Afghanistan: riprese alcune attività di Save the Children con personale femminile

Programmi riavviati nei casi in cui sono state fornite garanzie affidabili per un pieno e sicuro ritorno al lavoro. «Donne essenziali, non possiamo operare senza»

È di due giorni fa l’annuncio di Save the Children di aver ripreso in Afghanistan alcune attività, nei casi in cui sono state fornite garanzie affidabili per un pieno e sicuro ritorno al lavoro del proprio personale femminile. «In seguito al divieto per le operatrici umanitarie annunciato il 24 dicembre 2022 dal ministero dell’Economia, Save the Children aveva sospeso le sue attività – ricordano il direttore operativo dell’organizzazione David Wright -. Il nostro personale femminile è essenziale per offrire in modo sicuro ed efficace i nostri servizi e non possiamo assolutamente operare senza di loro». Le donne infatti «rappresentano il 50% della nostra forza lavoro e sono fondamentali per raggiungere donne e ragazze. Mentre la maggior parte dei nostri programmi rimane sospesa, stiamo riavviando alcune attività – come quelle che riguardano la salute, la nutrizione e alcuni servizi educativi -, nei casi in cui abbiamo ricevuto rassicurazioni chiare e affidabili dalle autorità competenti che il nostro personale femminile sarà al sicuro e potrà lavorare senza ostacoli». Tuttavia, prosegue Wright, «poiché il divieto generale è ancora in vigore, le altre attività per le quali non abbiamo garanzie certe che le nostre colleghe possano tornare al lavoro rimangono sospese. Le attività che stiamo riavviando forniranno un’assistenza vitale, ma sono solo una piccola percentuale del nostro intervento».

Nell’analisi del direttore operativo di Save the Children, il divieto imposto alle operatrici delle ong, in aggiunta alla crisi umanitaria in atto, «aumenterà i bisogni dei bambini e avrà un enorme effetto a catena. Significherà che meno donne e ragazze saranno raggiunte da aiuti essenziali; significherà che più bambini saranno costretti a lavorare e a sposarsi precocemente a causa della pressione sulle famiglie che non ricevono più assistenza in denaro e mezzi di sussistenza; significherà che decine di migliaia di posti di lavoro saranno messi a rischio in tutto il settore. Lavoriamo in Afghanistan dagli anni ’70, attraverso tutti gli alti e bassi e i cambiamenti – ricorda -, e stiamo facendo tutto il possibile per rimanere e sostenere i bambini in questo Paese. Siamo impegnati a tornare al nostro normale livello di operazioni non appena possibile, e chiediamo ai talebani di revocare completamente il divieto per consentire a Save the Children e ad altre ong di riprendere pienamente le attività con il nostro personale maschile e femminile».

Organizzazioni come Save the Children, viene fatto notare dall’ong, sono state essenziali per aiutare i bambini afghani e le loro famiglie a sopravvivere per molti anni, soprattutto negli ultimi 18 mesi, quando la recessione economica e i disastri naturali hanno gettato il Paese in una crisi catastrofica. Nel 2023 si stima che oltre 28 milioni di bambini e adulti avranno bisogno di assistenza umanitaria.

18 gennaio 2023