7 anni senza padre Dall’Oglio. La richiesta della verità

La conferenza stampa nella sede della Federazione nazionale stampa italiana. Ripamonti (Centro Astalli): «La storia di Paolo intrecciata a quella della Siria»

Sette anni senza avere alcuna notizia di padre Paolo Dall’Oglio. Ottantaquattro mesi in cui la richiesta di familiari e amici resta sempre la stessa ossia squarciare la coltre di silenzio e portare alla luce la verità sul sequestro del gesuita romano fondatore del monastero siriano di Mar Musa, scomparso a Raqqa, in Siria, il 29 luglio 2013, dopo essere entrato nella sede dell’Isis. Il suo instancabile impegno nel dialogo interreligioso con il mondo islamico è stato ricordato questa mattina, 29 luglio, nel corso di una conferenza stampa nella sede della Federazione nazionale stampa italiana, durante la quale da più parti è stato lanciato un appello al governo affinché venga attivato qualsiasi canale per conoscere la realtà di quanto accaduto.

Cecilia, Francesca e Immacolata Dall'Oglio , Conferenza stampa nella sede FNSI a 7 anni dalla scomparsa di padre Dall'Oglio, 29 luglio 2020
Cecilia, Francesca e Immacolata Dall’Oglio

Le sorelle Francesca, Immacolata e Cecilia hanno confidato di non aver mai perso la speranza che padre Paolo possa essere ancora vivo. Si affidano «alla provvidenza», rimettono insieme i pezzi di un puzzle con le tante voci che si sono rincorse in questi anni, continuano a mantenere alta l’attenzione sulla storia del fratello, perché parlare di lui significa mantenere i riflettori accesi sulle vicende di tutti gli uomini e le donne scomparsi in Siria e su un Paese drammaticamente piegato dalla guerra da oltre nove anni. Per padre Camillo Ripamonti, presidente del Centro Astalli, non si può parlare di padre Dall’Oglio senza ricordare la storia del popolo siriano. «Due vicende strettamente legate – ha detto – e ricordare Paolo significa ricordare il dramma in cui si è immerso per il “suo” popolo». A tal proposito Augusto D’Angelo, della Comunità di Sant’Egidio, ha ricordato che i due terzi delle persone giunte in Italia con il progetto Corridoi umanitari sono fuggite dalla guerra in Siria.

A fare gli onori di casa, il presidente e il segretario della Fnsi, Giuseppe Giulietti e Raffaele Lorusso, i quali hanno parlato non solo del sacerdote che con la propria vita ha testimoniato il Vangelo ai «fratelli» musulmani ma anche del padre Paolo giornalista sempre alla ricerca della verità, un uomo che ha sempre scavato nelle storie con l’unico intento di divulgare temi spesso trascurati. Il presidente del Parlamento europeo David Sassoli, in un video messaggio, si è invece soffermato sull’uomo «di preghiera, capace di leggere la contemporaneità e con una fiducia illimitata negli uomini».

Nel suo ministero sacerdotale la costante ricerca del dialogo islamo-cristiano e la testimonianza di amore per il prossimo hanno portato padre Dall’Oglio a essere uno dei sacerdoti più amati dai siriani, che grazie al suo esempio «sono innamorati di Gesù e credenti nell’Islam», come ha affermato Asmae Dachan giornalista e scrittrice italo siriana. L’imam Nader Akkad, invece, soffermandosi sul desiderio di padre Dall’Oglio di costruire ponti di pace, ha confessato di aver pensato a padre Paolo il 4 febbraio 2019 e di aver immaginato la sua mano che firmava idealmente il “Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune”, siglato ad Abu Dhabi da Papa Francesco e dal grande imam di Al-Azhar.

Probabilmente con il suo sequestro i rapitori hanno tentato di «soffocare questo dialogo con l’altro», come ha specificato il prefetto per le Comunicazioni della Santa Sede Paolo Ruffini. «Chi ci ha sottratto temporaneamente la presenza fisica di padre Paolo – ha aggiunto – vorrebbe farci precipitare in una spirale di odio e in un meccanismo amico-nemico». Il presidente della Fondazione Ratzinger padre Federico Lombardi, amico e confratello di Dall’Oglio, in questi sette anni è stato in prima fila per cercare la verità sul sequestro. Ha parlato di una «presenza viva» che ancora oggi «ispira» tante persone insegnando le basi per avviare un dialogo tra cattolici e musulmani.

Andrea Monda, direttore dell’Osservatore Romano, ha invece osservato che la biografia di padre Paolo «genera incontro». Non ha conosciuto personalmente il sacerdote ma dai suoi scritti e dai racconti di amici e familiari si sente comunque «parte di una storia che apre al dialogo». L’incontro è stato moderato dal fondatore dell’Associazione giornalisti amici di padre Dall’Oglio, Riccardo Cristiano, autore di “Dall’Oglio, il sequestro che non deve finire” in libreria in queste settimane. Ha ricordato la recente fossa comune ritrovata a Raqqa con almeno cento cadaveri e della quale i media si sono occupati poco. «L’Italia – ha detto – ha il compito di lavorare affinché si avvii un processo di identificazione di tutte le vittime perché la storia di Paolo potrebbe o no essersi conclusa in quella fossa».

29 luglio 2020