Esodo degli armeni dal Nagorno-Karabakh

Caritas Armena adotta 100 famiglie sfollate. Il patriarca Minassian: 107mila le persona arrivate, a oggi, in Armenia. Fra loro, 29mila bambini. Una minoranza costretta a restare

Il patriarca Raphaël Bedros XXI Minassian (foto: Vatican Media)

Non si ferma l’esodo dal Nagorno-Karabakh, dopo la tensione innescata dall’offensiva militare dell’Azerbaigian, il 19 settembre scorso. Al momento, 100 famiglie sfollate dalla regione – «ripulita» con la forza dalla presenza del popolo armeno – sono state accolte dalla Chiesa cattolica armena tramite la Caritas. Un pacchetto di accoglienza che offre, per 6 mesi, vitto e alloggio ma anche un’assicurazione e la ricerca di un posto di lavoro, per «aiutare gli sfollati, a ricominciare una nuova vita in Armenia». Il costo complessivo: 100mila euro

A fare il punto della situazione con l’agenzia Sir è il patriarca di Cilicia dei cattolici armeni Raphaël Bedros XXI Minassian, che conferma le cifre già fornite dagli organismi internazionali, parlando di 107mila persone arrivate, a oggi, in Armenia. Fra loro, stando ai dati Unicef, anche 29mila bambini. In concreto, significa che all’interno dell’enclave sono rimasti in poche migliaia. Lo spiega il patriarca: «C’è una minoranza che è costretta a rimanere lì. Sono circondati e per vari interessi non li lasciano partire. Hanno ripulito tutto il territorio».

Dall’Armenia Minassian è ripartito oggi, 3 ottobre, per Roma, dopo aver incontrato personalmente le persone in fuga, che «hanno perso tutto». E afferma: «Mi trovo purtroppo a pronunciare ancora una volta la parola genocidio. Queste persone sono vittime di un genocidio – ribadisce -. Hanno ucciso e torturato le persone. Se la prendono anche con gli anziani. È una cosa, umanamente parlando, inaccettabile, inammissibile. Ma nessuno ne parla. Il popolo armeno è povero, senza un protagonismo forte nel mondo. Quindi è completamente dimenticato da tutti». Ma è un popolo stanco di sentire dichiarazioni di simpatia. «L’ho detto già tante volte. Non bastano le parole. C’è gente che muore. Gente che ha perso tutto. Hanno preso anche le chiese che su quella terra esistevano da secoli – riferisce il patriarca -. Non c’è rispetto per la dignità dell’uomo e della sua storia».

Commentando quindi l’appello al dialogo lanciato nell’Angelus del 1° ottobre da Francesco, anche Minassian rinnova alle parti l’invito a «lavorare per la pace non per la produzione delle armi». E racconta l’incontro con le persone accolte nei centri di Caritas Armena. «Provano un profondo senso di gratitudine per l’affetto ricevuto e per la nostra presenza – riferisce al Sir -. A loro ho detto solo questo: “Tu non sei rifugiato, sei membro della mia famiglia. Benvenuto a casa”».

3 ottobre 2023