G20, Michel (Ue): «La Russia metta fine alla guerra»

Il presidente del Consiglio europeo al vertice di Bali: «Il Cremlino usa il cibo come arma e la crisi energetica colpisce famiglie e imprese. Garantire forniture a prezzi accessibili»

«Siamo qui per impegnarci e difendere l’ordine mondiale multilaterale». Il presidente del Consiglio europeo ha portato Charles Michel ha portato la voce dell’Unione in quello che ha definito «uno dei vertici G20 più difficili che ci siano mai stati», inaugurato oggi, 15 novembre, a Bali. «Siamo qui – ha aggiunto – per aiutare il G20 a risolvere le sfide a vantaggio di tutti noi». Guerra in Ucraina e instabilità regionali, crisi alimentare, frenata mondiale dell’economia, clima ed energia, scambi commerciali: ai leader dei grandi Paesi del mondo Michel ha messo davanti tutte le «numerose urgenza da affrontare». Senza trascurare migrazioni, diritti umani, Covid-19 e povertà in molte aree del mondo. «Questo G20 – ha osservato – si svolge in un mondo molto diverso dal nostro incontro dello scorso anno a Roma. La Russia, membro permanente del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e membro del G20, sta attaccando la nazione libera e sovrana dell’Ucraina. La guerra della Russia ha un impatto su tutti noi, non importa dove viviamo, dall’Europa all’Africa o al Medio Oriente. E l’unico modo per porre fine all’acuta crisi alimentare ed energetica è che la Russia metta fine a questa guerra insensata e rispetti la Carta delle Nazioni Unite».

Tra le sfide che attendono i «grandi» e il mondo intero, centrale, nell’analisi di Michel, quella della sicurezza alimentare. «Il numero di persone che soffrono la fame è in aumento – ha osservato -. Il Cremlino ha deciso di usare come arma il cibo, aumentando la fame, la povertà e l’instabilità. Sta inoltre avendo conseguenze globali drammatiche sul mondo in via di sviluppo, anche qui in Asia. E vorrei essere chiaro, lo ripeto ancora una volta: le sanzioni dell’Ue adottate contro la Russia non prendono di mira l’agricoltura e i prodotti alimentari e non prendono di mira l’esportazione di fertilizzanti dalla Russia». D’altra parte, ha continuato, «la Russia ha imposto restrizioni all’esportazione dei propri prodotti alimentari e, ancor prima di iniziare la guerra, ha imposto restrizioni sui fertilizzanti. Nell’Ue stiamo lavorando duramente per affrontare le conseguenze globali di questa guerra ed è per questo che stiamo mobilitando fondi per 8 miliardi di euro per affrontare la sicurezza alimentare, in particolare per il mondo in via di sviluppo».

Il presidente del Consiglio europeo ha ricordato che prima della guerra l’Ucraina esportava nel mondo 45 miliardi di tonnellate di prodotti agricoli attraverso le rotte dell’Unione europea. «Siamo riusciti ad aiutarla a esportare 15 milioni di tonnellate e altri 10 milioni sono stati esportati grazie alla Black Sea Grain Initiative. Ed è importante che questa iniziativa del segretario generale delle Nazioni Unite Guterres continui. Dobbiamo anche affrontare l’aumento dei prezzi dei fertilizzanti e l’interruzione delle forniture di fertilizzanti. Sono ancora convinto che possiamo e dobbiamo sostenere i Paesi in via di sviluppo a produrre localmente i propri fertilizzanti sostenibili», la tesi di Michel.

Altro nodo critico: la crisi energetica, che «colpisce le famiglie, aumenta i costi per le imprese e destabilizza i mercati energetici a livello globale. Come G20 – sono le parole del presidente del Consiglio Ue -, abbiamo il potere collettivo, ma anche la responsabilità collettiva, di contribuire a garantire che il mondo disponga di energia sostenibile, sicura e alla portata di tutti». Nell’Unione europea, ha sottolineato, «abbiamo in parte basato la nostra strategia di transizione su un gas affidabile e conveniente, e ora dobbiamo adattare tale strategia. E siamo grati a quei partner che ci hanno aiutato a garantire forniture urgenti, ma i prezzi devono essere accessibili e dobbiamo attuare misure concrete – il monito -. Stiamo eliminando gradualmente la nostra dipendenza dall’energia russa. Stiamo diversificando le nostre fonti energetiche. Stiamo accelerando le energie rinnovabili e rafforzando la nostra efficienza energetica».

La «bussola guida», nell’analisi di Michel, rimane «la neutralità climatica entro il 2050. L’Ue è rimasta collettivamente il maggior contributore ai fondi pubblici per il clima con 23 miliardi di euro nel 2021. Come G20, dovremmo lavorare per indirizzare un contributo ai fondi per il clima e dobbiamo mantenere i 100 miliardi di dollari Usa all’anno che abbiamo promesso». Ma non basta: «È tempo che anche gli altri partner sviluppati paghino la loro giusta quota. Stiamo anche supportando i Paesi per decarbonizzare il settore – ha proseguito il leader europeo -. Stiamo cercando di aiutarli ad accelerare la loro transizione verso l’energia e la tecnologia verdi. E la nostra Just Energy Transition Partnership con il Sudafrica ne è un ottimo esempio. Siamo pronti per altre collaborazioni come questa», ha assicurato.

Da ultimo, una riflessione sulla salute: «Due anni fa ho proposto, insieme al dottor Tedros, un trattato sulle pandemie per trarre insegnamento da questa crisi Covid. I negoziati su quel trattato sono ora in corso, e questa è un’altra dimostrazione concreta di grande multilateralismo ancorato alla solidarietà, alla trasparenza e al coordinamento globale».

15 novembre 2022