Actionaid: «I diritti dei migranti al centro delle politiche migratorie»

L’appello dell’organizzazione, in occasione del rinnovo per altri 3 anni del Memorandum d’intesa Italia – Libia. Secondo l’osservatorio “The big wall”, negli ultimi 6 anni l’Italia ha destinato oltre 100 milioni di euro alla Libia per fermare i flussi verso l’Ue

Oltre 124 milioni di euro, negli ultimi 6 anni, per fermare i flussi migratori. Si è tradotto così, per l’Italia, il Memorandum d’intesa siglato con la Libia nel 2017 dall’allora premier italiano Paolo Gentiloni e da Fayez Mustafa Serraj, presidente del Consiglio presidenziale libico, rinnovato ieri, 2 febbraio per altri 3 anni. L’intesa infatti – mai ratificata dal Parlamento e concepita come estensione del primo Trattato di Amicizia tra i due Paesi siglato nel 2008 dal governo Berlusconi – ha come obiettivo il rafforzamento della cooperazione tra i due Paesi. L’obiettivo: aumentare la capacità del Paese nordafricano di fermare i flussi migratori verso l’Unione europea. In questo accordo – 4 pagine – l’Italia si impegna a fornire mezzi, strumentazione, supporto tecnico e formazione alle autorità libiche preposte al controllo delle frontiere marittime e terrestri per aumentare la loro capacità di presidiare, intercettare e respingere i migranti in viaggio, in particolare verso le coste Italiane.

Nel quadro di questa rinnovata intesa, l’Italia, con il sostegno economico e politico dell’Ue, ha destinato i suoi fondi per la fornitura di mezzi navali e terrestri, di motori, di strumentazione satellitare, di corsi di formazione, oltre che per la rimessa in efficienza di imbarcazioni e la fornitura di moduli abitativi per la creazione di un sistema integrato di controllo delle frontiere marittime e terrestri in Libia. È la stima, al ribasso, realizzata dall’osservatorio The Big Wall di ActionAid, sulla spesa esterna in migrazione dell’Italia. Una spesa difficile da monitorare, spiegano dall’organizzazione, «sia per la complessità nelle modalità di gestione, sia per i continui silenzi e dinieghi che le pubbliche amministrazioni coinvolte, in particolare ministero dell’Interno e ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, antepongono alle continue richieste di accesso alla documentazione di dettaglio relativa ai progetti. Sullo sfondo, un Parlamento che non ha mai svolto quella necessaria funzione di controllo sulla spesa che – sottolineano – andrebbe estesa anche al merito delle attività finanziate, in particolare con riferimento alle conseguenze sui diritti umani delle persone migranti».

Passando in rassegna i numeri, il bilancio è «tragico». Basti pensare che tra il 2017 e la fine del 2022, sono state 100mila le persone intercettate e riportate in Libia, molte delle quali recluse in centri di detenzione controllati dalle varie milizie in lotta nel Paese subendo sequestri, torture e violenze. «Non solo, è quasi raddoppiato il tasso di mortalità in mare – vale a dire la percentuale di persone annegate e disperse sul totale – che ha raggiunto il suo picco nel 2019, quando un migrante ogni dieci che “prendeva il mare” è annegato o è finito disperso. Secondo i dati dell’Organizzazione internazionale delle migrazioni dal 2016 a oggi sono state quasi 14mila le persone morte o disperse nel Mediterraneo Centrale».

Per Lorenzo Figoni, policy advisor di ActionAid, «le politiche di esternalizzazione delle frontiere vengono finanziate con centinaia di milioni di euro di risorse provenienti dal bilancio dello Stato. La maggior parte di questi soldi, in particolare per quanto riguarda la Libia, sono gestiti in modo poco trasparente e senza meccanismi adeguati di accountability in materia di diritti umani. Il Parlamento – osserva – svolge un ruolo marginale: vota i finanziamenti attraverso l’istituzione di fondi ad hoc in legge di Bilancio, ma non chiede mai conto di questa spesa, così come delle strategie e delle politiche che di volta in volta le diverse compagini governative senza soluzione di continuità hanno adottato negli ultimi anni in materia di politiche migratorie esterne». La richiesta allora è che «il Parlamento torni a svolgere una necessaria funzione di controllo di questa spesa e che, anziché rafforzare la cooperazione con la Libia sul fronte del controllo migratorio come recentemente annunciato dalla presidente Meloni in visita a Tripoli, si abbandonino finalmente le fallimentari politiche di esternalizzazione, a partire dalla cancellazione del Memorandum di Intesa con Libia, riportando i diritti dei migranti al centro delle politiche migratorie».

3 febbraio 2023