Dall’Unitalsi un progetto per il “dopo di noi”

Lo studio di fattibilità presentato nel pellegrinaggio nazionale a Lourdes. Il primo passo: una fondazione che raccoglie patrimoni, fondi e donazioni

Lo studio di fattibilità presentato nel corso del pellegrinaggio nazionale a Lourdes. Il primo passo: una fondazione che raccoglie patrimoni delle famiglie, fondi e donazioni

Si chiama “inFondo una casa per il dopo di noi” il progetto presentato giovedì 1° ottobre a Lourdes, nell’ambito del pellegrinaggio nazionale dell’Unitalsi. Un’idea per la quale il ministero del Lavoro e delle politiche sociali ha già finanziato uno studio di fattibilità che prevede la creazione del fondo “dopo di noi”, grazie al quale persone disabili, una volta morti i familiari, possano essere ospitate in case di accoglienza, malgrado i tagli allo Stato sociale. A presentarla, il coordinatore Pierluigi Vasquez. L’idea, ha spiegato, è «la progettazione di uno strumento che possa raccogliere intorno ai bisogni della persona disabile dotazioni professionali e patrimoniali necessarie a garantire al singolo disabile una risposta di lungo periodo».

Il progetto sarà realizzato in collaborazione con Confcooperative e Federsolidarietà, intorno a tre elementi fondamentli: la raccolta dei patrimoni, la costruzione di strutture e un “contratto” con la famiglia del disabile basato sulla fiducia dei parenti nel progetto e la reputazione messa in campo dall’Unitalsi. Al centro, il percorso di vita del disabile nel “dopo di noi”. Dagli studi realizzati, ha spiegato Vasquez, è emerso che sono necessari circa 3mila euro al mese. Proprio per questo il primo passo del progetto sarà la creazione di «una fondazione di partecipazione che raccoglie patrimoni dalle famiglie, ma anche fondi pubblici e donazioni. Con le rendite derivanti dai patrimoni gestiti, la fondazione erogherà le rette a favore dei disabili beneficiari del progetto».

Una seconda possibilità è che la famiglia conferisca a un “trust” il proprio patrimonio, indicando il beneficiario e il “trustee”, vale a dire colui che gestisce il trust. In questo caso, ha chiarito il coordinatore del progetto, «la fondazione ha la funzione di guardiano». Lo studio di fattibilità sul progetto, ha osservato ancora Vasquez, «non è un punto di arrivo, ma di partenza. Da oggi la scommessa è dimostrare che quello che abbiamo pensato possa funzionare veramente». E passare magari dalle poche strutture di cui dispone l’Unitalsi ad almeno 50 in tutta Italia. 

2 ottobre 2015