Giovani e natalità, Zuppi: «La precarietà non aiuta scelte responsabili»

Il presidente Cei intervenuto al convegno organizzato dalla Rete per la Giornata della vita nascente alla Lumsa. Il presidente Istat Blangiardo: «Nel 2070 avremo 145mila ultracentenari». L’economista Becchetti: «Aiutare la conciliazione tra vita familiare e di lavoro»

Rispondendo a Camilla, una studentessa prossima alla laurea e pronta per affacciarsi al mondo del lavoro e “dei grandi” con l’aspettativa che «lo Stato e la Chiesa ci trasmettano il coraggio che serve, perché un desiderio di famiglia da solo non si regge ma ha bisogno di basi forti e di una rete di comunità» , il cardinale Matteo Zuppi, presidente della Conferenza episcopale italiana, ha osservato come affinché «i giovani siano aperti alla vita» è necessario «riappropriarsi del gusto della vita stessa, che forse significa viverla un po’ meglio e in maniera meno individualistica, mostrandola come una scelta più bella di altre», offrendo quelle «motivazioni forti che spingono a guardare oltre, quelle che animavano e hanno animato le generazioni passate». Intervenendo ieri pomeriggio, 18 ottobre, al convegno “Il futuro è giovane… ma i giovani hanno ancora il desiderio di generare la vita?”, organizzato dalla Rete per la Giornata della vita nascente e che ha avuto luogo all’Università Lumsa, a due passi dal Vaticano, Zuppi ha denotato come quello della natalità sia «un problema che ha radici di natura sociale, culturale e antropologica» e che «la precarietà economica, con il mondo del lavoro sempre più fragile e volatile, pone in uno schema per cui è difficile poter fare delle scelte e non si costruisce la vita senza scopi certi».

Moderato dalla giornalista Monica Mondo, il tavolo di confronto è stata l’occasione per un’analisi del «cambiamento sociale a cui il nostro Paese sta andando incontro a causa del calo demografico, con 399mila nuovi nati nel 2021 contro i 709mila morti – ha riferito il presidente dell’Istat Giancarlo Blangiardo -, dato che ci pone tra i Paesi con il livello di natalità tra i più bassi al mondo e che denota una situazione altamente problematica perché oggi non si fanno più figli poiché costano, sono un impegno e vincolano, specie in termini di carriera e lavoro». Per Blangiardo, che ha offerto una prospettiva secondo la quale «nel 2070 avremo 145mila ultracentenari mentre oggi sono 20mila», è facile immaginare «le ricadute che si avranno nella società a livello di assistenza sanitaria, previdenza sociale e welfare» e per questo è importante «farsi carico come società di quello che è un investimento nel capitale umano, vitale e fondamentale per un Paese».

Alle ricadute economiche legate alla denatalità, frutto di «fattori culturali significativi», ha guardato l’economista Leonardo Becchetti, che ha sottolineato in primo luogo quanto «è fondamentale aiutare la conciliazione tra vita familiare e vita di lavoro, ad esempio ricorrendo allo smartworking», per favorire le famiglie e l’idea di costruire una famiglia «declinando e conciliando la frontiere del “ben vivere” con l’indicatore della generatività, perché se non ho un adeguato reddito familiare e dei servizi garantiti alle famiglie non sono sicuro e quindi non genero». Da qui il legame tra «fattori economici e fiducia nel futuro» ma anche il richiamo al peso di quei «fattori non economici, ossia i beni relazionali quali amicizie, relazioni affettive come pure appartenenza a gruppi e associazioni, il cui valore aumenta con l’aumentare dell’investimento, e che nella società attuale sono visti invece troppo spesso come un bene di consumo». Tenendo insieme tutti questi elementi, per l’esperto è necessario passare «dagli squilibri generati dalla denatalità a degli equilibri di lungo periodo di tipo sociale, ecologico e quindi demografico, dando vita a una proficua circolarità tra piano economico, previdenziale, di produttività delle imprese e scolastico, favorendo quelle buone pratiche che nel nostro Paese già esistono». Significativa in tal senso la testimonianza dell”imprenditrice Stefania Brancaccio, di Coelmo spa, che ha affermato con forza che «la maternità non è un costo per l’azienda» e che «proprio in quella fase della vita la donna dimostra e affina una straordinaria capacità manageriale e di gestione».

In conclusione, i saluti del magnifico rettore della Lumsa Francesco Bonini, che si è detto «felice che questa università sia luogo di incontro per un dialogo sulla questione demografica», e di Andrea Mazzi, coordinatore della Rete per la Giornata della vita nascente, che ha fatto sapere che «stiamo già lavorando a un Festival per la vita nascente da realizzare nel mese di marzo 2023».

19 ottobre 2022