Violenza sulle donne: «Aiutare le vittime ucraine»

L’appello di Marija Pejčinović Burić, segretario generale Consiglio d’Europa. «In Ucraina lo stupro usato come arma». L’invito ad aderire alla convenzione di Istanbul

«A nove mesi dall’inizio della guerra in Ucraina, leggiamo sempre più segnalazioni di presunti crimini di guerra, compresa la violenza sessuale contro donne e ragazze. Purtroppo, la storia si ripete. Lo stupro e altre forme di violenza sessuale commessi dai soldati durante i conflitti sono antichi come la guerra stessa». In vista della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne , il 25 novembre, Marija Pejčinović Burić, segretaria generale del Consiglio d’Europa, punta i riflettori sulla situazione delle donne nel conflitto, evidenziando la «nota triste» delle celebrazioni di quest’anno. «Tuttavia – aggiunge – la straordinaria assistenza offerta da molti dei nostri Stati membri a milioni di persone forzatamente sfollate ci dà speranza».

Degli oltre 7 milioni di rifugiati che si contano fino a oggi, «il 90% è composto da donne, ragazze e bambini, particolarmente vulnerabili alla violenza sessuale e alla tratta di esseri umani. Per coloro che sono già stati vittime di questi crimini, dobbiamo raddoppiare i nostri sforzi per migliorare l’assistenza loro offerta. E dobbiamo essere pronti a continuare questa assistenza». Anche perché le vittime «affrontano terribili umiliazioni e una vasta gamma di rischi – prosegue Pejčinović Burić -, da gravidanze indesiderate e infezioni sessualmente trasmissibili a traumi psicologici e fisici. Ospedali e medici devono essere attrezzati e preparati a intervenire in caso di stupro nell’ambito di una risposta interistituzionale coordinata, devono essere garantite visite mediche e medico-legali, cure immediate e a lungo termine per traumi. Le sopravvissute alla violenza di genere tra i rifugiati devono avere accesso a questo tipo di sostegno e consulenza in una lingua che comprendono e in cui si sentono a proprio agio», aggiunge.

La segretaria generale del Consiglio d’Europa indica dunque una serie di impegni da mettere in campo da parte della Comunità internazionale: prevenire la violenza, tutelare donne e minori fragili, assistere le vittime, punire i colpevoli. «La violenza sessuale nelle aree di conflitto è una sfida globale evidenziata, ad esempio, negli attuali rapporti sulle minacce di stupro contro le donne che protestano in Iran – conclude -. Aperta ai Paesi di tutto il mondo, la Convenzione di Istanbul del Consiglio d’Europa riconosce questo tipo di violenza come una violazione dei diritti umani essenziali, nonché una forma di discriminazione contro le donne. Fornendo linee guida per proteggere le vittime e punire i responsabili, anche in tempi di guerra, la Convenzione di Istanbul è diventata più importante che mai e invito i Paesi di tutto il mondo ad aderirvi».

24 novembre 2022