Ruini in preghiera per don Torregrossa arso vivo

Dicembre 1996, la Messa a San Carlo da Sezze dove il sacerdote è stato gravemente ustionato

Il giorno di Natale Roma si è stretta idealmente intorno a don Mario Torregrossa, parroco di “S. Carlo da Sezze” ad Acilia, “bruciato” vivo la mattina del 24 novembre, e a tutti gli altri sacerdoti delle parrocchie periferiche e “difficili” della città Eterna. Il Cardinale Camillo Ruini, Vicario del Papa per la Diocesi romana, è andato, infatti, nella chiesa di via Macchia Saponara dove alle 10 ha celebrato la Messa del giorno della Natività.

«Don Mario è stato ed è innamorato del Signore», ha detto il Vicario. Poi il ricordo è volato a quella mattina, per il prete «il momento più tragico della sua vita», quando «è stato colto mentre era in preghiera davanti all’immagine della Madonna di Loreto». Addosso a lui, uno squilibrato ha spruzzato benzina e poi ha appiccato il fuoco, che ha devastato il corpo di don Mario. Il vice, don Fabrizio Centofanti, è accorso, ha spento le fiamme e l’ha portato in ospedale. Il quadro clinico era ed è grave: il sacerdote ha ustioni di secondo e terzo grado, inoltre soffre di diabete, in passato ha subito un ictus e, con lo scorrere dei giorni, le infezioni hanno attaccato la carne. Gli è stata trapiantata la pelle del fratello gemello, soprattutto per limitare quelle infezioni, e poi la sua stessa pelle. Ma «ci vorrà ancora qualche settimana perché la prognosi venga sciolta», ha dichiarato Pietro Palmisano, primario del Centro grandi ustioni del Sant’Eugenio, che ha in cura il parroco.

Così il Natale di periferia nel quadrante sud della Capitale è stato amaro. Certo, la comunità non è rimasta sola, «non soltanto la Diocesi» ma anche «il Papa prega per don Mario», ha rivelato il Vicario, che ha aggiunto: «Il Papa si è subito interessato a lui» e ha assicurato la «sua costante preghiera» peer il sacerdote. Tuttavia, si può «cercare di capire» quello che è successo «nella prospettiva della fede», ha sottolineato il Cardinale Ruini. è vero che il Natale è «mistero di Dio», che «questo farsi carne per noi del Verbo di Dio vuol dire salvezza», è «Dio che si dona per noi» e, dunque, che è «un mistero di salvezza» e «di gioia e per questo facciamo festa». «Ma sappiamo anche – ha incalzato il Vicario – che in questo mistero del farsi carne» c’è anche «un’altra dimensione»: «la dimensione della croce. è quello che celebriamo oggi – ha continuato – quando ricordiamo la morte e la risurrezione del Signore Gesù, è un unico mistero inseparabile di vita, di gioia e di sofferenza».

Don Mario, secondo il Cardinale, è stato «assimilato in maniera così sconvolgente alla croce di Cristo, cosparso di benzina e bruciato mentre era davanti al Signore in preghiera». Tuttavia, «sapeva di dover amare e di dover donare, ogni istante della sua esistenza, a servizio di Dio» e dei fedeli. «Con questo attentato che ha subito, in realtà, ha portato al livello più alto la sua offerta, il suo dono, lo scopo della sua vita».

«La sua vicenda è eccezionale e confidiamo che rimanga unica nella sua gravità», ha affermato il Cardinale Ruini, che però ha lanciato l’allarme: «Quanti parroci e quanti sacerdoti a Roma sono oggetto di minacce, di percosse, comunque di difficoltà, proprio nell’esercizio del loro ministero!». Perché? La risposta non si è fatta attendere: «I sacerdoti sono particolarmente esposti perché sono al servizio del prossimo, perché non possono fare discriminazioni, aprono a tutti le porte». Non ci sono, però, «difficoltà solo per i sacerdoti», ha ricordato. La gente «è preoccupata per le condizioni di sicurezza o di mancanza di sicurezza nelle quali si vive». E allora? Se da un lato il Cardinale ha ringraziato le forze dell’ordine, dall’altro ha ammonito che sono necessarie «disposizioni che consentano di prevenire più efficacemente i rischi, i pericoli, gli attentati, tutto ciò che minaccia il corso sereno della nostra vita». (di Luigi Laloni)

29 dicembre 1996