Termini, l’umanità fragile tra le mura dell’Ostello

Le storie degli ospiti: la voglia di ripartire di Fabio e i progetti di Rosalba. Alberico: «Quando troverò una sistemazione tornerò a fare il volontario, mi hanno aiutato tanto»

«Quando troverò una sistemazione tornerò qui a fare il volontario, perché loro mi hanno aiutato tanto». Alberico ha 49 anni e alle spalle una vita da barista. Da circa un mese e mezzo trascorre le notti in via Marsala, nell’ostello Caritas “Don Luigi Di Liegro” che ogni giorno accoglie 185 persone senza dimora. Molte di loro hanno vissuto ai piedi della vicinissima stazione Termini, continuamente sotto i riflettori di chi, semplificando, sovrappone la marginalità sociale alla sicurezza in città. Lì la tensostruttura in piazza dei Cinquecento, ricavata dall’ex hub vaccinale, chiuderà i battenti ai primi di luglio per i lavori di riqualificazione della piazza in vista del Giubileo. Sono circa 40 posti letto in meno in una delle aree con più alta densità di persone senza dimora. In zona restano le strutture di sempre, come l’ostello di via Marsala.

«Ho fatto qualche sbaglio di troppo», dice Alberico confidandosi su una panchina nell’atrio dell’edificio. Sono da poco passate le 17, l’ora in cui l’ostello apre i cancelli a chi qui dentro trova un posto letto e un piatto caldo a mensa. Alberico non avrebbe mai pensato di metterci piede, ma da quando ha perso suo padre qualcosa si è spezzato. Al lavoro era l’uomo di sempre. A fine turno, però, l’alcool era diventato il suo rifugio e allo stesso tempo il suo peggior nemico. «Ho sempre negato di avere un problema», dice ricordando i momenti più bui della sua vita. La sua discesa agli inferi è iniziata così. All’improvviso si è ritrovato a dormire per strada. Eppure, non ha mai provato paura: «È stato come se l’avessi sempre fatto». Adesso la dipendenza è un capitolo chiuso. È riuscito a uscirne in fretta, perché «quando ti ritrovi senza niente e dormi in un giardino – spiega -, vuol dire che hai toccato il fondo». Gli manca solo un lavoro, ma è questione di tempo. Intanto, l’ostello di via Marsala gli ha dato così tanto che vorrebbe restituire qualcosa tornandoci come volontario.

Qui ha incontrato persino un amico. Si chiama Fabio. Anche lui è nell’ostello “Don Luigi Di Liegro” da meno di due mesi. «Prima ero in una comunità in Calabria», racconta. La sua dipendenza è stata diversa da quella di Alberico. Sei mesi fa si è ritrovato per strada, senza casa e senza lavoro. Fabio ha 55 anni ed è un macellaio. La morte dei suoi genitori ha aperto una voragine di solitudine che ha cercato di lenire con alcuni «vizi» per cui ha speso tutto quello che aveva ricavato dalla vendita della casa in cui viveva: «La mia parte di soldi l’ho spesa male». Quando anche quelli per l’affitto sono finiti, per qualche settimana il suo letto è stato il sedile di una macchina abbandonata. Fino a quando non ha chiesto aiuto: «Ho incontrato un’assistente sociale che si è presa cura di me». Ne parla a distanza di qualche ora da un colloquio di lavoro. Anche lui ha voglia di ricominciare, senza dimenticare la vita in ostello: «Alla fine è stata una bella esperienza, perché caratterialmente ti rafforza».

In via Marsala si trova la forza di rimettere a posto i cocci rotti. Come è successo a Rosalba. Ha 52 anni e nel dormitorio ha trovato l’amore. «Non so neanche io come sia successo, mi è sembrato che fosse qui ad aspettarmi», racconta. Prima di lui, c’è stato un altro uomo. «Prendevo botte dalla mattina alla sera». L’agonia di Rosalba è durata 17 anni. Gli ultimi li ha trascorsi nell’ex baraccopoli di Grottarossa, sulla Flaminia. Adesso aspetta di fare un intervento per mettere a posto l’ultimo tassello della sua vita. Dopo, invece, progetta di andare a convivere e di trovare un lavoro. «Mi piace fare la badante, anche se adesso per volontariato sto tagliando l’erba. Mai fatto in vita mia, ma mi piace».

22 giugno 2023