Violenza contro le donne: arriva la stretta del governo

Varato dal Consiglio dei ministri il ddl con un pacchetto di misure che potenziano le norme penali in vigore, agevolandone e velocizzandone l’applicazione e sviluppando le misure a carattere preventivo. Ora la palla passa al Parlamento, per l’iter di approvazione

«Interrompere il ciclo della violenza» e soprattutto «agire tempestivamente ed efficacemente». Il ministro per la Famiglia, natalità e pari opportunità Eugenia Roccella descrive così, in conferenza stampa, il filo conduttore delle norme contenute nel disegno di legge approvato mercoledì 7 giugno dal Consiglio dei ministri. Sostanzialmente, una stretta del governo contro la violenza sulle donne, per la quale verrà richiesta al Parlamento la procedura d’urgenza. “Disposizioni per il contrasto alla violenza sulle donne e contro la violenza domestica”: questo il titolo del ddl, che ora sarà presentato in Parlamento per l’iter di approvazione.

Rafforzate, anzitutto, le misure cautelari, dal braccialetto elettronico al distanziamento fissato a 500 metri non solo dall’abitazione della vittima ma anche dai luoghi che abitualmente frequenta, fino all’ammonimento – con la possibilità del ritiro di eventuali armi, anche se possedute legalmente – e all’arresto in flagranza differita  per chi sarà individuato, in modo inequivocabile, quale autore di condotte perseguibili (violazione dei provvedimenti di allontanamento dalla casa familiare e del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa; maltrattamenti in famiglia; atti persecutori), sulla base di documentazione video-fotografica o che derivi da applicazioni informatiche o telematiche. Nella nota esplicativa diffusa da Palazzo Chigi si fa l’esempio concreto delle chat o della condivisione di una posizione geografica. L’arresto deve essere compiuto non oltre il tempo necessario alla sua identificazione e, comunque, entro le 48 ore dal fatto.

Tra gli obiettivi del provvedimento c’è anche quello di ridurre i tempi di tutte le fasi dei procedimenti, viste anche alcune recenti condanne da parte della Corte europea dei diritti dell’uomo. Al pubblico ministero infatti vengono concessi 30 giorni per valutare il rischio e decidere sulla necessità di applicazione delle misure cautelari. Altri 30 giorni vengono quindi concessi perché il giudice possa poi metterle in atto. Ma non basta: la scelta è quella di puntare sulla formazione. Lo spiega il ministro Roccella: «Abbiamo stabilito che il magistrato debba essere abbastanza specializzato e che questo tipo di processi siano affidati sempre agli stessi magistrati in modo che sviluppino le competenze con una formazione sul campo», afferma.

Sempre guardando all’obiettivo della tempestività, i reati di specie verranno inseriti nell’elenco di quelli considerati prioritari. Inoltre è prevista la possibilità per la vittima, o gli eredi, in stato di bisogno di chiedere una provvisionale sulla liquidazione definitiva dell’indennizzo proprio per consentire a chi è stato offeso di non dover attendere la fine dell’iter giudiziario. Garantita anche la costante informazione delle vittime sia sui tempi di custodia dell’aggressore che sulla presenza nella propria città dei centri antiviolenza.

Tutto questo però non basta, puntualizza ancora Roccella, «se non viene accompagnato da un cambiamento culturale e se non c’è una presa di coscienza delle nuove generazioni». Per questo nel prossimo autunno, in occasione della Giornata contro la violenza sulle donne, il 25 novembre, le vittime porteranno la loro testimonianza nelle scuole,  testimonieranno la loro esperienza direttamente nelle scuole. Dal ministro della Giustizia Carlo Nordio anche l’ipotesi di portare la testimonianza delle vittime di reati nelle carceri, «in modo da far capire ai detenuti la gravità fisica, morale e psicologica di questi comportamenti odiosi». Il ministro per la famiglia lo ribadisce con forza: occorre lavorare su «una consapevolezza crescente che dobbiamo assolutamente alimentare».

9 giugno 2023