Zuppi ad Assisi: «Sia addomesticato il lupo terribile della guerra»

Il cardinale presidente della Cei nella festa di san Francesco, patrono d’Italia. Il Poverello «aiuti l’Europa a non rassegnarsi di fronte alla guerra», l’invocazione. La lampada votiva dei Comuni d’Italia accesa dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella

La gratitudine al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, a cui è affidato quest’anno il compito di accendere la Lampada votiva dei Comuni d’Italia sulla tomba di san Francesco, e la gioia, «in questo tempo così segnato da tanta sofferenza e preoccupazione», di « trovarci qui con tutte le Chiese che sono in Italia e con il presidente del nostro Paese, che rappresenta tutti gli italiani e le italiane e che ringrazio di cuore per la sua presenza e per il suo servizio, raddoppiato, pieno di saggezza e di convinta passione per difendere gli ideali costitutivi del nostro Paese». Questi i due binari sui quali ha preso avvio l’omelia del cardinale presidente della Cei Matteo Zuppi ad Assisi per la Messa nella festa di san Francesco, patrono d’Italia.

Sullo sfondo, il ricordo dell’esperienza della pandemia di Covid-19 e la preghiera per i tanti morti ma anche le ombre della guerra nel cuore dell’Europa e le tante minacce alla pace davanti alle quali «affidiamo l’Italia all’intercessione del nostro Patrono», le parole di Zuppi. Il riferimento continuo, nel discorso del porporato, è proprio Francesco e la sua capacità di «progettare e iniziare a vivere un mondo fraterno, disarmato, dove c’è spazio per ognuno, a cominciare dai più poveri e fragili», in un mondo «che era e che è segnato da lupi». Nella tempesta della pandemia «abbiamo sperimentato tanto buio, inatteso e prolungato», ha affermato il presidente dei vescovi, ricordando la «memorabile preghiera» di Papa Francesco in una piazza San Pietro deserta: «Da settimane sembra che sia scesa la sera».

L’esortazione del porporato è a non dimenticare. Anzi, «raccogliamo oggi il testamento affidatoci da chi non c’è più per colpa del Covid – ha detto -. Alcuni dei loro nomi li deporremo accanto a questa lampada. Li abbiamo raccolti proprio sapendo quanta amarezza e sconforto ha generato non poter essere vicini a loro nell’ultimo tratto della vita. Ricordiamo tutti coloro i cui nomi portiamo nei nostri cuori e li affidiamo all’amore di Dio, perché siano nella luce dell’amore che non finisce». L’auspicio è che il Covid «non sia stato l’ennesimo grave evento storico da cui non siamo stati capaci di imparare». Quindi l’omaggio a quanti, «in quella notte terribile», hanno acceso «tante luci, tutte, consapevolmente o meno, riflesso di un amore più grande. Luci che il personale sanitario, gli infermieri, i volontari, hanno acceso con i piccoli grandi gesti di umanità: consolando lacrime, stringendo mani, dando sicurezza, anche solo una carezza o uno sguardo». E con loro quanti «delle forze dell’ordine, dei farmacisti, operatori di carità hanno perso la vita per motivo del servizio, continuando ad aiutare nell’emergenza».

Oggi, ha continuato Zuppi, «siamo nella casa di san Francesco, Patrono dell’Italia, a ricordare, a ringraziare ma anche a scegliere perché non vogliamo dimenticare velocemente le lezioni della storia e per questo vogliamo cambiare, scegliere. Voglia il Cielo che alla fine non ci siano più “gli altri” ma solo un “noi”. Le difficoltà non sono affatto finite. Lo vediamo drammaticamente nel mondo e nel nostro Paese. Se ne esce solo insieme», il monito. Il Poverello allora «sostenga, in un momento così decisivo, l’amore politico e di servizio alla casa comune, perché nella necessaria diversità tutti concorrano all’interesse nazionale, indispensabile per rafforzare le istituzioni senza le quali nessun piano può essere realizzato e per affrontare delle sfide così grandi», la prima invocazione del cardinale. E ancora, allargando lo sguardo: «Il nostro Patrono, uomo universale, aiuti l’Europa a essere all’altezza della tradizione che l’ha creata e il mondo intero a non rassegnarsi di fronte alla guerra. Lui, amico di tutti, ci aiuti a sconfiggere ogni logica speculativa, piccola o grande, anonima e disumana: la speculazione è sempre una forma di sciacallaggio che aumenta le ingiustizie e crea tanta povertà, e mi sembra che non manchi».

La sintesi è in due parole: «Fratelli tutti». Cominciando «dai più fragili, come gli anziani, che sono una risorsa e non un peso. Fratelli tutti che guardano al futuro, che lo desiderano per gli altri lottando contro il precariato dei giovani, dando loro fiducia e sicurezza perché possano dimostrare le loro capacità senza paternalismi insopportabili. Futuro che chiede rispetto dell’unica casa, dell’ambiente, perché possiamo continuare a cantare la bellezza del creato. Curiamo le ferite profonde nascoste nelle pieghe della psiche – il monito – con la competenza professionale ma anche tessendo comunità e fraternità che donano sicurezza e fanno sentire protetti e amati. Viviamo la benedizione che sempre è la vita, la sua bellezza perché sia anche appassionante trasmetterla e donarla, garantendo la grandezza della maternità».

Nella conclusione, ancora uno sguardo all’oggi dell’Europa. «Con San Francesco crediamo che il lupo terribile della guerra sia addomesticato e facciamo nostro l’accorato appello di Papa Francesco indirizzato certo ai due presidenti coinvolti direttamente – un aggressore e un aggredito – ma anche a quanti possono aiutare a trovare la via del dialogo e le garanzie di una pace giusta», ha affermato Zuppi, aggiungendo: «Come San Francesco tutti possiamo essere artigiani di pace».

4 ottobre 2022