Naufragio di Crotone, gli Scalabriniani: «Rimettere al centro la dignità della persona»

La dichiarazione, dopo «l’ennesima strage di migranti nel Mediterraneo». L’invito a costruire «nuove politiche capaci di garantire la libertà di migrare, non di far emigrare»

«L’ennesima strage di migranti morti nel Mediterraneo» nella notte tra sabato 25 e domenica 26 febbraio «sembra veicolare il messaggio che non ci interessa il fatto che siano morte decine di persone, tra cui molte donne e bambini, ma le nostre spiegazioni. E mentre si versano lacrime di facciata, le argomentazioni strumentali sui migranti e le loro tragedie si rincorrono e si annullano». La riflessione arriva dagli Scalabriniani presenti in Europa e Africa, dove il naufragio avvenuto lungo la costa calabrese, e dopo la «ridda di dichiarazioni ideologiche e fuorvianti» che ne sono conseguite: «Se sono morti, “è colpa degli scafisti, e implicitamente dei migranti che si affidano a loro”; per evitare i morti, “bisogna contrastare gli scafisti (e le ong!), impedendo ai migranti di partire”; per impedire ai migranti di partire “bisogna pagare i Paesi di origine e di transito che li trattengano sui loro territori” oppure nel campo avverso si sostiene: se sono morti, “è colpa dei governi che non predispongono operazioni di salvataggio in mare e invece contrastano chi lo fa”; “è colpa dei governi che costruiscono muri e barriere contro i migranti”; “è colpa della UE che non predispone una efficace politica migratoria e di accoglienza”… e così via…».

In fondo, rilevano i missionari, «dei morti, di questi e dei 25 mila che li hanno preceduti nel “cimitero Mediterraneo”, non interessa a nessuno: chi sono, chi lasciano, cosa cercano, cosa portano con sé: quali sogni, speranze, aspirazioni». E ancora, «perché scelgono di mettere a rischio la loro vita e quella dei loro cari: queste domande sono come fastidiose punture di insetti ai facili versatori di lacrime che dinanzi alla durezza dei fatti continuano imperterriti a ripetere meccanicamente i loro assurdi ritornelli argomentativi. Che fare allora? Se i politici e la politica proprio non riescono a vedere al di là dei miseri interessi di parte – è la risposta -, tocca alla società civile prendersi la responsabilità di rimettere al centro dell’attenzione la dignità della persona umana, la dignità dei migranti, la dignità dei cittadini che non vogliono negare le realtà, la durezza e la complessità delle migrazioni odierne, che non sono dissimili dal passato».

L’esortazione allora è a costruire «nuove “politiche” capaci di garantire, come ripeteva san Giovanni Battista Scalabrini, “libertà di migrare sì, ma non libertà di far emigrare”; ma soprattutto  – esortano ancora gli Scalabriniani – facciamolo coscienti che migliaia di migranti continuano e continueranno (quando non periscono lungo il percorso ad ostacoli da noi approntato) ad arrivare nelle nostre città e nei nostri Paesi in cerca di dignità, rispetto e accoglienza che non possiamo negare loro dicendo che “non sarebbero dovuti venire”».

27 febbraio 2023