Le piazze dell’Iran ancora in fiamme

A 40 giorni dall’esecuzione di due dimostranti, tornano a divampare le manifestazioni. I video sui social. In alcune città, appiccato il fuoco e bloccate le strade

Era l’alba del 7 gennaio quando i manifestanti Mohammad Mehdi Karami e Seyed Mohammad Hosseini sono stati giustiziati in Iran, in un luogo non specificato. Senza neanche un ultimo colloquio con le famiglie. La motivazione addotta: l’uccisione di Ruhollah Ajamian, un membro delle forze volontarie, il 3 novembre scorso a Karaj, 40 chilometri a ovest di Teheran. Mohammad Mehdi Karami, 22 anni, curdo di Bijar, campionenazionale di Karate e membro della nazionale giovanile, e Seyed Mohammad Hosseini, 39 anni, che faceva volontariato come allenatore di calcio peer bambini, erano stati arrestati lo stesso 3 novembre, mentre erano in corso proteste popolari in occasione del 40° giorno dall’uccisione di Hadis Najafi da parte di agenti iraniani, il 21 settembre.

I due giovani dimostranti, riferiscono da Iran Human Rights, sono rispettivamente il terzo e il quarto manifestante d essere giustiziato in relazione alle proteste in corso. Prima di loro, Mohsen Shekari e Majidreza Rahnavard sono stati giustiziati a Teheran e Mashhad all’inizio di dicembre. Ora, a 40 giorni dalla loro impiccagione, riferisce Bbc Persian, sono esplose di nuovo in Iran le proteste di piazza, dopo alcune settimane di relativa tranquillità. I video pubblicati sui social mostrano manifestazioni in serata e nella notte a Teheran, Arak, Isfahan, Izeh nella provincia di Khuzestan e Karaj. I dimostranti hanno urlato slogan contro il leader della Repubblica islamica Ali Khamenei, augurandone la morte. In alcune città hanno appiccato il fuoco e bloccato le strade. I manifestanti, fa notare Bbc Persian, hanno imparato a girare i video che pubblicano poi sui social senza inquadrare volti che potrebbero essere riconosciuti dalla polizia morale

Iran Human Rights ha precedentemente pubblicato un elenco di 100 persone a rischio di esecuzione. Nelle parole del direttore Mahmood Amiry-Moghaddam,«le esecuzioni dei manifestanti devono essere condannate dalla comunità internazionale nel modo più fermo e forte possibile. Queste esecuzioni sono l’estensioni delle esecuzioni sommarie contro i manifestanti nelle strade e nelle carceri, e non hanno basi legali. Le autorità iraniane devono sapere chiaramente che pagheranno un prezzo per questo loro comportamento, all’interno del Paese le proteste certo non cesseranno, e all’esterno del Paese la comunità internazionale deve attuare misure punitive più severe contro la Repubblica islamica e le sue organizzazioni repressive».

17 febbraio 2023