2mila morti in Libia per l’uragano Daniel

Inondazioni e città devastate. Completamente sommersa Derna. Circa 5mila i dispersi. Le autorità: «Servono medicine, cibo e riparo. Manca tutto». Il ministro degli Esteri Tajani: «Siamo in contatto per valutare gli aiuti da inviare. Non risultano italiani coinvolti»

Dopo il terremoto in Marocco, si apre una nuova emergenza nella regione: le violente inondazioni provocate dalle piogge torrenziali innescate dal passaggio dell’uragano Daniel hanno provocato un disastro nella Libia orientale, in particolare a Derna, completamente sommersa dalle acque. Le piogge torrenziali hanno colpito con violenza la zona della Cirenaica, nella Libia orientale. A complicare la situazione, sempre a Derna, il crollo simultaneo di due dighe, che, secondo fonti locali, «ha liberato oltre 33 milioni di metri cubi d’acqua che hanno generato devastanti inondazioni».

Il capodelegazione della Mezzaluna Rossa in Libia Tamer Ramadan lancia un appello: «Servono medicine, cibo, ripari per gli sfollati e i volontari, mezzi di comunicazione per una zona enorme senza elettricità. Manca tutto, portate aiuti». A Tripoli il primo ministro del Governo di unità nazionale, Abdul Hamid Dbeibah, ha decretato tre giorni di lutto, mentre il premier Hammad ha annunciato due giorni festivi per tutti i settori dell’est del Paese, a eccezione dei servizi di sicurezza, sanitari e di emergenza.

Il ciclone – tecnicamente un Tropical-like-cyclon (Tlc) – ha colpito la Libia nel pomeriggio di ieri, lunedì 11 settembre. Le piogge hanno spazzato via intere aree residenziali, con temporali e venti oltre i 180 chilometri orari. Partito dall’Europa, la settimana scorsa è imperversato per giorni su Grecia, Bulgaria e Turchia, uccidendo almeno 17 persone, prima di dirigersi verso il Mediterraneo e il Nord Africa, evitando l’Italia. Le aree colpite nell’est della Libia, tra l’altro, ospitano i principali giacimenti e terminali petroliferi. La National Petroleum Company (Noc) ha annunciato lo stato di massima allerta e la sospensione dei voli tra i siti di produzione, dove l’attività è stata drasticamente ridotta.

Dall’Italia, il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha dichiarato su Twitter che «il governo sta seguendo con attenzione le conseguenze delle alluvioni. Siamo in contatto con le autorità libiche per valutare il tipo di aiuti da inviare subito al popolo libico. Al momento – ha assicurato – non ci risultano italiani coinvolti». Anche la Francia sta «mobilitando risorse per fornire aiuti», ha affermato il presidente Emmanuel Macron. Sempre via social, pure il presidente tunisino Kais Saied ha fatto sapere di aver autorizzato «il coordinamento immediato con le autorità libiche per gli aiuti di urgenza dispiegando i mezzi umani e logistici necessari». Mobilitati pure Egitto, Algeria e Qatar.

Descritta dagli esperti come un «fenomeno estremo per la quantità di acqua caduta», la tempesta ha raggiunto la terra in Cirenaica, allagando un’area vastissima che va da Bengasi, dove è stato imposto il coprifuoco e le scuole sono chiuse, a El Beida, con venti che hanno raggiunto velocità fino a 180 chilometri orari, secondo il Centro meteorologico arabo regionale. Le precipitazioni sono state stimate tra i 50 e i 250 mm. Secondo il Centro nazionale di meteorologia libico, la tempesta dovrebbe spostarsi sempre più a est, intorno alle zone di Jaghbub, e raggiungere le regioni al confine con l’Egitto. Le Nazioni Unite in Libia stanno seguendo da vicino l’emergenza. Dalla missione di supporto nel Paese nordafricano (Unsmil) dichiarano: «Esprimiamo le nostre più sentite condoglianze alle famiglie di coloro che hanno perso la vita e il nostro pensiero a tutte le persone colpite». Nel frattempo, proseguono le operazioni di soccorso, rese ancora più difficili dalle condizioni meteorologiche.

12 settembre 2023