L’incontro di Francesco con oltre 800 piccoli della “Papa Giovanni XXIII”

La festa dei bambini e dei ragazzi disabili accolti nella case famiglia della Comunità con il pontefice, in Aula Paolo VI. Il dono di un libro con centinaia di disegni e letterine

Sono oltre 800 i bambini e ragazzo dosabili accolti nella case famiglia della Comunità Papa Giovanni XXIII che sabato scorso, 14 dicembre, hanno incontrato Papa Francesco in Aula Paolo VI, in un’udienza della realtà fondata da don Oreste Benzi dedicata a loro. Un momento di festa con il pontefice, che si è rivolto direttamente a loro, arrivando in Aula a piedi, con il solo ausilio di una stampella: «”Quel bambino o quella bambina ha dei problemi, però è sempre sorridente…”. Come mai? Perché si sente amato, amata, si sente accolto, accolta, così com’è. Il sorriso è un fiore che sboccia nel calore dell’amore». Quindi ha continuato: «Grazie a don Oreste per aver dato vita alle case famiglia. La famiglia è il luogo dove curare tutti, sia le persone accolte che quelle accoglienti, perché è la risposta al bisogno innato di relazione che ha ogni persona». Infine si è rivolto ai bimbi che gli avevano scritto chiamandoli per nome. «E tu, Sara, che hai 13 anni e sei scappata dall’Iraq, custodisci nel cuore il tuo santo desiderio che ai bambini non venga rubata la loro infanzia».

Tra i piccoli presenti in Vaticano anche Marianna Bergoglio, 7 anni, idranencefala. Marianna Bergoglio fu abbandonata alla nascita in ospedale dopo gli esiti di una radiografia prima del parto che svelava una malformazione cerebrale. «Per questo motivo – ricordano dalla Comunità – l’ufficiale dell’anagrafe la registrò con il cognome Bergoglio, rendendola “figlia adottiva” di Papa Francesco, Pastore che ama e accoglie come un padre i poveri, gli emarginati, i profughi e tutti gli scartati». Accanto al pontefice, tra i tanti, Great, nigeriano di 6 anni, tetraplegico costretto in carrozzina a causa di in incidente stradale, accompagnato da Emanuele, il suo fratello affidatario di 13 anni; Maria Chiara, 10 anni, che ha vissuto in Rwanda; poi Jia Hui, 6 anni, di origine cinese, con una patologia cromosomica che l’ha costretta spesso in ospedale, accompagnata da sua sorella affidataria Anna di 14 anni. E ancora, Bianca, 7 anni, in carrozzina, che sprigiona una energia contagiosa; Laila, 12 anni, che ha il papà che va spesso in Ucraina per aiutare le vittime, tutte le settimane prega con gli altri bimbi per la fine della guerra e ha chiesto al Papa come rimanere fedeli nella preghiera; e Sara,13 anni, scappata dall’Iraq per evitare di diventare una sposa bambina di un adulto, che a Francesco ha chiesto come si fa a dimenticare il passato più brutto.

I bambini hanno portato anche un dono al pontefice: un libro con un centinaio di disegni e letterine che arrivano non solo dai piccoli italiani ma anche da quelli di Cina, Thailandia, Francia, Bangladesh, Cile, Zambia. Ci sono disegni che rappresentano i bambini con le loro famiglie e case famiglia; altri che mostrano la paura della guerra; altri che ritraggono Papa Francesco come un super eroe. Tra gli scritti, domande simpatiche – come quelle di Matteo, dalla Tanzania, che chiede: «Caro Papa Francesco, come stai? Grazie perché preghi per me. Sei bravo a cucinare? Quando preghi sei felice?» – ma anche domande che sfiorano i temi della Teologia. Come quelle di Agostin Nardi, dal Bangladesh, che scrive: «Da Gesù vorrei sapere quando ritorna per la seconda volta da noi. Al Papa chiederei quando viene la pace nel mondo, in che modo verrà»; o di Marta, dalla Thailandia, che  chiede: «Come stai Papa Francesco? Io vorrei chiederti, se noi non ci amiamo, come possiamo fare? Perché quando la famiglia ha problemi di amore allora tutto finisce».

16 gennaio 2023