In Bangladesh e Myanmar «milioni di bambini a rischio»

Sos di Unicef dopo il ciclone Mocha, che ha colpito i due Paesi. «Il peggio è passato ma il rischio di frane resta alto». Paura anche per le malattie trasmesse dall’acqua

Il ciclone Mocha, che nella giornata di domenica 14 maggio ha colpito parti del Bangladesh e del Myanamr, si è lasciato alle spalle una «scia di distruzione» che «sta causando gravi difficoltà alla vita di milioni di bambini e famiglie vulnerabili, tra cui molti che già vivono in condizioni disastrose». A lanciare l’allarme è l’Unicef, sottolineando che «anche se il peggio della tempesta è passato, il rischio di frane rimane alto e ulteriori pericoli, tra cui le malattie trasmesse dall’acqua, probabilmente aumenteranno nei prossimi giorni». Nelle parole del direttore generale Catherine Russell, «alcuni dei bambini e delle famiglie più vulnerabili del mondo sono, ancora una volta, al centro di una crisi che non hanno creato loro. Le aree più colpite dalla tempesta ospitano comunità che già vivono conflitti, povertà, instabilità e shock climatici e ambientali. Mentre valutiamo e rispondiamo con urgenza ai bisogni immediati dei bambini in seguito a questo ciclone – aggiunge -, sappiamo con certezza che il modo migliore per salvare e migliorare le vite dei bambini e delle loro famiglie è trovare soluzioni a lungo termine».

Stando ai dati del Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia, la situazione è «particolarmente preoccupante» in Myanmar, dove «più di 16 milioni di persone – 5,6 milioni delle quali bambini – tra cui 1,2 milioni di sfollati interni di etnia rohingya, rakhine e di altre comunità, si sono trovati sulla traiettoria del ciclone nello Stato di Rakhine e in alcune località del nord-ovest, tra cui lo Stato di Chin e le regioni di Sagaing e Magway. Le aree sono basse e altamente soggette a frane e inondazioni». Difficile valutare l’entità dei danni, «soprattutto a causa dell’interruzione dei servizi di trasporto e di telecomunicazione e dell’inaccessibilità di alcune strade a causa della caduta di alberi e detriti. Tuttavia, secondo i primi rapporti, tra le vittime della tempesta ci sarebbero anche dei bambini».

In Bangladesh, dove si trova il più grande campo profughi del mondo a Cox’s Bazar, «un milione di rifugiati rohingya ha affrontato il peso delle forti tempeste, metà dei quali bambini. I campi profughi sono tra i luoghi più affollati del pianeta, esponendo i bambini a condizioni di malattia, malnutrizione, abbandono, sfruttamento e violenza – rilevano dall’Unicef -. I campi sono anche soggetti a smottamenti e i bambini vivono in fragili rifugi temporanei». Da qui hanno dovuto subire il ciclone Mocha, la tempesta più forte mai registrata nell’Oceano Indiano settentrionale, insieme al ciclone tropicale Fani del 2019. Sebbene Cox’s Bazar sia stato risparmiato dall’occhio del ciclone, «migliaia di persone sono state colpite e molti rifugi temporanei, strutture e infrastrutture messe a disposizione dei rifugiati si sono allagati e sono gravemente danneggiati a causa dei forti venti e delle piogge».

In questo contesto, è «fondamentale» l’accesso umanitario tempestivo e urgente alle aree colpite in entrambi i Paesi. L’Unicef è sul campo per valutare i bisogni e fornire aiuti d’emergenza. Insieme ai partner locali, sta preposizionando e dispiegando le forniture in Bangladesh e Myanmar per potenziare i servizi di risposta, tra cui acqua e servizi igienici, protezione dell’infanzia, salute, nutrizione e istruzione.

17 maggio 2023