Francesco: «Mai la guerra ha dato sollievo alla vita degli uomini»

Il messaggio del Papa al convegno organizzato a 60 anni dalla Pacem in Terris. De Donatis: «Una visione della pace costruita “nella verità, nella giustizia, nell’amore, nella libertà”». Ricchiuti (Pax Christi): «Non rassegnarsi agli eventi come se fossero impossibili strade diverse»

Dal punto di vista storico, quanto è attuale la Pacem in Terris, ultima enciclica di Giovanni XXIII pubblicata nel 1963? Cosa ha insegnato? Per Papa Francesco, dopo sessant’anni «l’umanità non sembra aver fatto tesoro di quanto la pace sia necessaria». Nel messaggio inviato ieri, 11 maggio, ai partecipanti al convegno internazionale “Pace tra le genti. A 60 anni dalla Pacem in Terris”, promosso dalla Pontificia Università Lateranense e dal dicastero per lo Sviluppo umano integrale, Bergoglio evidenzia che in un mondo segnato dalla «terza guerra mondiale a pezzi» è evidente «come l’egoismo di pochi e gli interessi sempre più limitati di alcuni inducono a pensare di poter trovare nelle armi la soluzione a tanti problemi o a nuove esigenze, come pure a quei conflitti che emergono nella realtà della vita delle nazioni». Mai, sottolinea il Papa, «la guerra ha dato sollievo alla vita degli esseri umani, mai ha saputo guidare il loro cammino nella storia, né è riuscita a risolvere conflitti e contrapposizioni emersi nel loro agire».

I lavori del convegno – che si concludono oggi, 12 maggio – sono stati introdotti dal cardinale vicario Angelo De Donatis, Gran cancelliere della Lateranense, per il quale l’enciclica «propone una visione della pace che è costruita “nella verità, nella giustizia, nell’amore, nella libertà”, come altrettanti valori che ognuno di noi deve vivere e promuovere. Un appello che merita di essere non solo compreso o commentato, ma che domanda di essere costruttori della vera pace nella pienezza del suo significato e dei suoi effetti».

Pacem in Terris segnò una svolta nella vita del movimento Pax Christi divenendone la “magna charta”. Pace, giustizia e rispetto dei diritti umani intesi come un unicum, nell’enciclica, furono alla base dell’impegno di don Tonino Bello, quarto presidente di Pax Christi Italia. A 60 anni dal documento e a 30 dalla morte di don Tonino, il rischio è quello di «rassegnarsi», ha osservato l’attuale presidente, l’arcivescovo Giovanni Ricchiuti, intervenendo alla tavola rotonda con i responsabili di movimenti e associazioni che quotidianamente si occupano del tema della pace sul territorio. «Le comunità ecclesiali non sono ancora così mature da mettere sullo stesso livello la preoccupazione catechetica, liturgica e caritativa con il tema della non violenza – ha aggiunto -. Non ci dobbiamo rassegnare al corso degli eventi come se fosse impossibile percorrere strade diverse». L’attenzione e la grande sensibilità dimostrate subito dopo lo scoppio della guerra in Ucraina «stanno lentamente scivolando in una rassegnazione – ha aggiunto il presule -. Noi come movimento per la pace abbiamo bisogno di ricompattarci e di diffondere una cultura della pace non solo in termini di religiosità ma di umanità». Andrea Michieli, direttore dell’Istituto di Diritto internazionale della pace “Giuseppe Toniolo”, ha rilanciato la proposta dell’istituzione del ministero della Pace, condivisa dal mondo cattolico. «Nella logica promozionale della Costituzione – ha detto – non lo abbiamo mai avuto. Per fare la pace bisogna organizzare la pace ed è necessario che l’indirizzo politico di questo Paese abbia un luogo deputato a questo».

Durante la tavola rotonda, moderata da Giulio Alfano, docente della Pontificia Università Lateranense e delegato per il ciclo di studi in Scienze della pace, è stata ricordata la Marcia per la pace Perugia-Assisi che si terrà il 21 maggio con il motto “Trasformiamo il futuro. Costruiamo assieme un mondo più umano”. «Sarà una marcia delle scuole e delle università – ha annunciato Flavio Lotti, coordinatore del comitato promotore -. Prenderanno la parola solo i ragazzi, dalla scuola primaria all’università, ai quali consegniamo la marcia». Un passaggio di testimone che arriva nell’ambito di un cammino di educazione civica, svoltosi quest’anno nelle scuole con l’ausilio del “Quaderno degli esercizi di pace”, ideato per il primo e secondo ciclo di studi per educare a fare la pace. Per un mondo senza violenze «non esiste una risposta predefinita». La strada maestra «è il dialogo», ha aggiunto Franco Vaccari, fondatore e presidente di Rondine Cittadella della Pace.

12 maggio 2023