Giorno della memoria, Mattarella: nella Costituzione, il «mai più» dell’Italia al razzismo

La commemorazione al Quirinale. Il presidente: «Il sistema dei campi di sterminio, conseguenze di “tossine letali” che circolarono dalle università ai salotti»

Una «involuzione» nella storia dell’Europa e dell’umanità. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella definisce così la Shoah, la persecuzione razziale e tutto «l’universo che ha portato ad Auschwitz». L’occasione è la commemorazione, al Quirinale, del Giorno della memoria, che si celebra proprio nel giorno della liberazione del campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau, il 27 gennaio 1945. Nelle parole del capo dello Stato, «i principi che informano la nostra Costituzione repubblicana e la Carta dei Diritti Universali dell’Uomo sono la radicale negazione» di quell’universo. «Principi che oggi, purtroppo, vediamo minacciati nel mondo da sanguinose guerre di aggressione, da repressioni ottuse ed esecuzioni sommarie, dal riemergere in modo preoccupante – alimentato dall’uso distorto dei social – dell’antisemitismo, dell’intolleranza, del razzismo e del negazionismo, che del razzismo è la forma più subdola e insidiosa».

Nonostante anni di studio e di ricerche, osserva Mattarella, «i cancelli di Auschwitz si spalancano tuttora sopra un abisso oscuro e impenetrabile di cancellazione totale della dignità dell’uomo: il buio della ragione che, come avvertiva Goya, genera mostri. Auschwitz – punta emblematica di un sistema e di un’ideologia perversi – è dunque il simbolo della mancanza di luce e di speranza, della negazione dell’umanità e della vita, l’indicibile, il non-luogo per antonomasia». Quindi cita il biglietto di una tra le tante vittime sconosciute, seppellito e ritrovato nei pressi dei crematori di Auschwitz: «Sapete cosa è successo, non lo dimenticate, e tuttavia non saprete mai».

Da non dimenticare, evidenzia il presidente, nemmeno «i deportati italiani» e «le sofferenze patite dai nostri militari, internati nei campi di prigionia tedesca, dopo il rifiuto di passare nelle file della Repubblica di Salò, alleata e complice dell’occupante nazista. Furono 650.000. Il loro no ha rappresentato un atto di estremo coraggio, di riscatto morale, di Resistenza». Ogni anno, prosegue, «il Giorno della memoria, istituito con legge nel 2000, ci sollecita a ricordare, a testimoniare e a meditare sui tragici avvenimenti che attraversarono e colpirono l’Europa nella prima metà del secolo scorso, il Novecento; definito, da alcuni storici, non senza ragione, come “il secolo degli Stermini’”. Lo facciamo, sempre, con l’animo colmo di angoscia e di riprovazione», soo ancora le parole di Mattarella, secondo cui «il sistema di Auschwitz e dei campi a esso collegati fu l’estrema, ma diretta e ineluttabile, conseguenza di pulsioni antistoriche e antiscientifiche, istinti brutali, pregiudizi, dottrine perniciose e gretti interessi, e persino conformismi di moda. Tossine letali – razzismo, nazionalismo aggressivo, autoritarismo, culto del capo, divinizzazione dello Stato – che circolarono, fin dai primi anni del secolo scorso, dalle università ai salotti, persino tra artisti e docenti, avvelenando i popoli, offuscando le menti, rendendo aridi cuori e sentimenti».

Ben chiara, nell’analisi offerta dal presidente della Repubblica, la responsabilità diretta del regime fascista, che «nel 1938, con le leggi razziali, agì crudelmente contro una parte del nostro popolo. È di grande significato – riflette – che la Costituzione volle sancire, all’articolo 3, la pari dignità ed eguaglianza di tutti i cittadini, anche con l’espressione “senza distinzione di razza”. Taluno ha opinato che possa apparire una involontaria concessione terminologica a tesi implicitamente razziste. I Costituenti ritennero, al contrario, che manifestasse, in modo inequivocabile, la distanza che separava la nuova Italia da quella razzista. Per ribadire: mai più».

Nelle parole di Mattarella anche l’omaggio ai tanti giovani che ogni anno «danno vita a una “marcia dei viventi” da Auschwitz a Birkenau, per vicinanza ai sopravvissuti e per ricordo di quanti vi trovarono la morte», oltre che ai tanti anche italiani, «i cosiddetti “giusti”, che rischiando e a volte perdendo la propria vita, decisero di resistere alla barbarie nazista, nascondendo o aiutando gli ebrei a scappare». Tutto questo a fronte di «poche e isolate voci e figure illuminate che, in Germania e in Italia, parlarono per condannare il razzismo e la sua letale deriva». Per il capo dello Stato, «il valore della Memoria non si esprime soltanto nel ricordo, doveroso e partecipe, delle vittime e delle disumane sofferenze loro inflitte. Ma è espresso nell’impegno che, alla fine della seconda guerra mondiale, gli uomini liberi e gli Stati democratici presero, sulle ceneri di Auschwitz, per dire mai più. Un impegno – aggiunge – che oggi ci unisce e ci interpella. Mai più a un mondo dominato dalla violenza, dalla sopraffazione, dal razzismo, dal culto della personalità, dalle aggressioni, dalla guerra. Mai più a uno Stato che calpesta libertà e diritti. Mai più a una società che discrimina, divide, isola e perseguita. Mai più a una cultura o a una ideologia che inneggia alla superiorità razziale, all’intolleranza, al fanatismo».

27 gennaio 2023