70° della Liberazione, i cattolici e la resistenza

Ricordati, nel corso del convegno nazionale delle presidenze diocesane di Azione cattolica, dal 24 al 26 aprile, 5 partigiani «ribelli per amore»

Ricordati, nel corso del convegno nazionale delle presidenze diocesane di Azione cattolica, dal 24 al 26 aprile, 5 partigiani «ribelli per amore»

«I miei sette figli… vorrei vederli prima di morire… tuttavia, accetta, o Signore, anche questo sacrificio e custodiscili tu, insieme a mia moglie, ai miei genitori, a tutti i mie cari… Dichiaro di morire nella più pura fede cattolica apostolica romana e nella piena sottomissione alla volontà di Dio, offrendo la mia vita in olocausto per la mia diocesi, per l’Azione cattolica, per il Papa e per il ritorno della pace nel mondo». In queste parole, scritte poco prima di morire nel dicembre 1944 nel campo di concentramento di Fossoli, dove era stato deportato per aver salvato oltre 100 ebrei, c’è tutto il testamento spirituale di Odoardo Focherini. Nato nel 1907, formatosi in Ac a Carpi, amministratore del giornale cattolica “L’Avvenire d’Italia”, è uno dei «ribelli per amore» e martiri per la libertà dei quali si è parlato sabato 25 aprile durante il convegno nazionale delle presidenze diocesane di Azione Cattolica, alla Domus Pacis.

Con i testi e un video curati da Paolo Trionfini, direttore dell’Istituto Paolo VI per la storia dell’Ac e del movimento cattolico, sono emerse, fra le tante possibili, cinque testimonianze di “resistenti”: partigiani cattolici di cui l’associazione ha voluto fare memoria, nel 70° anniversario della Liberazione. Tra questi, don Aldo Mei, nato nel 1912, sacerdote della diocesi di Lucca, che dette asilo a renitenti alla leva fascista e a perseguitati politici e nascose ebrei. Il 2 agosto 1944 fu arrestato, nel corso di un rastrellamento tedesco, subito dopo aver celebrato la Messa nella chiesa di Fiano, e fucilato dopo aver subito torture. «Ho amato come mi è stato possibile – le parole che ha lasciato -. Condanna a morte – 1° per aver protetto e nascosto un giovane di cui volevo salva l’anima; 2° per aver amministrato i sacramenti ai partigiani, e cioè aver fatto il prete. Il terzo motivo non è nobile come i precedenti – aver nascosto la radio. Muoio travolto dalla tenebrosa bufera dell’odio, io che non ho voluto vivere che per l’amore. Muoio pregando per coloro stessi che mi uccidono».

27 aprile 2015