Francesco: «Grazie per la vicinanza spirituale al Gemelli»

Primo Angelus dopo 9 giorni di ricovero per il Papa. Il ricordo delle vittime del «gravissimo naufragio in Grecia» e l’esortazione a «fare il possibile per prevenire simili tragedie»

Primo Angelus ieri, 18 giugno, per Papa Francesco, dopo i 9 giorni di ricovero al Gemelli per un intervento chirurgico all’addome. Ad attenderlo in piazza San Pietro circa 15mila fedeli, rende noto la Gendarmeria vaticana. Ed è stato anzitutto a loro che il Papa a espresso la sua gratitudine, indirizzata a «quanti, nei giorni del mio ricovero al Policlinico Gemelli, mi hanno manifestato affetto, premura e amicizia, e mi hanno assicurato il sostegno della preghiera. Questa vicinanza umana e spirituale è stata per me di grande aiuto e conforto. Grazie a tutti, grazie a voi, grazie di cuore!».

Il pontefice si è soffermato sulla vicinanza paterna di Dio, che «vuole tenerti per mano, anche quando vai per sentieri ripidi e accidentati, anche quando cadi e fai fatica a rialzarti e riprendere il cammino; Lui, il Signore, è lì, con te – ha osservato -. Anzi, spesso nei momenti in cui sei più debole puoi sentire più forte la sua presenza. Lui conosce la strada, Lui è con te, Lui è tuo Padre! Lui è mio Padre! Lui è nostro Padre!». Proprio per questo, «annunciare Dio vicino è invitare a pensarsi come un bambino, che cammina tenuto per mano dal papà: tutto gli appare diverso. Il mondo, grande e misterioso, diventa familiare e sicuro, perché il bambino sa di essere protetto. Non ha paura e impara ad aprirsi: incontra altre persone, trova nuovi amici, apprende con gioia cose che non sapeva e poi torna a casa e racconta a tutti quello che ha visto, mentre cresce in lui il desiderio di diventare grande e di fare le cose che ha visto fare dal papà. Ecco perché Gesù parte da qua, ecco perché la vicinanza di Dio è il primo annuncio: stando vicini a Dio vinciamo la paura, ci apriamo all’amore, cresciamo nel bene e sentiamo il bisogno e la gioia di annunciare».

L’esortazione, allora, è a «essere come i bambini: sederci sulle ginocchia di Dio e da lì guardare il mondo con fiducia e amore, per testimoniare che Dio è Padre, che lui solo trasforma i nostri cuori e ci dà quella gioia e quella pace che noi stessi non possiamo procurarci». E per farlo, non serve «dire tante parole, ma compiere gesti. A me lasciano sempre molto perplesso i parolai, con il loro tanto parlare e niente fare». Si tratta di vivere «la concretezza della fede», stretti al Padre, capaci di «infondere coraggio agli altri, farci vicini a chi soffre ed è solo, a chi è lontano e pure a chi ci è ostile».

Nelle parole del Papa anche il ricordo – «con grande tristezza e tanto dolore» – delle vittime del «gravissimo naufragio avvenuto nei giorni scorsi al largo delle coste della Grecia. E sembra che il mare fosse calmo – ha sottolineato -. Rinnovo la mia preghiera per quanti hanno perso la vita e imploro che sempre si faccia tutto il possibile per prevenire simili tragedie», l’appello. Ancora, Francesco ha pregato «per i giovani studenti, vittime del brutale attacco avvenuto contro una scuola nell’ovest dell’Uganda. Questa lotta, questa guerra dappertutto… preghiamo per la pace!». Quindi l’invito a «perseverare nella preghiera per la popolazione della martoriata Ucraina – non dimentichiamola! – che soffre tanto».

19 giugno 2023