«Questi tre giorni, che hanno visto la partecipazione di mille ragazzi, sono stati un esercizio di sinodalità e di democrazia, un’occasione per riflettere insieme sull’importanza della fede e su come l’esperienza dell’associazionismo possa rappresentare un valore aggiunto per vivere la propria relazione con Cristo». È il commento di Luca Marcelli, responsabile nazionale dell’Azione cattolica dei ragazzi (Acr) al termine di “Light up. Ragazzi in sinodo”, l’iniziativa nazionale promossa dall’Acr per celebrare i suoi primi 50 anni, dal 31 ottobre al 2 novembre. «Con oggi non si spengono però le luci – ha precisato -, anzi è ancora più forte l’assunzione di impegno di Acr accanto ai più piccoli. Usciamo infatti da questa festa con un documento sinodale proposto ed elaborato dai ragazzi, che indica la strada che vogliamo percorre e sulla quale siamo già in cammino».

In tutto, 15 emendamenti che guadano «alla salvaguardia del Creato, all’utilizzo dei social come strumento per creare reti, ponti, alla gioia dello stare insieme e condividere la propria esperienza di fede, all’incontro come opportunità per scambiarsi buone pratiche di impegno sociale, per essere testimoni del Signore dentro la Chiesa e nel mondo», ha spiegato Marcelli. La vera «scommessa» dell’Acr, gli ha fatto eco l’assistente nazionale don Marco ghiazza, è «pensare che i bambini e i ragazzi abbiano una sensibilità religiosa. In questo senso il lavoro degli educatori diventa di accompagnamento alla sua scoperta e non di convincimento».

Don Ghiazza, nel descrivere come i più piccoli percepiscono la fede, si è soffermato sul loro bisogno di trasformarla in qualcosa di concreto, di non riservarla solo ad alcuni luoghi ma di portarla nelle piazze, nei campi sportivi, a scuola. «Credo che siano essenzialmente due le sue caratteristiche – ha affermato -: la prima forse più intima, in cui il Signore è loro vicino e li aiuta a ritrovare il sorriso e a ridarlo anche ai loro coetanei. I ragazzi hanno infatti un’attenzione spontanea verso il prossimo che colpisce e di rado si trova negli adulti. La seconda – ha proseguito – rimanda invece alla dimensione della comunità. Cioè alla vita di gruppo che è concretamente un’esperienza di Chiesa, di carità e di servizio agli altri, a loro misura». L’augurio del sacerdote allora è «che l’Acr continui, attraverso la sua proposta, a portare alla Chiesa lo sguardo originale dei ragazzi, che saranno gli adulti del futuro».

4 novembre 2019