Zuppi: «La pace è sempre possibile. Difficile ma possibile»

Il presidente Cei a margine dell’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università Roma Tre. Il dialogo con i giornalisti sull’Ucraina, – «le istituzioni trovino la via del dialogo, che non cancella le responsabilità» -, il “decreto ong” e l’aggressione al liceo Michelangiolo, a Firenze

«La pace è un diritto che è sostanzialmente il diritto alla vita. Non c’è vita senza pace. La guerra distrugge tutto». Lo ha detto il cardinale presidente della Conferenza episcopale italiana Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna, questa mattina, 21 febbraio, a margine dell’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università Roma Tre, nel trentennale della sua fondazione. Presente alla cerimonia anche il ministro dell’Università e della ricerca Anna Maria Bernini. Il porporato per l’occasione ha tenuto la lectio magistralis sul tema “L’educazione ai diritti e alla pace” e parlando con i giornalisti ha sottolineato che «un ente così importante come un’università aiuta il processo di pace, che è frutto dell’educazione, della formazione e della conoscenza anche dell’altro».

Dal 1992, anno di fondazione dell’università più giovane di Roma, è la prima volta che un uomo di Chiesa è invitato a prendere la parola all’inaugurazione dell’anno accademico. Scelta che Zuppi attribuisce alla sua «attività di dialogo e di pacificazione» che negli anni scorsi ha portato avanti con la Comunità di Sant’Egidio. Lavoro che ha portato, per esempio, alla pace in Mozambico. «La pace è possibile per tutti – ha aggiunto -, non solo per gli artigiani di pace. Bisogna essere architetti di pace».

Alla vigilia del primo anno di conflitto in Ucraina, il 24 febbraio, a Kiev si stanno susseguendo gli incontri con il presidente Volodymyr Zelenskyj. Ieri, 20 febbraio, è stata la volta del presidente Usa Joe Biden mentre oggi è in viaggio verso l’Ucraina la presidente del Consiglio Giorgia Meloni. L’auspicio del porporato è che si «riescano a tirare le fila per un dialogo di pace. C’è la consapevolezza che bisogna intervenire. Dialogare non significa che bisogna dimenticare le responsabilità ma trovare una soluzione non con le armi e non solo con il riarmo. La guerra va fermata». L’augurio allora è che le istituzioni «trovino la via, non facile, per tessere la via del dialogo». E a chi vede nell’impegno per la pace una sorta di cedimento davanti alla Russia Zuppi risponde con fermezza che è «sbagliato» perché «il dialogo non cancella le responsabilità. C’è un aggressore e un aggredito e c’è bisogno di pace e giustizia. Il dialogo serve per questo. La pace è sempre possibile. Difficile ma possibile».

Il presidente dei vescovi ha riflettuto anche sull’approvazione da parte della Camera dei deputati del “decreto ong” (o decreto Piantedosi) affermando che è errato pensare che le ong «siano funzionali agli scafisti. Chiunque ha il dovere di salvare i migranti in mare. Bisogna trovare una soluzione che impedisca il più possibile il rischio di affrontare questi viaggi e garantisca condizioni di vita umane in luoghi davvero infernali come i campi profughi in Libia». Infine ha commentato l’aggressione di sabato scorso, 18 febbraio, davanti al liceo Michelangiolo a Firenze sperando che «non ci sia nessuna ripresa di forme di violenza e intolleranza». Quella di Zuppi è stata una generazione che «quasi si era abituata alla violenza – ha ricordato -. Accettare le modalità squadriste è il contrario di ciò che dobbiamo vivere». Oltre a una «evidente condanna» per quanto accaduto a Firenze, Zuppi invita a «favorire un confronto che non deve mai fare ricorso alla violenza».

21 febbraio 2023