50 migranti morti in mare, Centro Astalli: «Scorta mediatica contro l’indifferenza»

Il naufragio il 3 maggio davanti alle coste della Libia. «È uno dei mali del nostro tempo, che sempre più spesso passa sotto silenzio, nel disinteresse generale»

La notizia è arrivata ieri, 3 maggio, in tarda mattinata: 50 migranti sono morti nel naufragio della loro imbarcazione al largo della Libia, davanti alla costa della città di al Zawiya. Poco prima, l’Oim aveva riferito che almeno 11 persone erano morte dopo che il gommone su cui viaggiavano era affondato. A bordo c’erano 24 migranti; la Guardia costiera libica ne ha riportati indietro 12.

Davanti a queste notizie, il Centro Astalli esprime «cordoglio per le vittime e profondo dolore per le famiglie a cui viene negato persino di piangere e dare degna sepoltura ai loro cari». Nelle parole del presidente padre Camillo Ripamonti, «è uno dei mali del nostro tempo che sempre più spesso passa sotto silenzio e nel disinteresse generale. Una vergogna, come ci ha ricordato recentemente Papa Francesco, e per questo il Centro Astalli ritiene doveroso non smettere di dare notizia di ogni naufragio che avviene».

Padre Ripamonti lo ribadisce con forza: «Vogliamo essere una sorta di scorta mediatica che accenda una luce su ogni vittima di ogni naufragio nel Mediterraneo. È il nostro modo di farci voce dei tanti migranti che non hanno diritto di parola in Europa. Vogliamo ricordare e chiedere, per ciascuna delle vittime, un cambio radicale di politiche e visione, che rimetta l’Europa dei diritti e della libertà al centro di un mare che oggi stiamo lasciando a trafficanti che vendono a esseri umani disperati una speranza travestita da morte».

4 maggio 2021