Giornata rifugiato: in Europa protezione aumentata del 40%

I dati rilanciati da Ismu nella celebrazione del 20 giugno. Oltre 384mila i permessi concessi dai Paesi Ue, Germania in testa; Italia al terzo posto con 40mila esiti positivi. 4 milioni i permessi temporanei rilasciati a ucraini in fuga dalla guerra

Sono 384.245 i richiedenti asilo accolti nel 2022 dai Paesi dell’Unione europea con un permesso di protezione, pari a un +40% rispetto al 2021. Tra questi, il 44% ha ricevuto lo status di rifugiato, il 31% ha ottenuto la protezione sussidiaria e il 25% la protezione umanitaria (che include anche la protezione speciale). Rispetto al 2021, il numero di status di rifugiato concessi è aumentato del 22%, la protezione sussidiaria è cresciuta del 48% e la protezione umanitaria ha registrato l’incremento più alto con il 72%. Sono i dati diffusi dalla Fondazione Ismu in occasione della Giornata mondiale del rifugiato, che si celebra oggi, 20 giugno.

In testa alla classifica europea dell’accoglienza c’è la Germania, con il numero più alto di permessi di protezione: 160mila, pari al 41% del totale Ue. Italia al terzo posto, con 40mila esiti positivi (10%). Meglio di noi la Francia, con 50mila permessi rilasciati (13%). Quarto posto invece per la Spagna, che ha registrato 36mila esiti positivi (9%). Complessivamente, questi 4 Paesi hanno hanno accolto il 73% delle richieste di protezione a livello europeo.

Un capitolo a parte è quello degli oltre 4 milioni di permessi per protezione temporanea rilasciati a cittadini ucraini in fuga dalla guerra. Il numero più alto – 1.561.700 – è andato in Polonia. Subito dopo la Germania, che ha registrato 777mila beneficiari ucraini di protezione temporanea, e la Repubblica Ceca (458mila). L’Italia, al quinto posto in Ue, nel 2022 ha concesso 150mila permessi di protezione temporanea a ucraini che fuggivano dalla guerra.

Andando indietro, al decennio 20212 – 2022, i dati Ismu evidenziano un andamento altalenante dell’Italia riguardo agli esisti positivi, con periodi in cui la protezione ha raggiunto percentuali largamente maggioritarie dovute soprattutto alle crisi dei Paesi di origine dei richiedenti. È il caso del 2012, quando le decisioni positive sono state l’80%, per lo più permessi di protezione umanitaria a seguito degli arrivi di numerosi migranti dal Nord Africa in concomitanza delle “primavere arabe”. O del biennio 2013-2014, con il 60% di esiti positivi a seguito soprattutto delle crisi in Siria e Eritrea. In questi anni le concessioni di protezione in Italia sono risultate maggiori in termini relativi rispetto alla media Ue, i cui esiti positivi alle richieste di asilo costituivano invece il 30-40% degli esiti.

Al contrario, dal 2015 al 2020 le percentuali di decisioni positive sono state più alte nel resto dell’Unione che in Italia; in particolare nel 2016: 54% degli esiti, a fronte del 40% in Italia, dovuti soprattutto alle richieste di protezione da parte di siriani, afghani e iracheni, nazionalità che registrano i più alti tassi di riconoscimento. In Italia invece il prevalere di nazionalità africane e asiatiche con tassi di riconoscimento più bassi (Tunisia, Egitto, Bangladesh, Marocco) ha fatto registrare minori concessioni di protezione in termini relativi. Il gruppo nazionale più numeroso che ha ottenuto una qualsiasi forma di protezione nell’Ue nel 2022 è quello dei siriani, seguiti da afghani, venezuelani e iracheni, mentre in Italia sono stati soprattutto nigeriani, pakistani, afghani e bangladesi i gruppi più numerosi ad avere ricevuto esiti positivi alle domande di protezione.

Per quanto riguarda le tipologie di esito, in Italia ha prevalso fino al 2018 la protezione umanitaria, che in alcuni anni è stata riconosciuta nei due terzi degli esiti positivi; dopo il calo del 2019 – per le restrizioni introdotte a livello normativo, in parte superate nel 2020 -, è tornata ad avere un peso rilevante sotto forma di protezione speciale, fino a rappresentare nel 2022 il 55% degli esiti positivi. Le incidenze minori nel nostro Paese sono state invece registrate sempre dallo status di rifugiato – il più alto riconoscimento di protezione -: nel decennio in considerazione, in media il 20% (21% nel 2022); nell’Unione europea, al contrario, lo status di rifugiato è mediamente riconosciuto al 50% dei richiedenti a cui viene concessa una protezione (il 44% nel 2022). A fare la differenza è la nazionalità dei richiedenti asilo, che registra tassi di riconoscimento molto differenti. Basti pensare che bangladesi, pakistani, egiziani, tunisini e nigeriani, sebbene numericamente molto importanti in Italia tra i richiedenti asilo, ottengono esiti positivi alla domanda di protezione inferiori rispetto a nazionalità numericamente più numerose in altri Paesi Ue, come i siriani, gli afghani, colombiani e venezuelani. Considerando le due principali forme di protezione – rifugiato e sussidiaria – in Italia nel 2022 le nazionalità che hanno registrato la percentuale maggiore di status di rifugiato sul totale delle decisioni positive sono state quella afghana (75%), quella somala (42%), quella irachena (27%) e quella salvadoregna (24%). Nello stesso anno, nel totale dei Paesi Ue la percentuale maggiore con status di rifugiato si riscontra invece tra i turchi (91%), seguiti da eritrei (80%), cittadini della Repubblica democratica del Congo (75%), guineani (70%) e ivoriani (67%). Relativamente al riconoscimento della protezione sussidiaria – concessa generalmente a chi fugge da Paesi in guerra -, nell’Unione europea la percentuale più alta è quella dell’Ucraina (94% sul totale di esiti positivi), seguita da Siria (63%) e Mali (79%). Nel caso dei venezuelani – accolti soprattutto in Spagna – si è registrata un’alta percentuale di permessi per motivi umanitari che è presente solo in alcune legislazioni nazionali.  In Italia la protezione sussidiaria ha riguardato soprattutto ucraini, venezuelani, maliani e iracheni.

Complessivamente nel 2022 nell’Unione europea sono state prese 632.360 decisioni in prima istanza sulle domande di asilo e altre 218.260 decisioni finali a seguito di un ricorso o di una revisione. Le decisioni prese in prima istanza hanno portato a 310.400 riconoscimenti di uno status di protezione, mentre altre 73.845 persone hanno ricevuto un permesso di protezione dopo un ricorso o una revisione. I dinieghi sono stati rispettivamente 322.110 e 144.480. In totale sono state quindi esaminate in Ue oltre 850 mila richieste di protezione, in maggioranza respinte dalle commissioni (54,8%) e accolte con esito positivo nel restante 45,2%. In Italia sono state esaminate in prima istanza 53mila richieste, e quasi 20mila decisioni a seguito di ricorso o revisione per un totale di 72.395 domande esaminate. Le domande respinte sono state complessivamente 32.745, il 45.2% del totale esaminate nell’anno. Nel 2022 si è rilevata dunque una maggiore incidenza di dinieghi nella Ue rispetto a quanto avvenuto in Italia.  Nel nostro Paese le domande non accolte sono state maggioritarie tra il 2015 e il 2020, quando rappresentarono mediamente oltre il 60% degli esiti.  Il numero relativamente più elevato di esiti negativi alle domande di protezione in Italia è stato quello dei cittadini di Egitto (88% respinte sul totale esaminate), Tunisia (75%), Bangladesh (69%), Marocco (60%) e Pakistan (58%).

Ultimo punto: le richieste di asilo. In Italia nel primo trimestre 2023 sono aumentate del 72% rispetto ai primi tre mesi del 2022. Cresciuta, da gennaio a marzo 2023, la domanda di protezione da parte di cittadini di Paesi terzi: hanno presentato richiesta di asilo oltre 31mila persone, il 72% in più rispetto al primo trimestre del 2022. Le cittadinanze prevalenti tra i richiedenti asilo sono principalmente quelle del Bangladesh (18% del totale), del Pakistan (16%) e dell’Egitto (15%).

20 giugno 2023