In Etiopia «urgente riprendere la distribuzione degli aiuti alimentari»

L’appello arriva da Msf: dipendono da questo oltre 20 milioni di persone. Tassi di malnutrizione «già al di sopra della soglia di emergenza» in molte aree

«L’immediato ripristino delle distribuzioni di cibo in Etiopia sospese a giugno 2023 e dalle quali dipendono più di 20 milioni di persone». È la richiesta che arriva da Medici senza frontiere, relativa alla sospensione stabilita per consentire le indagini sul dirottamento degli aiuti alimentari. «In molte aree del Paese – avvertono dall’organizzazione – i tassi di malnutrizione sono già al di sopra della soglia di emergenza». Anche perché la sospensione definitiva – dopo lo stop iniziale solo nel Tigray – è arrivata dopo mesi di distribuzioni irregolari e poco frequenti. Una situazione che ha contribuito agli alti tassi di malnutrizione.

Dalla distribuzione di beni alimentari dipendono in gran parte le persone rifugiate e sfollate nel Paese. Tra i soggetti più a rischio, donne incinte, neo-madri, bambini sotto ai cinque anni e lpersone affette da Hiv. «Anche prima che le distribuzioni di cibo venissero sospese, le nostre équipe mediche osservavano tassi di malnutrizione acuta allarmanti, che erano già ben al di sopra della soglia di emergenza del 15% fissata dall’Organizzazione mondiale della sanità – riferisce la responsabile Msf per l’Etiopia Cara Brooks -. Questa sospensione è allarmante perché arriva dopo un lungo periodo di distribuzioni sporadiche e irregolari e in un momento in cui la situazione umanitaria nel Paese è già disastrosa. La popolazione sta facendo i conti con la peggiore siccità degli ultimi quarant’anni, con difficoltà economiche e violenze ricorrenti».

Tra gennaio e aprile 2023, riportano dall’organizzazione internazionale, delle 8mila donne incinte e neo-madri visitate nelle strutture sanitarie di Msf a Shire e Sheraro nel Tigray, il 72,5% era gravemente malnutrito. «Le madri malnutrite hanno un rischio maggiore di incorrere in complicazioni durante il parto e i loro figli hanno maggiori probabilità di avere problemi di salute», spiegano. Inoltre, tra i 17.803 bambini sotto ai cinque anni visitati da Msf nelle stesse cliniche, il 21,5% era affetto da malnutrizione acuta moderata e il 6,5% da malnutrizione acuta grave. «La regione somala dell’Etiopia registra il maggior numero di bambini sotto ai cinque anni con malnutrizione acuta e una copertura vaccinale tra le più basse del Paese, esponendo le comunità al rischio di epidemie. Nel centro sanitario del campo di Kule, nella regione di Gambella, il numero di bambini sotto ai cinque anni curati dalle équipe di Msf per malnutrizione grave è quasi raddoppiato».

Nel 2022, Msf ha ricoverato in media 44 bambini al mese; numero che è salito a 86 – quasi il doppio – nel 2023, nello stesso periodo. «Avere cibo a sufficienza – sottolineano – è una sfida specialmente per le persone rifugiate che, a causa del loro status in Etiopia, non possono lavorare e dipendono dagli aiuti». E molti rifugiati hanno già subito una riduzione delle razioni alimentari, tra cui 400mila sud sudanesi che vivono a Gambella, le cui razioni sono state ridotte dall’84% al 60% dell’apporto minimo giornaliero raccomandato di 2.100 calorie. Msf invita pertanto tutte le parti coinvolte ad «agire immediatamente e a rispondere ai bisogni delle comunità più a rischio attraverso distribuzioni di cibo mirate, e a riprendere con urgenza distribuzioni di cibo complete e regolari, migliorando inoltre la comunicazione su dove e quando avverranno».

11 luglio 2023