Gli appelli del Papa per la pace attraverso il “megafono” delle associazioni

Fabrizio Truini (Pax Christi Roma) fa il punto, dopo le parole di Francesco sulla missione di pace per l’Ucraina. Il ricordo di don Tornino Bello, a 30 anni dalla morte, e l’impegno per il disarmo nucleare, con il documento “Ripesaci Italia”

Papa Francesco nel viaggio di ritorno da Budapest, domenica 30 aprile, ha parlato di una missione, non ancora pubblica, per cercare una strada di pace per l’Ucraina. Non è sfuggito il fatto che abbia ricevuto, alla vigilia del viaggio, il primo ministro ucraino e poi si sia incontrato con Hilarion in Ungheria e quindi, durante l’udienza di mercoledì scorso, con Antonij, ovvero l’ex e l’attuale “ministro degli Esteri” del Patriarcato di Mosca. Quest’ultimo era in Italia per «una visita di lavoro» durante la quale ha incontrato l’arcivescovo Claudio Gugerotti, prefetto del dicastero per Chiese orientali. Eppure, le reazioni alle parole del Papa sono state piuttosto fredde, basti pensare alle dichiarazioni del responsabile della politica estera dell’Unione europea Josep Borrell a Firenze.

Che ne pensa Fabrizio Truini, coordinatore del Punto Pace di Pax Christi a Roma, già responsabile, fin dall’inizio, 26 anni fa, del programma di Raiuno “A Sua Immagine”?
Anche a me sembra che i tentativi del Papa non siano accolti – a conti fatti – con molto favore dalle diplomazie internazionali, anche se spero che i tentativi di pace, da qualunque parte provengano, a maggior ragione se dalla Santa Sede, portino al più presto alla pace. Sicuramente come cristiano sono addolorato che le parole del pontefice non abbiano trovato subito un’accogliente udienza. Sono abbastanza vecchio per ricordarmi che il “grido di pace” lanciato da Papa Giovanni nel 1962, quando le flotte russe e statunitensi si stavano incrociando con il pericolo che scoppiasse la guerra nucleare, fu subito accolto dai presidenti russo e americano. Oggi le cose sono molto più complicate. Non a caso il Papa da tempo parla di una “guerra mondiale a pezzi”, per risolvere la quale occorrerebbe una conferenza mondiale sotto l’egida dell’Onu. Non ci resta che sperare. E in quanto cristiani, pregare “Cristo Gesù, nostra pace”.

Qual è concretamente l’impegno dell’associazionismo cattolico a favore della pace?
A me pare che in Italia le associazioni cattoliche abbiano fatto propri i continui appelli di Papa Francesco, partecipando anche alle manifestazioni che si sono succedute un po’ ovunque, in particolare a Roma. Ricordo in particolare l’assemblea del marzo scorso alla Domus Mariae durante la quale oltre 40 associazioni chiesero che anche il governo italiano firmasse l’appello “Ripensaci Italia” per il disarmo nucleare, indicato dall’Onu come primo passo per iniziare un progressivo disarmo. Perché questo è il fine ultimo di ogni azione di pace. Il cristiano dovrebbe accogliere l’invito di Gesù a “rimettere la spada nel fodero”.

Ogni guerra lascia dietro di sé uno strascico di morte, dolore e distruzione. Cosa sarà necessario fare per ricostruire i cuori una volta finito questo orrore?
La cosa principale, a mio parere, è pregare e agire per evitare la violenza a iniziare da sé stessi. Per esempio con l’obiezione fiscale minima di non dare i nostri soldi alle “banche armate”, cioè a quelle banche che investono sulle industrie produttrici di armi. L’economia cambia, e c’è una guerra economica, se cambia l’uso che facciamo del nostro portafoglio. Ma questo esige una coscienza avvertita, che forse ancora non abbiamo. Da qui l’opportunità di pregare anche nelle chiese per comprendere quali sono le esigenze della pace.

Da pochi giorni è stato celebrato il 30º anniversario della morte di don Tonino Bello. Qual è il modo migliore per continuare il suo impegno per la pace?
Quando mi richiami don Tonino, mi viene un tuffo al cuore. Lo conobbi tanti anni fa in un convegno sulla pace tenuto a Firenze, al quale partecipavano anche il vescovo Luigi Bettazzi, padre Ernesto Balducci, padre David Maria Turoldo e monsignor Chiavacci. Tornando a Roma in treno potei parlare con don Tonino, che sorridendo, ma in modo determinato, mi intimò di iscrivermi a Pax Christi, che presiedeva. Ovviamente gli ho obbedito con grande fervore: come si fa a non ascoltare un grande santo! Così, man mano, ho condiviso la strada della nonviolenza attiva che grazie a lui Pax Christi ha percorso con sempre maggior convinzione. E non posso dimenticare quanto affermava su Gesù, che egli considerava «il fondatore della nonviolenza».  Credo perciò che per arrivare alla vera pace i cristiani debbano seguire i suoi insegnamenti e quelli di Papa Francesco, che spesso ricorda don Tonino, entrambi fedeli interpreti del messaggio evangelico.

5 maggio 2023