Le associazioni: «No al nucleare. Sì a forti gesti di pace»

Il messaggio dei presidenti di Ac, Acli, “Papa Giovanni XXIII”, Focolari, Pax Christi e altre realtà cattoliche ed ecumeniche, alla vigilia della manifestazione del 5 novembre

«Il cristiano è un uomo di pace, non un uomo in pace. Fare la pace è la sua vocazione». Si apre con questa citazione di Primo Mazzolari il documento congiunto firmato dai presidenti di Azione cattolica, Acli, Comunità Papa Giovanni XXIII, Movimento dei Focolari, Pax Christi e altre realtà cattoliche ed ecumenica, alla vigilia della manifestazione “Europe for peace” in programma a Roma il 5 novembre. Il titolo: “Diciamo no alle armi nucleari e sì a forti gesti di pace e di dialogo”. Un contributo al confronto in corso sul problema della guerra e «sulla necessità di avviare concreti percorsi di pace».

Dal 24 febbraio 2022, ricordano i firmatari del documento, «la Russia di Putin con l’invasione dell’Ucraina ha portato la guerra nel cuore dell’Europa. Una guerra che comporta in prevalenza vittime civili, tra cui in maggioranza donne, bambini e anziani, a causa di bombardamenti su abitazioni, scuole, ospedali, centri culturali, chiese, convogli umanitari». Una guerra che «si pone accanto alle tante altre sparse per il mondo, per lo più guerre dimenticate perché lontane da noi». Si tratta, evidenziano, di un’esperienza che accompagna l’uomo «da quando è apparso sulla terra: Caino ha ucciso Abele». Con la creazione delle Nazioni Unite «si pensava che la guerra fosse ormai un’opzione non più prevista, una metodologia barbara, dunque superata, per la soluzione dei conflitti. E invece no. Eccoci ancora con il dramma della guerra vicino a noi».

Don Primo Mazzolari dopo «l’esperienza drammatica di due guerre mondiali», prima di lui Papa Benedetto XV nel pieno dell’«inutile strage» del primo conflitto mondiale, e poi Paolo VI all’Onu nel 1965 – «Mai più la guerra» -, Giovanni Paolo II nel tentativo di scongiurare la guerra in Iraq, Benedetto XVI ad Assisi accanto ai leader delle religioni del mondo. I presidenti delle associazioni passano in rassegna il grido di pace che si è levato dalla Chiesa negli ultimi decenni. «Ora – aggiungono -, di fronte al drammatico conflitto in corso in Ucraina, è Papa Francesco a ricordarci costantemente che la guerra è “una follia, un orrore, un sacrilegio, una logica perversa. Quanto sangue deve ancora scorrere perché capiamo che la guerra non è mai una soluzione, ma solo distruzione? In nome di Dio e in nome del senso di umanità che alberga in ogni cuore, rinnovo il mio appello affinché si giunga subito al cessate il fuoco. Tacciano le armi e si cerchino le condizioni per avviare negoziati capaci di condurre a soluzioni non imposte con la forza, ma concordate, giuste e stabili. E tali saranno se fondate sul rispetto del sacrosanto valore della vita umana, nonché della sovranità e dell’integrità territoriale di ogni Paese, come pure dei diritti delle minoranze e delle legittime preoccupazioni” (Angelus di domenica 3 ottobre 2022)».

È alla sua voce che si uniscono i presidenti delle realtà del mondo cattolico italiano e dei movimenti ecumenici e nonviolenti a base spirituale, «per chiedere un impegno più determinato nella ricerca della pace. Affidarsi esclusivamente alla logica delle armi rappresenta il fallimento della politica – rilevano -. Il nostro Paese deve da protagonista far valere le ragioni della pace in sede di Unione europea, di Nazioni Unite e in sede Nato. Il dialogo, il confronto, la diplomazia sono le strade da percorrere con determinazione». Proprio per questo, «servono urgentemente concrete scelte e forti gesti di pace». E in questi giorni in cui si parla sempre più del possibile utilizzo di ordigni atomici, con il rischio correlato dello scatenarsi di un conflitto mondiale, «un gesto dirompente di pace sarebbe certamente la scelta da parte del nostro Paese di ratificare il “Trattato Onu di proibizione delle armi nucleari”, armi di distruzione di massa, dunque eticamente inaccettabili. L’abbiamo già chiesto ad alta voce – ricordano – in 44 presidenti nazionali di realtà del mondo cattolico e come movimenti ecumenici e nonviolenti a base spirituale, con la sottoscrizione, nella primavera del 2021, del documento “L’Italia ratifichi il Trattato Onu di proibizione delle armi nucleari”, e poi con un secondo documento del gennaio 2022». Non solo: «L’hanno chiesto centinaia di sindaci di ogni colore politico. L’hanno chiesto in un loro documento i vescovi italiani. L’hanno chiesto associazioni e movimenti della società civile».

Ora la richiesta viene rinnovata «al nuovo governo e al nuovo parlamento affinché pongano urgentemente all’ordine del giorno la ratifica del “Trattato Onu di proibizione delle armi nucleari”, ad indicare che il nostro Paese non vuole più armi nucleari sul proprio territorio e che sollecita anche i propri alleati a percorrere questa strada di pace. Purtroppo – rilevano i firmatari del documento -, anche dopo tante guerre, noi non abbiamo ancora imparato la lezione e continuiamo ogni volta ad armarci, a fare affari con la vendita di armi e a prepararci alla guerra. Forse sarebbe opportuno con determinazione e coraggio percorrere altre strade. Forse sarebbe opportuno riempire di precise scelte e contenuti quella che Giorgio La Pira chiamava “l’utopia della pace”. Prima che sia troppo tardi».

28 ottobre 2022