“Per un nuovo welfare”: 5 preoccupazioni, dal reddito di cittadinanza al servizio civile

Le oltre 130 organizzazioni aderenti scrivono al governo. Evidenziando le criticità e chiedendo un incontro alla premier Meloni. «Delusi dalla finanziaria 2023»

Il sistema di welfare italiano è a rischio: a denunciarlo sono le 130 organizzazioni della società civile e del terzo settore “Per un nuovo welfare”, che scrivono al governo e chiedono alla premier Meloni un incontro urgente. «Dal 2020 abbiamo dialogato con il governo Conte e poi con il governo Draghi – ricordano -. In sette position paper pubblicati in un Instant book presentato pubblicamente abbiamo evidenziato le mancanze strutturali del welfare italiano, che la pandemia ha solo messo in risalto. Abbiamo atteso con buon auspicio le decisioni politiche che sarebbero state confezionate dentro alla manovra finanziaria 2023 e nei primi provvedimenti legislativi sulle suddette materie di nostro interesse. Oggi, purtroppo, ci sentiamo profondamente delusi».

Per questo motivo, le oltre 130 organizzazioni della società civile e degli enti del terzo settore chiedono alla presidente del consiglio Giorgia Meloni e ai presidenti di Camera e Senato Lorenzo Fontana e Ignazio La Russa «di essere ascoltati in merito alla costruzione delle nuove politiche di welfare, secondo il principio di sussidiarietà presente nella nostra Costituzione e alla luce dei valori espressi nella riforma deltTerzo settore, il quale è stato ancora una volta penalizzato nelle misure contro il caro bollette approntate per tutti gli altri settori».

In particolare, «siamo preoccupati dagli interventi previsti sul reddito di cittadinanza che, di fatto, non lo riformano, ma semplicemente si limitano a ridurne la platea dei beneficiari, prima ancora di aver trovato nuove soluzioni protettive per il reddito delle famiglie degli inoccupati e disoccupati di lunga durata. Impossibile approntare significativi cambiamenti per le politiche attive del lavoro». Grande preoccupazione anche per un «non intervento del governo in materia di carceri, salute mentale e povertà educativa, nonostante i grandi allarmi riportati dalle statistiche e dai dati del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria sull’aumento dei suicidi in carcere e l’appello di ben 91 direttori dei dipartimenti di psichiatria italiani, che denunciano servizi pubblici sguarniti e carenze d’organico».

Allo stesso tempo, «non vediamo progressi nella promozione delle comunità energetiche e, se avevamo riposto buone speranze sul concetto di sovranità alimentare (intesa come promozione delle filiere a km zero e biologiche negli appalti pubblici), ad oggi non vediamo ancora nulla che vada in questa direzione». Ancora, «siamo molto preoccupati per la contrazione dei fondi stanziati per il Servizio civile universale (111 milioni stanziati nella manovra 2023, a fronte dei 311 del 2022) e per il nuovo aumento delle spese militari di 800 milioni di euro previsto nell’anno in corso, in assenza di una vera promozione dei Corpi civili di pace da troppi anni nel limbo di una infinita sperimentazione».

In sintesi, «il nostro stato sociale arretra sulla copertura dei bisogni e non avanza sulle nuove necessità delle persone. Il sistema sanitario è al collasso ed è sempre meno accessibile, le liste di attesa sono infinite e la sanità territoriale è ancora un miraggio. Sta crollando tutto, c’è un problema di qualificazione della spesa e di riduzione degli sprechi ma anche di capacità di rafforzare l’assistenza sociale, psicologica, i pronto soccorso». In tale contesto, «le prime scelte politiche del governo Meloni ci preoccupano – affermano le organizzazioni – perché mettono a rischio la stessa tenuta del sistema del welfare italiano. Chiediamo quindi di poter essere ascoltati e di poter svolgere il ruolo a noi assegnato dall’art. 118 della Costituzione Italiana, nonché dalla legge n.328/2000 e dall’art. 55 del D.Lgs. n.117/2017 in materia di co-progettazione tra politiche pubbliche e iniziative del terzo settore».

Sulla crisi del welfare e la necessità di un nuovo “welfare umano”, è in prima linea la Comunità di Capodarco, che firma la lettera e rilancia l’appello: «I temi posti sono quelli che stiamo portando avanti con la Campagna Welfare Umano e che riguardano tutto il nostro quotidiano – spiega il presidente, Riccardo Sollini -. Abbiamo inviato i promotori della lettera a prendere parte alla Campagna, nella logica di fare sinergia e rete, perché insieme siamo più forti. Il welfare italiano rappresenta un patrimonio da custodire e su cui investire. Il terzo settore in questo ha un ruolo centrale, perché rappresenta il fulcro su cui molti servizi si basano, spesso servizi essenziali per il benessere di molte persone. Va ricercata e tenuta al centro la persona, mentre le tendenze degli ultimi anni portano sempre più ad una logica di iper specializzazione e burocratizzazione del sistema d’intervento, in cui i vincoli si stringono sempre di più, a svantaggio dei lavoratori, ma soprattutto delle persone che ricevono un servizio. Al tempo stesso – prosegue Sollini – abbiamo assistito ad una precarizzazione di alcune risposte, spesso con bandi al ribasso e non in continuità, in cui tutto il mondo del Terzo settore si è fatto carico ed è andato a coprire delle falle della nostra società. Il tema del welfare umano rientra proprio nella logica di pensare una programmazione politica ed economica che tenga conto delle fasce più fragili, ma anche di pensare ad una società solidale che permetta a tutti di vivere una vita più serena, soprattutto in un momento storico come questo in cui la guerra, il caro energia, mettono a dura prova una narrazione del futuro possibile».

Tra i firmatari del documento, Stefano Zamagni, presidente della Pontificia Accademia delle scienze sociali, il presidente nazionale dell’Azione cattolica italiana Giuseppe Notarstefano, Giovanni Paolo Ramonda, responsabile generale Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII e, sempre per la Comunità di Capodarco, anche don Vinicio Albanesi.

19 gennaio 2023

19 gennaio 2023