8 marzo, Unhcr: donne e ragazze il 51% delle persone in fuga nel mondo

Nella Giornata delle donne, l’Agenzia Onu per i rifugiati “legge” il fenomeno al femminile. «Necessari maggiori investimenti contro violenze e disuguaglianze»

Dei 114 milioni di persone costrette alla fuga nel mondo a causa di conflitti, violenze, persecuzioni – «numero destinato a crescere quest’anno fino a oltre 130 milioni se non si invertirà il trend negativo delle crescenti crisi internazionali» -, il 51% sono donne e ragazze. Lo rende noto l’Unhcr, l’Agenzia Onu per i rifugiati, nella Giornata internazionale delle donne, che si celebra oggi, 8 marzo. La stima è che tra queste, 1 su 5 subisca violenza sessuale nel suo percorso di fuga in cerca di un futuro dignitoso.

«Le donne costrette alla fuga spesso subiscono violenza sessuale e si trovano di fronte a barriere insormontabili, quali  la disuguaglianza di genere e altre forme di discriminazione che non fanno altro che aggravare la già difficile condizione in cui vivono – afferma Chiara Cardoletti, rappresentante Unhcr per l’Italia, la Santa Sede e San Marino -. È necessario fare molto più per garantire protezione alle donne rifugiate e apolidi e l’accesso ai servizi di base. Occorre inoltre rafforzare i  percorsi di inclusione sociale, compresa la garanzia di un accesso alla prevenzione e risposta alle violenze di genere, nonché alla salute sessuale e riproduttiva».

L’aggravarsi delle crisi umanitarie colpisce sempre più donne e bambini, osservano dall’Unhcr, mentre i fondi per fronteggiare le emergenze umanitarie sono sempre meno rispetto ai bisogni. In Ciad, il 90% dei rifugiati che scappano dal conflitto in Sudan sono donne e bambini; il 77% tra le donne arrivate, è sola con i figli. Tuttavia, a oggi solo il 4% dei fondi necessari è stato finanziato. Nel nord del Mozambico, fra le migliaia di persone in fuga dagli scontri e dalle violenze verso il sud del Paese, quasi il 90% sono donne, molte delle quali incinte, mentre solo il 17% dei fondi necessari è stato finanziato.

Anche la maggior parte delle donne e ragazze che arrivano in Italia via mare ha subito o subisce violenza sessuale. «Nel 2023 sono oltre 157mila i rifugiati e i migranti arrivati via mare in Italia. Fra questi, il 10% sono donne, la cui maggioranza subisce violenza sessuale, con un allarmante incremento di situazioni di gravidanza frutto di abusi durante la fuga. Le donne che cercano supporto nei Centri Anti-Violenza vengono principalmente dalla Costa d’Avorio, Nigeria, Tunisia e Guinea Conakry. I casi di violenze riportati sono principalmente i matrimoni forzati, la violenza sessuale, le mutilazioni genitali, l’aborto forzato e i crimini d’onore», sottolineano dall’Unhcr. Il Sistema italiano è equipaggiato con un sistema di prevenzione e supporto in linea con gli standard internazionali. «Tuttavia, ci sono ancora gap significativi tra l’aspetto legislativo e la sua implementazione, in particolare la mancanza di procedure operative per l’identificazione e la risposta alla violenza di genere a livello nazionale».

L’Unhcr raccomanda fortemente ai governi «che vengano implementate le misure necessarie per garantire che le questioni di genere restino centrali nelle loro politiche. Sostenere le donne rifugiate e il loro accesso ai servizi di protezione resta un imperativo imprescindibile anche per rafforzare le comunità ospitanti e promuoverne lo sviluppo», rilevano. Ancora, l’Agenzia Onu esorta i governi «a proteggere e garantire  i diritti delle donne e delle ragazze costrette alla fuga e apolidi con il sostegno ai programmi umanitari per l’eliminazione della disuguaglianza di genere, compresa la violenza di genere, e anche l’ampliamento dei programmi di istruzione e professionali e di autosufficienza, favorendo il coinvolgimento e la leadership delle donne e delle ragazze nelle decisioni che hanno un impatto sulle loro vite, sulle famiglie e le comunità».

8 marzo 2024