Assalto alle istituzioni federali brasiliane, i vescovi: «Pace»

Dalla Conferenza episcopale, «preoccupazione per i gravi e violenti eventi di Brasilia». La richiesta dell’«immediata cessazione degli attacchi contro lo Stato di diritto democratico»

Sono già più di 400 le persone arrestate, all’indomani dell’assalto compiuto dai sostenitori dell’ex presidente brasiliano Jair Bolsonaro ai palazzi del potere di Brasilia. E si continua a lavorare per identificare quanti hanno partecipato all’attacco. Nella giornata di ieri, 8 gennaio, migliaia di militanti “bolsonaristi” hanno dato l’assalto ai palazzi delle istituzioni federali dello Stato a Brasilia, entrando nelle sedi del Congresso, del palazzo presidenziale di Planalto, e della sede della Corte Suprema, danneggiando pesantemente le strutture con numerosi atti vandalici. Un’irruzione che ha ricordato quella al Capitol Hill di Washington, due anni fa, da parte dei sostenitori di Donald Trump. E di attacco «vandalo e fascista» contro le istituzioni democratiche – «incoraggiato» dal predecessore Jair Bolsonaro – ha parlato il presidente del Brasile Luiz Inacio Lula da Silva mentre la Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile (Cnbb) ha affidato ai social la sua «preoccupazione per i gravi e violenti eventi di Brasilia». Di fronte a questa situazione, i vescovi brasiliani chiedono «serenità, pace e l’immediata cessazione degli attacchi criminali contro lo Stato di diritto democratico». Al contempo, chiedono anche che «questi attacchi siano contenuti immediatamente e che i loro organizzatori e partecipanti siano ritenuti responsabili nella misura massima della legge», sottolineando che «i cittadini e la democrazia devono essere protetti».

Già nella serata di ieri il ministro della Giustizia e della pubblica sicurezza Flavio Dino aveva assicurato in conferenza stampa che i palazzi del potere erano stati evacuati e posti in sicurezza, annunciando i primi 200 arresti. L’ex presidente Jair Bolsonaro, dal canto suo, respingendo in quale modo le accuse del successore Lula, da Miami ha affermato che «le manifestazioni pacifiche, secondo la legge, fanno parte della democrazia. I saccheggi e le invasioni di edifici pubblici come quelli di oggi, così come quelli praticati dalla sinistra nel 2013 e nel 2017, sono illegali». Resta l’interrogativo sull’impreparazione delle forze di polizia del Distretto federale di Brasilia. La situazione è stata riportata all’ordine dopo l’intervento delle Forze federali. Il giudice della Corte Suprema Federale Alexandre de Moraes ha ordinato la rimozione del governatore del Distretto federale di Brasilia, Ibaneis Rocha, per un periodo di 90 giorni.

«Non possiamo più convivere con l’odio e la violenza propagandati dall’ex governo federale e da una minoranza di seguaci dell’ex presidente che, con spirito autoritario, cercano di imporre la loro volontà con la forza – si legge in una nota della Commissione giustizia e pace, affiliata alla Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile -. In difesa della giustizia e della pace nella società brasiliana, invitiamo tutti gli organismi della società civile, le Chiese e le altre espressioni di fede a prendere posizione in difesa della democrazia. Chiediamo anche la solidarietà e il ripudio internazionale, con veementi appelli al rispetto dell’ordine democratico», proseguono dalla Commissione.

Secondo l’organismo, «le minacce di questi terroristi erano già note e i loro movimenti di sabato 7 gennaio a Brasilia indicavano già la possibilità degli eventi a cui stiamo assistendo in questa tragica domenica. Pertanto, i responsabili della sicurezza degli edifici pubblici e di garantire la pace a Brasilia – il governatore del Distretto federale, il segretario della Pubblica sicurezza e il comando delle forze di sicurezza del Distretto federale – devono essere chiamati a rispondere di questi attacchi alla democrazia e al popolo brasiliano. Per contenere la violenza e ripristinare la pace e l’ordine a Brasilia, è necessario un immediato intervento federale nel governo e nel comando delle forze di sicurezza del Distretto federale».

9 gennaio 2023