La Terra Santa, tra “povertà e condivisione”

Riunite a Roma oltre 25 realtà di volontariato impegnate a sostegno della missione della Custodia. La testimonianza di padre Alsabagh e la Messa con il Custode Patton

Formazione e condivisione sui luoghi e le necessità della Terra Santa. Di questo si è parlato durante la XV Giornata dedicata ai volontari delle associazioni impegnate in progetti a favore della Terra Santa che si è svolta sabato scorso, 5 novembre, a Roma, nell’Auditorium della Pontificia Università Antonianum. “Dacci oggi il nostro pane. Povertà e condivisione in Terra Santa” è stato il titolo dell’incontro organizzato dalla Fondazione Terra Santa, che ha riunito oltre 25 tra associazioni, fondazioni e movimenti italiani che, a vario titolo, si impegnano ad aiutare la Custodia di Terra Santa nella sua missione, non solo in Israele e Palestina ma anche nei Paesi vicini come la Siria.

Tra queste, l’Associazione Romano Gelmini per i popoli della Terra Santa, impegnata in attività di carità e volontariato. «Siamo presenti nei Luoghi Santi in monasteri, conventi, a servizio dei frati e delle suore», spiega Maria Spaccesi, membro del direttivo. «Ci occupiamo – racconta – di piccole opere di elettricità, di idraulica, di pulizia e della cura dei luoghi». Di attività simili si occupa anche il Commissariato pro Terra Santa, in particolare di Puglia e Molise: «Le nostre attività vanno dalla pittura murale alle murature, dalla potatura degli alberi a tutto ciò che c’è da fare di manualità all’interno di conventi e monasteri», racconta uno dei volontari, Renato Centonze. Attività che si svolgono su tutto il territorio, soprattutto da febbraio a ottobre, da Emmaus e Gerico fino a Gerusalemme, nel quartiere di Ain Karem.

Presenti all’incontro anche gli Scout, in particolare con il Masci. «Il nostro scopo è portare i pellegrinaggi con il metodo scoutistico», spiega Paola Di Martino, del gruppo Roma 23 della parrocchia di San Saba. Realizzate anche «raccolte fondi per iniziative a distanza – racconta – e per sostenere le parrocchie di Betlemme o le suore che si trovano a Betania». Tra i vari gruppi che si adoperano per la Terra Santa anche la torinese “Ponte di Pace”, la livornese “Angeli di Betlemme”, gli “Amici del Magnificat” dalla Svizzera, l’associazione di aiuto ai bambini di Betlemme e tante altre. Particolare l’impegno dell’Associazione Amici della Certosa di Firenze, che si spende «soprattutto in attività culturali e scientifiche per divulgare ciò che avviene in Terra Santa», spiega il presidente Giuseppe Iannì. In particolare l’associazione sta attualmente collaborando con il Cnr per «monitorare lo stato di salute degli ulivi del Getsemani e contribuire così alla salvaguardia dell’ambiente e del territorio della Terra Santa».

Durante la giornata, la relazione introduttiva su “Il Padre Nostro a Gerusalemme” è stata curata da fra Juri Leoni, docente di Patristica all’Antonianum. Il religioso ha tenuto un excursus storico sul Padre Nostro e sui luoghi archeologici associati alla preghiera. «Chiedere di darci il pane quotidiano – ha spiegato – è un insegnamento fondamentale per immedesimarsi nella povertà e nella solidarietà, soprattutto quando essa è associata alla Terra Santa». Dopo di lui, l’intervento di fra Ibrahim Alsabagh, attuale parroco della comunità cattolica latina di Nazaret e per otto anni, in piena guerra, parroco di San Francesco ad Aleppo, in Siria. Il religioso ha raccontato ai presenti i drammatici problemi – dalla povertà alla fame, dall’inflazione alla mancanza di cure e lavoro – «che ancora affliggono in Paese, nonostante ci sia un colpevole silenzio come se tutto fosse finito». Vincenzo Bellomo, responsabile dei progetti di Pro Terra Sancta a Betlemme, ha invece illustrato la difficile situazione vissuta in questi anni di pandemia dagli abitanti, molti dei quali cristiani, della città dove Gesù è nato. In conclusione dei lavori, la Messa nella sede della Delegazione di Terra Santa a Roma, presieduta dal Custode padre Francesco Patton.

7 novembre 2022