C’erano i ragazzi della scuola media Sinopoli questa mattina alla Stazione Tiburtina, a ricordare quel 16 ottobre di 76 anni fa quando, nel 1943, oltre mille ebrei romani partirono proprio da lì, su vagoni carichi di uomini, donne e bambini. Avrebbero fatto ritorno soltanto in 16. «Se siamo qui oggi a ricordare – ha detto loro la presidente della Comunità ebraica di Roma Ruth Dureghello -, lo facciamo perché il nostro impegno e la nostra forza sono per ribadire che quello che è stato non deve più succedere». Il riferimento è al rastrellamento degli ebrei della Capitale, che i ragazzi della scuola Sinopoli hanno raccontato attraverso la musica e il canto.

«Non deve più succedere – le parole di Dureghello – che un coetaneo venga cacciato dalla classe perché ha il colore della pelle differente o gli occhi che non piacciono all’insegnante. Non deve più succedere che una famiglia venga cacciata via dalla propria abitazione perché non considerata degna come gli altri. Non deve più succedere che le porte delle nostre case si chiudano quando qualcuno vuole essere accolto perché ha bisogno. È per questo che ringrazio il II municipio, la preside e l’Istituto Sinopoli, perché solo attraverso la scuola possiamo continuare a trasmettere questo messaggio: vogliamo continuare a essere ebrei, vogliamo continuare a essere italiani, vogliamo continuare a essere amici, a stare insieme».

Nel messaggio della presidente della Comunità ebraica di Roma, il ricordo di qualcuno che, «in questo luogo di grande sofferenza», si è girato dall’altra parte ma anche di quelli «come i ferrovieri», che «hanno permesso ad alcune persone di salvarsi». Questo, ha concluso Dureghello, «è quello che vogliamo continuare a trasmettere e a ricordare, perché questo solo permetterà di vivere in un mondo migliore, più felice e più sereno».

16 ottobre 2019