Crescono gli occupati nel Lazio ma a Roma il dato è -0,7%

La Cisl di Roma Capitale e Rieti analizza il rapporto do Roma Capitale relativo al mercato del lavoro nel 2021. Costantini: «Una lupa piegata dalla crisi ma resiliente»

«Una lupa piegata dalla crisi ma resiliente: questa è Roma». Il segretario generale della Cisl di Roma Capitale e Rieti Carlo Costantini definisce così la Città Eterna, commentando il rapporto pubblicato ieri, 18 gennaio, dal Campidoglio relativo al mercato del lavoro nel 2021. Una fotografia sulla realtà dell’occupazione che torna a crescere nel Lazio (+0,3 per cento) ma è in calo a Roma (-0,7 per cento) e nell’area metropolitana (-0,6 per cento). «I graffi profondi inferti sul lavoro e sull’economia dalla pandemia costringono ancora oltre 295mila persone residenti nella Città metropolitana a fare i conti o con la ricerca di un lavoro (185.594) o con le sofferenze economiche causate dalla messa in cassa integrazione a zero ore, che riguarderebbe un numero stimato di almeno 109.416 lavoratori», spiega.

A parlare sono i numeri. «A fronte di una popolazione attiva che si attesta su 1.723.846 occupati, le dinamiche di crescita degli occupati di Roma e della Città metropolitana stentano ancora a vedere il segno più, a differenza di quanto registrato sia nella dinamica regionale che in quella nazionale», prosegue Costantini. Se infatti nel 2020 si erano registrate perdite di occupati sostanzialmente in linea con i dati del 2019 – -3,6 per cento Roma Capitale, -4 per cento Città metropolitana, -3.2 per cento Lazio e -3,1 per cento Italia, riferiscono dalla Cisl -, è nel passaggio dal 2020 al 2021 che la città, con la sua area metropolitana, resta al palo. «Mentre nel Lazio l’occupazione torna a crescere con un +0,3 per cento e in Italia con un +0,8 per cento, Roma continua a perdere occupati (-0,7 per cento) così come tutta l’area metropolitana (-0,6 per cento)», è il dato rilevato.

Nell’analisi di Costantini, «probabilmente ciò è legato alla specifica natura produttiva del contesto romano, così legato ai settori del turismo, del commercio, della grande distribuzione che sono andati in grande affanno a causa della pandemia. Solo nel settore alberghiero, per fare un esempio, 110 strutture ricettive, pari a quasi il 10 per cento delle strutture censite a Roma, hanno chiuso definitivamente con ricadute occupazionali importanti sia tra i lavoratori direttamente coinvolti sia nell’indotto. Sarebbe stato interessante quindi – prosegue – avere un ulteriore approfondimento statistico dei settori maggiormente coinvolti dalle criticità occupazionali».

Le difficoltà della ripresa nel territorio capitolino sono confermate anche dal dato della cassa integrazione. Se infatti nel 2021, rispetto al 2020, il dato nazionale delle ore di cassa integrazione autorizzate segna una diminuzione netta pari al 39,5 per cento, quello della Città metropolitana, con 186 milioni 216mila, continua ad aumentare dell’1,2 per cento. In un contesto di difficoltà oggettiva quale è stata la crisi pandemica, tra allontanamenti forzosi dai posti di lavoro, mancati rinnovi di contratti a termine ed espulsioni, nel 2020 gli inattivi tra i 15 e i 64 anni, a Roma, hanno segnato la cifra record di 543.794, vale a dire una crescita del 7,9 per cento rispetto al 2018, decisamente peggio del dato nazionale che si è fermato al 5,7 per cento. Un’«area grigia», quella dell’inattività, alla quale il sindacalista invita a dare la dovuta rilevanza, «nella sofferenza della crisi del lavoro che non c’è più o che non si riesce a trovare».

I numeri, in ogni caso, «fotografano un periodo storico molto preciso – prosegue il segretario generale -: gli anni della pandemia e lo tsunami che ha travolto ogni indicatore di crescita economico, occupazionale, sociale. Siamo fiduciosi che, nelle prossime rilevazioni grazie anche agli investimenti derivanti dai fondi del Giubileo e del Pnrr, ci sarà una sostanziale inversione di tendenza». Perché questo avvenga però è necessario che capitoli come «la caduta in sofferenza lavorativa e in povertà economica di migliaia di persone e relative famiglie, lo scoraggiamento nella ricerca di un lavoro da parte anche di tanti, troppi giovani (solo a Roma i cosiddetti Neet sono 74.800), la sfiducia crescente nel sistema produttivo, le perduranti difficoltà di incontro domanda-offerta di lavoro» diventino primari «nell’agenda politica dei prossimi mesi e, nondimeno, nella nostra azione sindacale».

19 gennaio 2023