Lettera dei Maristi di Aleppo: «Non abituatevi all’orrore»

La denuncia dei religiosi: «La Siria si svuota del suo popolo, soprattutto dei suoi cristiani. Essi sono diventati i “rifugiati” che vi disturbano tanto»

La denuncia dei religiosi: «La Siria si svuota del suo popolo, soprattutto dei suoi cristiani. Essi sono diventati i “rifugiati” che vi disturbano tanto»

Arriva da Aleppo l’ultima Lettera dei Maristi Blu, firmata a nome della comunità da Nabil Antaki, datata 8 settembre. A fare da incipit, il timore che «a forza di leggere le atrocità che sono commesse in Siria voi perdiate la vostra capacità d’indignazione, che vi rassegniate ad accettare l’inaccettabile, e di fatto,che tutti noi partecipiamo alla banalizzazione dell’orrore. Tuttavia non possiamo non raccontare e condividere con voi le sofferenze del nostro popolo».

In città, scrive padre Antaki, «manca l’acqua e gli Aleppini hanno avuto molta sete e molto caldo quest’estate». Questo non per cause naturali: «Siamo rimasti in balia delle bande armate che hanno deciso di lascarci senza acqua (con 40 gradi all’ombra) per numerose settimane». E racconta di file d’attesa «molto lunghe» davanti ai rubinetti alimentati dai pozzi che esistono in giardini pubblici, chiese e moschee. Da parte loro, «le autorità non hanno trovato altra soluzione che realizzare un programma di perforazione di 80 pozzi. Aleppo – si legge nella lettera – è diventata una groviera, e gli Aleppini cominciano a dimenticare cosa sia l’acqua corrente». Un anno fa – la denuncia dei religiosi – «per questo stesso crimine, in molti avete protestato e così anche i media. Oggi, con la ripetizione del crimine, esso è diventato banale nessuno ne parla più».

Ad Aleppo manca anche l’elettricità, che viene fornita solo 1 ora al giorno. «Due anni fa, quando l’avevamo 4 ore al giorno, avevate protestato contro questi gruppi armati alleati dei vostri governi che interrompevano intenzionalmente la fornitura di elettricità. In seguito le cose sono peggiorate ma non se ne parla più, perché è divenuto banale e ordinario». E la lettera continua con un lungo elenco di violenze, distruzioni, abusi, rapimenti tanto frequenti da essere diventati «banali»: «Nessuno dice niente». La Siria, continua il religioso, «si svuota del suo popolo, soprattutto dei suoi cristiani. Essi sono diventati i “rifugiati” che vi disturbano tanto. Bisogna ascoltarli quando raccontano le loro sofferenze e i pericoli che affrontano per arrivare clandestinamente in Europa. “Non hanno che da rimanere a casa loro”, direte. Ma da loro è l’inferno, il caos, la morte». Non sono, prosegue ancora padre Antaki, dei “migranti” «come vi piace chiamarli per sollevare la vostra coscienza, sono dei rifugiati; se poi i rifugiati vi disturbano così tanto, pensateci bene la prossima volta prima di scatenare la guerra nei loro Paesi. Nel frattempo fermate quella che avete scatenato in Siria e vedrete esaurirsi il fiume dei rifugiati che vi disturbano, poiché la gente preferisce di gran lunga rimanere nel proprio Paese e conservare la propria dignità.

Nella lettera vengono ricordate anche le migliaia di rifugiati morti per annegamento o asfissia. «Non vi siete indignati che quando i vostri media vi hanno mostrato l’immagine straziante e mediatizzata del piccolo Aylan su una spiaggia turca. Bisognava farlo prima e anche adesso, dopo questo dramma. Ma morire in mare è diventato talmente banale!». Davanti a tante «sofferenze e morti, distruzioni e drammi, noi, Maristi Blu, non potevamo restare con le mani in mano. Noi denunciamo, attiriamo l’attenzione, rifiutiamo l’inaccettabile, protestiamo, informiamo e agiamo». A cominciare dalla crisi dell’acqua, per far fronte alla quale i religiosi, con l’aiuto di tre «associazioni amiche occidentali», hanno acquistato 3 furgoncini attrezzati con serbatoi da mille  a 2mila litri d’acqua, una pompa d un piccolo generatore. «Abbiamo anche comprato serbatoi da 250 litri che abbiamo installato presso le famiglie sfollate» e iniziato il programma “Io ho sete”, riempiendo più volte al giorno i serbatoi dei furgoncini presso i pozzi artesiani di una chiesa e andando a svuotarli in quelli delle famiglie sfollate o dei volontari.

Latte in polvere o per lattanti, pasti caldi, pacchi alimentari mensili, ma anche ricerca di alloggi per gli sfollati o contributi alle spese di operazioni chirurgiche o ricoveri. L’impegno dei religiosi accanto alla popolazione assume i volti e le forme di un’emergenza che dura da oltre 4 anni. Senza dimenticare la cura dei più piccoli. Anche quest’estate infatti, «come tutte le estati», i religiosi hanno organizzato diverse «colonie di vacanze» per i bambini che partecipano ai diversi progetti dei Maristi, che «hanno passato alcune settimane di gioia dimenticando la guerra e le privazioni» e anche gli adolescenti «hanno approfittato delle vacanze scolastiche per vivere dei progetti molto belli». Ma il ricordo di padre Antaki va anche alle famiglie sfollate o di volontari «fuggiti dalla Siria per l’Europa prendendo le vie illegali dei clandestini attraverso le frontiere e la navigazione nel Mediterraneo. Noi non abbiamo lezioni da dare loro quando vengono a chiederci consiglio, né rimproveri da fare – commenta -. È già un successo avere resistito per quattro anni e mezzo. Tutt’al più preghiamo che arrivino sani e salvi senza troppe sofferenze».

Da ultimo, un’esortazione, con le parole usate per rispondere alle domande di una giornalista canadese, rivolta ai cittadini europei o amenicani. «Prima di tutto – scrive il religioso – non perdete la vostra facoltà d’indignazione di fronte al dramma siriano e alla sofferenza dei siriani, denunciate gli atti barbari,non abituatevi all’orrore, evitate che la ripetizione delle denunce banalizzino gli atti denunciati. Dichiarate la vostra solidarietà – continua – con coloro che hanno fame, sete, che sono malati e feriti, sfollati o rifugiati sulle strade o in mare. Considerate i rifugiati come essere umani che scappano dalla guerra e dalla morte e non deimigrantiche vengono a cercare una vita migliore presso di voi. Abbiate un cuore ospitale e generoso». Ancora, «informate, lottate contro la disinformazione praticata da certi media, fate pressione sui vostri eletti e i vostri responsabili perché cambino la loro politica al fine diarrivare ad un soluzione dramma siriano per salvare ciò che è possibile della Siria e delsuo tessuto sociale. Dopo,e soltanto dopo, donate generosamente per aiutare e soccorrere».

17 settembre 2015