motivata, è una punizione per il suo attivismo politico pacifico. È un prigioniero di coscienza e va scarcerato immediatamente e incondizionatamente. Le autorità russe devono comunicare con urgenza dove si trova e dare informazioni circa il suo stato di salute».

La direzione della colonia penale IK-6 di Melekhovo, nella regione di Vladimir (circa 250 km a est di Mosca), ha informato nella sera dell’11 dicembre l’avvocato di Aleksei Navalny che il prigioniero non era più registrato presso tale struttura. E ha rifiutato di rendere noto il nuovo luogo di detenzione, riferisce Kira Yarmysh, portavoce dell’attivista. Navalny si sarebbe dovuto collegare tramite videoconferenza alle udienze del processo circa le sue denunce delle condizioni di detenzione ma dal 7 dicembre ciò non è mai accaduto, secondo quanto sostenuto a causa di un guasto elettrico.

All’inizio di questo mese, poi, era previsto il trasferimento di Navalny per 12 mesi in una «cella di confinamento penale unificato», a causa delle presunte violazioni del regolamento delle prigioni. Si tratta della misura disciplinare a lungo termine più severa possibile nel sistema penitenziario russo. Anche per questo, persistono le preoccupazioni sulla sua salute. «Il prolungato isolamento e la mancanza di cure adeguate costituiscono una forma di tortura o altro maltrattamento», rimarcano da Amnesty.

13 dicembre 2023