Gaetano Caricato: 100 anni tra scienza e fede

Partigiano e accademico, socio del Meic, protagonista della resistenza, ha raccontato la sua esperienza nella conferenza per i festeggiamenti. «Mai mi sono sentito eroe»

Matematico, poeta e uno degli ultimi partigiani viventi. È il ritratto di Gaetano Caricato, che ha celebrato ieri, 20 novembre, 100 anni di vita. I festeggiamenti, al Circolo Villa Spada, sono stati l’occasione per una conferenza che ha ripercorso la sua vita, grazie agli interventi di esponenti del mondo accademico, dell’Anpi e del Movimento ecclesiale di impegno culturale (Meic) Sant’Ivo alla Sapienza, del quale è socio.

Nato a Foggia, il dramma della guerra inizia per lui nel 1942 quando, da studente universitario, riceve la cartolina-precetto per frequentare un Corso per sottotenenti di complemento di sei mesi a Udine. Mai inviato al fronte perché colpito da crisi malariche, viene ricoverato a Pescia, in Toscana. Lì vive i giorni dell’armistizio e si rifiuta di far parte della Repubblica sociale italiana di Salò. Dopo essere stato fatto prigioniero due volte ed entrambe essere riuscito a fuggire, scongiurando così di arrivare in Germania, fa ritorno nella sua Foggia dopo venti mesi, affetto da una tubercolosi dalla quale guarisce nel ‘48.

La resistenza «fu una scelta di coscienza, perché non potevo accettare la violenza nazifascista», ha raccontato ieri lo stesso Caricato, che già nel 2015 affidò le sue memorie al libro “Il diario del giovane Federico”, edito da Pacini Fazzi. Federico era infatti il suo nome di battaglia: «Sono sempre stato orgoglioso di ciò che ho fatto ma mai mi sono sentito eroe perché sapevamo tutti che stavamo facendo la cosa giusta». Proprio per questo, di testimonianze «è sempre stato parco, sempre riservato, mai protagonista di racconti esagerati», ha spiegato Marco, il primo dei due figli – l’altro è Anselmo – avuti dalla moglie Luisa Maria Dianda, un’insegnate di Lucca che sposò nel ‘56. «Molte cose anche noi le abbiamo apprese negli ultimi anni. Nostro padre ci ha ovviamente raccontato le sue esperienze, ma più che parlare portava i suoi valori nella vita di tutti i giorni». L’etica, la morale cristiana «si è vista nella sua e nostra fede da normali parrocchiani e in tutto ciò che ha fatto è sempre emersa la sua voglia di apertura, pace, inclusione e dialogo», sono ancora le parole di Marco. Lo stesso Gaetano, infatti, in altre interviste del passato aveva spiegato di aver tenuto per sé molti degli appunti del diario. «Ma quando ultimamente ho visto venir fuori letture fasciste della resistenza ho pensato che potesse essere utile dare la mia testimonianza, per non aver le idee confuse da chi vorrebbe camuffare la Storia».

A rendere omaggio a questa storia è stato Michele Galante, presidente dell’Anpi di Foggia, che ha conferito a Caricato la tessera di socio onorario. «Il suo impegno civile è stato anche politico, perché essere partigiani significa essersi sporcati le mani, letteralmente, per dare valore al significato più alto di politica. Scelse di non tirarsi indietro per amore della libertà e per assicurare un futuro alla sua nazione». La sua storia è, secondo Galante, «lo specchio dell’amore per l’Italia che fu necessario alla resistenza per vincere».

Dopo la liberazione, la vita di Caricato prosegue, e intensamente. Si laurea in Scienze nel ‘52, fa da assistente a Renato Caccioppoli, uno dei matematici italiani più importanti di sempre, e diventa direttore dell’Istituto di Meccanica razionale dell’Università di Napoli, come ha ricordato Giuseppe De Cecco, già ordinario di Geometria dell’Università del Salento. Arriva poi alla Sapienza di Roma come docente di Meccanica razionale e presidente del Consiglio del corso di laurea in Matematica. Nel tempo «ha inoltre sviluppato la sua passione per la filosofia e la poesia, nata fin dagli anni del liceo, arrivando a partecipare – vincendo – in età adulta ad alcuni concorsi», tra i quali il Premio internazionale “Puglia viva” e il Premio nazionale “Rosario Piccolo”, ha raccontato Paolo Trastulli, storico e critico d’arte. Nel 2019 è inoltre uscita la sua ultima monografia scientifica, “La creatura umana e la sua anima nel processo evolutivo del cosmo”, presentata ieri da Mario Castellani, già docente di Filosofia della Scienza: «Caricato interroga le scoperte con la lente della fede, senza cadere nell’errore di mescolare le cose ma, anzi, facendole dialogare».

Proprio la fede è stata una componente essenziale nella sua vita. «La resistenza, nonostante il dramma della guerra, ha seminato nel suo cuore l’umanità che poi ha portato nel lavoro, nell’attività letteraria e da cristiano», ha spiegato Antonio Mangiola, presidente del Meic Roma. «Proprio la missione del Movimento – sottolinea – è quella di parlare di fede mediante la ragione». Un’intera vita, dunque, vissuta come «testimonianza esemplare poiché, in ottica Meic, convivono in lui dimensioni forti e diverse», hanno aggiunto Romolo Pietrobelli, già presidente Fuci, e Luigi D’Andrea, attuale presidente nazionale Meic. «Ogni ambito toccato da Caricato – ha evidenziato D’Andrea – è stato come “lievito” e la sua vita così ampia ed eterogenea è da esempio per associati e credenti, ma prima di tutto per chi non crede».

21 novembre 2022