Ancora un naufragio nell’Egeo

Affondato un peschereccio con 700 migranti a bordo. Recuperati 59 corpi. Tratti in salvo in 104. Ripamonti (Centro Astalli): «Vite sacrificabili per proteggere i confini»

Naufragato nel mar Egeo, davanti alle coste del Peloponneso, un peschereccio con a bordo 700 migranti, partito dalla Libia e diretto in Italia, è naufragato provocando decine di morti e dispersi. Avvistato e avvicinato giorni fa a largo della Grecia, non è stato soccorso né portato in salvo. Il governatore della regione del Peloponneso Panagiotis Nikas parla di 750 migranti a bordo; secondo altre fonti erano 400. In ogni caso, finora sono stati recuperati 59 corpi. Salvati 104 profughi.

Per il Centro Astalli, si tratta di «un’ecatombe che l’Europa avrebbe potuto e dovuto evitare. A pochi giorni dal nuovo Patto Ue per la migrazione e l’asilo, la vacua retorica securitaria e l’ipocrita propaganda emergono davanti al terribile naufragio in cui hanno perso la vita esseri umani in cerca di salvezza». Secondo la struttura dei Gesuiti, si continua a morire alle frontiere d’Europa perché «non vi è un’azione comune di ricerca e soccorso dei migranti ma si continuano a investire risorse sulla chiusura e l’esternalizzazione delle frontiere, facendo accordi con Paesi di transito illiberali e antidemocratici». Ancora, «manca la volontà degli Stati europei di istituire vie d’accesso legali e sicure per chi cerca protezione in Europa, unico vero strumento per contrastare il traffico e la tratta di esseri umani» e «non si ha il coraggio e l’intelligenza politica di varare un piano europeo per l’accoglienza e la redistribuzione di richiedenti asilo e rifugiati nei 27 Stati membri che superi il Regolamento di Dublino e che non sia gestito solo su base volontaria».

A fare sintesi è il presidente del Centro Astalli padre Camillo Ripamonti. «L’Europa – afferma – continua a proteggere i confini e a difendersi da coloro che sono le vittime di un mondo ingiusto. Dovremmo aver imparato negli anni, ormai troppi, che non si fermano gli arrivi ostacolando le partenze, rendendo più difficoltosi i viaggi. L’unico risultato di queste politiche è l’aumento delle morti alle frontiere. La drammatica e cinica conclusione di questo agire è che di fatto riteniamo alcune vite sacrificabili», conclude.

14 giugno 2023