L’Alleanza contro la povertà torna a chiedere un piano organico

Presentate al governo le richieste per un Paese «più uguale e giusto». Sul tavolo anche l’introduzione del reddito di inclusione sociale

Presentate al governo, a poche ore dalla legge di stabilità, le richieste per un Paese «più uguale e giusto». Sul tavolo anche l’introduzione del reddito di inclusione sociale

La povertà si contrasta con un piano organico e le risorse non sono il principale ostacolo alla sua attuazione, perché se c’è chiarezza sull’obiettivo e sul percorso, e una forte volontà politica, si può iniziare da subito. Questo il messaggio lanciato a governo e parlamento questa mattina, mercoledì 14 ottobre, a poche ore dalla presentazione della legge di stabilità, dal cartello di realtà riunite nell’Alleanza contro la povertà in Italia. Per Gianni Bottalico, presidente Acli e portavoce dell’Alleanza, la lotta alla povertà va inserita nel grande compito di «rendere il Paese più uguale e più giusto». Compito per il quale si sono riuniti i soggetti che compongono l’Alleanza. «Vediamo cosa effettivamente ci sarà nella legge di stabilità – ha dichiarato -, la valuteremo in modo coerente alle cose che l’Alleanza ha fatto».

Risorse adeguate, tempi certi: queste, secondo il portavoce del cartello, le certezza che servono. E tra queste certezze c’è anche il reddito di inclusione sociale (reis): «Un lavoro imoprtante avviato in questi anni. Stiamo facendo molti passaggi anche con i gruppi parlamentari. Siamo ottimisti e determinati a proseguire con tenacia il cammino verso l’obiettivo di dotare anche l’Italia di un Piano nazionale contro la povertà». A spiegarne gli obiettivi è stato Cristiano Gori, docente alla Cattolica: «Costruzione di futuro, inclusione sociale, universalismo. Dobbiamo iniziare oggi – ha osservato – un percorso credibile per un welfare migliore che rimanga domani».

Per Maurizo Gardini (Confcooperative), il reddito di inclusione sociale deve rappresentare «un reale reinserimento nell’economia e nella società delle persone che vivono ai margini». Proprio per questo «sarebbe importante che i provvedimenti che emergeranno dalla legge di stabilità siano il primo passo per riorganizzare i modelli di welfare del Paese puntando sulla partecipazione delle persone».

Ha ribadito l’esigenza di un piano nazionale anche il direttore di Caritas italiana don Francesco Soddu, secondo cui «un provvedimento contro la povertà delle famiglie, per non rischiare di creare un effetto categoriale, deve essere un anticipo di una misura universale,
definendo sin dall’inizio le tappe di un percorso da condensare in un Piano nazionale». In più, «va connesso alle reti territoriali, deve essere sussidiario e personalizzato per  costituire davvero una prospettiva nuova per le politiche sociali del nostro Paese». Basti pensare che nel 2014 la Caritas ha distribuito oltre 6 milioni di pasti solo nelle sue mense, ma non si può pensare di combattere la povertà in Italia «solo con il programma del fondo europeo per gli interventi su beni essenziali e alimentari. Non si può pensare che l’unica misura universalistica che il nostro Paese sa garantire alle famiglie povere è un pacco viveri o una mensa grazie a una rete sussidiaria presente in tutto il territorio nazionale». Servono «politiche mirate e organiche per tirare fuori da una povertà che rischia di diventare strutturale – ha continuato Soddu -, soprattutto per le famiglie con i figli che rischiano o vivono situazioni di dispersione scolastica, se non viene contrastata con risorse e progetti personalizzati».

Non è più tempo di sperimentazioni. Ne è convinto anche Pietro Barbieri, portavoce del Forum nazionale del terzo settore, che auspica che «vengano definiti i livelli essenziali di
assistenza e che il Paese si faccia carico del tema della povertà e del welfare». Il contrasto alla povertà, gli ha fatto eco Vera Lamonica (Cgil), «deve essere un livello essenziale di assistenza garantità in tutto il Paese». Coniugando, è il parere di Lorenzo Lusignoli (Cisl), gradualità e «certezza sugli obiettivi da raggiungere anno dopo anno, fino alla completa introduzione di uno strumento organico, strutturale e universale di lotta alla povertà». Il reddito di inclusione sociale, appunto.

Sulla stessa linea le parole di Silvana Roseto (Uil) e Antonio Misiani, di Legautonomie, che hanno chiesto al governo di inserire nella legge di stabilità «una soluzione strutturale, non frammentata e assistenzialistica e con fondi certi, come il reis». Anche «sfidando l’Unione europea – ha sottolineato Misiani – in nome del primato della politica sulla tecnocrazia». Livelli essenziali di assistenza «anche per le politiche sociali» sono stati evocati anche da Rita Visini, intervenuta in rappresentanza della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome.

14 ottobre 2015