Francesco: «Compiamo passi coraggiosi affinché giustizia e pace scorrano sulla Terra»

L’esortazione contenuta nel messaggio per la Giornata del Creato, che si celebra il 1° settembre. «Trasformare le politiche pubbliche che governano le nostre società»

“Che scorrano la giustizia e la pace”: è il tema di quest’anno – ispirato dalle parole del profeta Amos – del Tempo ecumenico del Creato, a cui guarda Francesco nel suo messaggio per la Giornata mondiale di preghiera per la cura del Creato, che si celebra il 1° settembre, diffuso oggi, 25 maggio, dalla Santa Sede. «Dio vuole che regni la giustizia, che è essenziale per la nostra vita di figli a immagine di Dio come l’acqua lo è per la nostra sopravvivenza fisica – scrive il Papa -. Questa giustizia deve emergere laddove è necessaria. Dio vuole che ciascuno cerchi di essere giusto in ogni situazione, che si sforzi sempre di vivere secondo le sue leggi e di rendere quindi possibile alla vita di fiorire in pienezza». Solo così, «mantenendo una giusta relazione con Dio, l’umanità e la natura, la giustizia e la pace possono scorrere, come una corrente inesauribile di acqua pura, nutrendo l’umanità e tutte le creature».

Ricordando un momento vissuto la scorsa estate – un pellegrinaggio sulle sponde del Lago Sant’Anna, nella provincia di Alberta, in Canada -, il pontefice ha osservato che, «immersi nel creato», è possibile ascoltare «il battito materno della terra. E così come il battito dei bimbi, fin dal grembo, è in armonia con quello delle madri, così per crescere da esseri umani abbiamo bisogno di cadenzare i ritmi della vita a quelli della creazione che ci dà vita». Quindi, l’invito: «In questo Tempo del Creato, soffermiamoci su questi battiti del cuore: il nostro, quello delle nostre madri e delle nostre nonne, il battito del cuore creato e del cuore di Dio. Oggi essi non sono in armonia, non battono insieme nella giustizia e nella pace – osserva Francesco -. A troppi viene impedito di abbeverarsi a questo fiume possente. Ascoltiamo pertanto l’appello a stare a fianco delle vittime dell’ingiustizia ambientale e climatica, e a porre fine a questa insensata guerra al creato».

Necessaria, per Bergoglio, quella «conversione ecologica» alla quale invitava già Giovanni Paolo II. «Contribuiamo al fiume potente» della giustizia e della pace nel Tempo del Creato , l’esortazione, «trasformando i nostri cuori. È essenziale se si vuole iniziare qualsiasi altra trasformazione». Significa rinnovare «il rapporto con il creato, affinché non lo consideriamo più come oggetto da sfruttare, ma al contrario lo custodiamo come dono sacro del Creatore». Nell’analisi offerta dal Papa, «un approccio d’insieme richiede di praticare il rispetto ecologico su quattro vie: verso Dio, verso i nostri simili di oggi e di domani, verso tutta la natura e verso noi stessi».

Riguardo alla prima di queste dimensioni, «Benedetto XVI ha individuato un’urgente necessità di comprendere che Creazione e Redenzione sono inseparabili», si legge nel messaggio. Durante «la liturgia e la preghiera personale nella “grande cattedrale del creato” – l’invito di Francesco – ricordiamo il Grande Artista che crea tanta bellezza e riflettiamo sul mistero della scelta amorosa di creare il cosmo». In secondo luogo, «contribuiamo al flusso di questo potente fiume trasformando i nostri stili di vita. Partendo dalla grata ammirazione del Creatore e del creato, pentiamoci dei nostri “peccati ecologici” – esorta -, come avverte il mio fratello, il patriarca ecumenico Bartolomeo». Peccati che «danneggiano il mondo naturale e anche i nostri fratelli e le nostre sorelle». L’esortazione, allora, è ad adottare «stili di vita con meno sprechi e meno consumi inutili, soprattutto laddove i processi di produzione sono tossici e insostenibili. Cerchiamo di essere il più possibile attenti alle nostre abitudini e scelte economiche – scrive Francesco -, così che tutti possano stare meglio: i nostri simili, ovunque si trovino, e anche i figli dei nostri figli. Collaboriamo alla continua creazione di Dio attraverso scelte positive: facendo un uso il più moderato possibile delle risorse, praticando una gioiosa sobrietà, smaltendo e riciclando i rifiuti e ricorrendo ai prodotti e ai servizi sempre più disponibili che sono ecologicamente e socialmente responsabili».

Non solo. Affinché «il potente fiume» della giustizia e della pace nel Tempo del Creato «continui a scorrere, dobbiamo trasformare le politiche pubbliche che governano le nostre società e modellano la vita dei giovani di oggi e di domani. Politiche economiche che favoriscono per pochi ricchezze scandalose e per molti condizioni di degrado decretano la fine della pace e della giustizia», avverte infatti il pontefice, che, guardando al «debito ecologico» delle nazioni più ricche, esorta i leader mondiali che parteciperanno alla Cop 28 di Dubai – dal 30 novembre al 12 dicembre – ad «ascoltare la scienza e iniziare una transizione rapida ed equa per porre fine all’era dei combustibili fossili. Secondo gli impegni dell’Accordo di Parigi per frenare il riscaldamento globale – osserva -, è un controsenso consentire la continua esplorazione ed espansione delle infrastrutture per i combustibili fossili». Di qui l’invito: «Alziamo la voce per fermare questa ingiustizia verso i poveri e verso i nostri figli, che subiranno gli impatti peggiori del cambiamento climatico. Faccio appello a tutte le persone di buona volontà affinché agiscano in base a questi orientamenti sulla società e sulla natura».

Nel messaggio Francesco ricorda anche che quest’anno la chiusura del Tempo del Creato, il 4 ottobre – festa di san Francesco -, coinciderà con l’apertura del Sinodo sulla sinodalità. «Come un bacino fluviale con i suoi tanti affluenti, la Chiesa è una comunione di innumerevoli Chiese locali, comunità religiose e associazioni che si alimentano della stessa acqua – riflette il Papa -. Ogni sorgente aggiunge il suo contributo unico e insostituibile, finché tutte confluiscono nel vasto oceano dell’amore misericordioso di Dio. Come un fiume è fonte di vita per l’ambiente che lo circonda – prosegue -, così la nostra Chiesa sinodale dev’essere fonte di vita per la casa comune e per tutti coloro che vi abitano. E come un fiume dà vita a ogni sorta di specie animale e vegetale, così una Chiesa sinodale deve dare vita seminando giustizia e pace in ogni luogo che raggiunge». Quindi, in conclusione, ancora un invito: «In questo Tempo del Creato, come seguaci di Cristo nel nostro comune cammino sinodale, viviamo, lavoriamo e preghiamo perché la nostra casa comune abbondi nuovamente di vita. Lo Spirito Santo aleggi ancora sulle acque e ci guidi a “rinnovare la faccia della terra” (cfr Sal 104,30)».

25 maggio 2023