Carcere: 380 i ragazzi negli Istituti penali per minorenni

I dati del Rapporto Antigone: è il 2,7% di quelli in carico alla giustizia minorile. Meno di uno su 5 ha commesso reati contro la persona. Gli stranieri più facilmente ristretti

Sono 380 i ragazzi ristretti negli Istituti penali per minorenni, secondo il diciannovesimo Rapporto di Antigone sulle condizioni di detenzione, presentato questa mattina, 30 maggio, a Roma: 180 i minori, 200 i giovani adulti, 12 le ragazze. Sono 380 i ragazzi detenuti negli Istituti penali per minorenni (Ipm) al 15 marzo 2023 (tra cui solo 12 ragazze), pari al 2,7% del totale dei ragazzi in carico ai servizi della giustizia minorile. I minori in Ipm sono 180, mentre sono 200 i giovani adulti tra i 18 e i 25 anni che hanno commesso il reato da minorenni. I ragazzi stranieri sono il 46,8% del totale dei ragazzi detenuti, ovvero 178. Tra loro, le ragazze sono 5.

16 sono gli Ipm attivi. La grandezza delle carceri varia attualmente dalle 54 presenze di Nisida alle 5 di Pontremoli, unico Ipm interamente femminile d’Italia. A Roma troviamo 48 ragazzi, a Torino 34, ad Airola 31, a Milano 27. Dall’altro lato troviamo 8 ragazzi a Cagliari, 9 a Caltanissetta, 11 a Catanzaro, 13 a Firenze. L’Ipm di Treviso, la cui riapertura era annunciata per la fine di febbraio, è ancora chiuso.

Se si guarda ai motivi degli ingressi in carcere nel corso del 2022, si vede come il 77,7% di essi è avvenuto per custodia cautelare. Quanto ai reati che conducono i ragazzi in Ipm solo 18,9% dei reati che hanno comportato la carcerazione ha riguardato reati contro la persona, ovvero la categoria generalmente più seria. Mentre addirittura il 61,2% di essi ha riguardato la meno grave categoria dei reati contro il patrimonio.

I ragazzi stranieri sono meno garantiti degli italiani dalla presenza di reti familiari e sociali esterne. Se nel 2022 gli stranieri sono stati il 22% dei ragazzi complessivamente avuti in carico dai servizi della giustizia minorile, sono stati invece il 38,7% dei collocamenti in comunità, fino ad arrivare a essere il 51,2% degli ingressi in carcere. Più la misura è contenitiva, maggiore è la percentuale dei ragazzi stranieri.

Il diritto all’istruzione. Nell’anno scolastico 2021-2022 sono stati erogati 1.735 corsi scolastici, per un totale di 17.324 persone iscritte, pari al 31,6% delle persone detenute presenti a fine periodo. Tra gli iscritti, 7.550 erano stranieri, impegnati quasi per la metà in corsi di alfabetizzazione e apprendimento della lingua italiana. Altissima la dispersione scolastica, dovuta anche a trasferimenti e problemi organizzativi: meno della metà dei detenuti iscritti a corsi scolastici (48,8%) ha ottenuto la promozione. Dalla nostra rilevazione diretta emerge come ci siano istituti dove la percentuale di detenuti iscritti a corsi scolastici supera il 60%, come la Casa di Reclusione di San Gimignano (84,5%), la Casa Circondariale di Treviso (77,2%), la Casa Circondariale di Rimini (73 %), la Casa di Reclusione di Volterra (66,2%) e la Casa di Reclusione di Spoleto (65%), mentre in altri la percentuale di iscritti sia molto bassa. Tra questi segnaliamo la Casa Circondariale di Belluno (1,6%), la Casa Circondariale di Brindisi (5%), la Casa Circondariale di Napoli Poggioreale (6,9%) e la Casa Circondariale dell’Aquila (7,3%). I detenuti iscritti all’università sono stati nell’anno accademico 2021-2022 ben 1.114 (tra cui 45 donne), cui si aggiungono 132 iscritti fra le persone in esecuzione penale esterna. Il numero dei detenuti iscritti all’università è in crescita (erano 796 nell’anno accademico 2018-19). L’86% degli iscritti ha optato per un corso di laurea triennale. 39 le lauree conseguite nel corso del 2021. (Antonella Patete)

30 maggio 2023