La diocesi a Lourdes, per ripartire «con un cuore nuovo»

Il pellegrinaggio guidato dal cardinale Vallini: «Non brancoliamo nelle tenebre della vita». Il ricordo di Chiara Corbella, morta a 28 anni per dare alla luce il figlio

Il pellegrinaggio guidato come di consueto dal cardinale Vallini: «Non brancoliamo nelle tenebre della vita». Il ricordo di Chiara Corbella

Una carezza sulla spalla. E un sorriso. A Lourdes non è necessario conoscersi, ma ci si riconosce. Tutti in cammino per cogliere il senso vero della vita, come ha detto il cardinale vicario Agostino Vallini guidandoo dal 25 al 29 agosto il pellegrinaggio diocesano nazionale organizzato dall’Opera romana. Con lui anche il vicegerente della diocesi di Roma, l’arcivescovo Filippo Iannone, e i vescovi ausiliari Lorenzo Leuzzi e Paolo Selvadagi. «Chi è per me Gesù? La sua parola e la sua forza sono i pilastri su cui costruisco la mia vita?». Questa la domanda che il cardinale ha rivolto ai pellegrini. «Venire a Lourdes non è un atto di devozione, ma di fede. Chiediamo di purificare i cuori da ciò che pesa. Qui non si viene da turisti ma alla ricerca della luce che viene dalla grotta di Massabielle. Ognuno inizia questo cammino portando nel cuore pesi, delusioni, preoccupazioni, speranze».

Un cammino che ha una meta alta, come suggerisce il tema pastorale scelto quest’anno: “La missione della gioia”. «Il Signore dà coraggio attraverso la lettura del Vangelo. «Teniamolo sul comodino – suggerisce il cardinale -, è il vero tranquillante della vita. Ci rende persone forti e coraggiose in grado di immettere nuova linfa nella società». Un percorso non semplice, con sentieri tortuosi. Molte le tappe, come la fiaccolata notturna, la Via Crucis, l’adorazione eucaristica. E la Messa quotidiana, che “disseta” durante il viaggio. Celebrazioni in cui in prima fila sono i malati assistiti dai volontari. Alla Messa internazionale erano circa mille, insieme a 10mila pellegrini. «Giornate intense e ricche di emozioni – sintetizza monsignor Liberio Andreatta, vice presidente dell’Opera romana -. La vera sfida è tornare a casa con un cuore nuovo. Perché lì ritroviamo gli stessi problemi che abbiamo lasciato, ma se il nostro cuore è cambiato possiamo viverli in modo diverso».

Al pellegrinaggio hanno partecipato anche molti ragazzi e docenti provenienti dalle varie università di Roma. «Vogliamo aiutare i giovani – afferma monsignor Lorenzo Leuzzi, direttore dell’Ufficio diocesano per la pastorale universitaria – a scoprire la loro vocazione. È importante che portino questa esperienza nel loro ambiente per costruire un mondo dal volto nuovo». A Lourdes, oltre ai giovani, anche famiglie, bambini e consacrati provenienti non solo dal Lazio ma anche dalla Campania con una numerosa presenza delle suore della Comunità religiosa de “La Piccola Casetta di Nazareth” di Casapesenna. Ad alleggerire lo zaino pieno di tante domande, oltre alla preghiera, anche i momenti di festa, dove sono state ricordate le ricorrenze dei pellegrini: matrimoni, compleanni, ordinazioni.

«Nella vita – dice il cardinale Vallini nella Messa alla Grotta – siamo turbati. Questo accade quando siamo calunniati, perdiamo il lavoro o la salute. Allora ci chiediamo: che sarà di me? Anche Maria fu turbata alla notizia di essere madre di un figlio particolare. Ma la risposta dell’angelo dà conforto: non temere. Lo Spirito Santo prenderà la tua persona e la investirà della sua potenza». E aggiunge: «Maria non capiva perché con le categorie umane non è possibile. Allora si fida. Il Signore non tradisce, non abbandona mai i suoi figli, conduce al di là delle tenebre per farci scoprire un disegno d’amore più grande di noi». La vita è «come un ricamo. Se lo guardiamo a rovescio è un pasticcio di fili, ma a dritto mostra un bellissimo disegno».

Un disegno che i pellegrini hanno cercato di intravedere con l’aiuto dei sacramenti, della preghiera, del confronto. Una mano con il rosario si aggrappa alle rocce della Grotta per trovare conforto. «Non brancoliamo nelle tenebre della vita, siamo il germe di un’umanità nuova. La grotta di Massabielle – ricorda il cardinale vicario – era una discarica, oggi è un lembo di paradiso. Quando i cuori si aprono tutto si trasforma». Nel dolore non si è soli, sottolinea durante la Via Crucis: «Avere fede vuol dire consegnarsi, nella certezza che questo cammino lo ha fatto Gesù prima di noi e ha vinto la morte». Poi il cardinale ricorda la storia di una giovane donna, Chiara Corbella Petrillo, morta a 28 anni, perché, essendo incinta, ha rifiutato le cure per un tumore. «Oggi dal suo coraggio sono nati fiori di speranza e le sue parole sono testimonianza di amore per la vita».

1° settembre 2015