50 nuovi catecumeni accolti nella Chiesa di Roma

La celebrazione per l’iscrizione del nome a San Giovanni in Laterano con De Donatis. Due le testimonianze riferite, di un 21enne cinese e una 23enne romana

Sabato pomeriggio, 17 febbraio, il cardinale vicario Angelo De Donatis, presiedendo nella basilica di San Giovanni in Laterano il rito dell’elezione e dell’iscrizione del nome, ha accolto nella Chiesa di Roma i 50 catecumeni che saranno battezzati nella notte di Pasqua. Guardando alla radice etimologica del termine “eletto”, il porporato ha ricordato che «il catecumeno è colui che fa eco dentro di sé alla Parola di Dio, la fa maturare e la porta a buon frutto» dopo «essere stato chiamato e scelto da Dio»; infatti seppure «al nostro orecchio il termine “elezione” ha un valore reverenziale, vuol dire invece essere chiamati», ha sottolineato De Donatis, ribadendo ai catecumeni che «il vostro desiderio di diventare cristiani è preceduto da una chiamata che si è manifestata in modo diverso per ognuno di voi: per qualcuno con un incontro con una persona particolare, per altri con un’intuizione improvvisa, per altri è stato invece un desiderio a lungo maturato».

Prendendo poi in esame la Parola del giorno, quella della prima domenica di Quaresima, il cardinale ha messo in luce come il racconto della prima lettura che rimanda al patto con Noè non tratta semplicemente di «Dio che si è arrabbiato ma è molto più profondo e ci dice di quando Dio ha avuto la tentazione di distruggere tutto, come se avesse perso la speranza»; infatti «la tentazione non è il peccato ma la conferma che siamo liberi di fare» e Dio a motivo di «un uomo buono» sceglie di «ricominciare e stabilisce una alleanza» laddove questa «è una parola-chiave che non c’era nel racconto della Creazione ma è invece presente qui» dato che equivale a «tornare a sperare e a credere che il male non può avere l’ultima parola», come fa Dio in funzione di Noè. Ancora, l’invito a credere che «non siamo un errore e che Dio ha sempre fiducia in noi e ci guarda con speranza» affinché «tiriamo fuori il meglio di noi», ha detto De Donatis.

La tentazione ha interessato anche Gesù nei 40 giorni trascorsi nel deserto, come narrato nel Vangelo, a dimostrazione del fatto che «tutte le cose buone vengono sottoposte alla prova – ha spiegato il porporato -. Ciascuno di noi è stato messo alla prova per un dolore, una sofferenza di cui facciamo fatica a capire il senso» ma tale prova è necessaria «affinché il bene trionfi e essere discepoli di Gesù vuol dire raccogliere una forza di bene e fare alleanza con la nostra realtà e con quella degli altri senza mai perdere la speranza che qualcosa di buono può venire», sono ancora le parole di De Donatis.

A presentare gli aspiranti al battesimo, leggendo anche le testimonianze di due di loro, sono stati don Andrea Cavallini e suor Rosaria Carpentieri, rispettivamente direttore dell’Ufficio catechistico diocesano e referente dell’Ufficio per il catecumenato della diocesi di Roma. Il primo ha prestato la voce al racconto di un giovane di origine cinese di 21 anni che vive a Roma da 3 per motivi di studio e che ha scelto per sé come nome cristiano quello di Raffaele; la seconda ha invece riferito la storia di una 23enne romana che, lasciata libera dalla famiglia di scegliere una volta sufficientemente matura se ricevere i sacramenti dell’iniziazione cristiana, ha scoperto nella comunità cristiana una seconda famiglia.

Dopo la presentazionei catecumeni hanno manifestato pubblicamente il desiderio di entrare a far parte della Chiesa e la comunità li ha accolti affidandoli ai padrini e alle madrine, garanti del loro cammino di fede. Terminato il rito dell’elezione mediante l’imposizione delle mani del cardinale De Donatis, gli eletti sono stati congedati, non potendo ancora partecipare pienamente all’Eucaristia, e si sono recati in una cappella adiacente per una catechesi e l’iscrizione ufficiale dei loro nomi nel registro dei catecumeni che si conserva in cattedrale.

19 febbraio 2024