Il breviario interiore di Bellucci

In “Una vita con Leopardi” le vicende biografiche dell’autrice, sia pubbliche che private, si intrecciano con l’opera leopardiana, come se questa fosse un faro capace di illuminare ogni evento

Per capire fino a che punto uno scrittore possa segnare l’esistenza di una persona, plasmandola nel profondo e orientandone le scelte più importanti, potrebbe essere utile leggere il bel libro di Novella Bellucci Una vita con Leopardi. Ovvero il “perché delle cose” (Marcianum Press, pp. 195, 19 euro). L’autrice, che ha insegnato per tanti anni Letteratura italiana alla Sapienza di Roma, ben conosciuta, non soltanto in ambito accademico, per i suoi studi scientifici, ha ricostruito con lucidità e sagacia sul filo della memoria i legami che sin da giovane la spinsero verso questo nostro imprescindibile classico. Nel farlo è riuscita a filtrare le vicende della sua biografia, al tempo stesso privata e pubblica, con l’opera leopardiana, come se quest’ultima fosse un faro capace di illuminare ogni evento, felice e triste, lieto e luttuoso.

Il frutto che ne ha ricavato si presenta alla maniera di un breviario interiore di notevole fascino, anche stilistico per l’elegante leggerezza del dettato. Figlia unica proveniente da una famiglia umile e tuttavia rispettosa delle sue inclinazioni, Novella Bellucci trova precoce riscontro nella scuola, specialmente quando all’università incontra Walter Binni, indimenticabile riferimento per diverse generazioni di studenti, di cui presto diventa una delle collaboratrici più fedeli, entrando persino nella sua cerchia familiare.

Le pagine dedicate al maestro, nato come lei a Perugia, sono fra le più intense del racconto, anche per la rievocazione delle amicizie cresciute intorno a lui, insieme a quelle su Napoli, teatro dell’ultima formidabile avventura del poeta: chiunque abbia anche soltanto frequentato qualche lezione del celebre ordinario, non può non riconoscere nel ritratto di Bellucci il carisma pedagogico e la grande cultura di cui egli era intriso.

Una vita con Leopardi rappresenta anche il compendio di una lunga stagione di incontri con gli studenti, ai quali l’insegnante mostra di essere ancora legata, agilmente superando il peso a volte faticoso del proprio ruolo, nella piena consapevolezza di quanto denunciava il Leopardi più amaro e intransigente dei Pensieri, a proposito della natura troppo spesso autoritaria e gerontocratica dell’istruzione: «L’educazione che ricevono, specialmente in Italia, quelli che sono educati (che a dir vero, non sono molti), è un formale tradimento ordinato dalla debolezza contro la forza, dalla vecchiezza contro la gioventù».

Senza dimenticare gli aspetti più intimi e personali, ad esempio negli scorci in cui viene descritta la malattia del compagno, oppure in quelli che riguardano il nipote Nicolas di soli sette anni, la cui saggezza stupisce e intenerisce: «Mentre tenendoci per mano camminavamo di sera verso casa, rispose a una mia lezioncina di morale non ricordo da cosa suggerita: “Nonna, ma lo vuoi capire che non potrebbe esserci il bene senza il male?”».

29 novembre 2023